«Questa serie pone una nuova luce sulla Sicilia»
Màkari è frutto di una nuova produzione Rai Fiction con Palomar. Questa serie tv è tratta da “Quattro indagini a Màkari” di Gaetano Savatteri (nato a Milano da genitori originari di Racalmuto, a 12anni è tornato con la famiglia in Sicilia), «le prime storie dell’irresistibile coppia di investigatori dilettanti siciliani Saverio Lamanna e Peppe Piccionello, nati e cresciuti nei racconti gialli inclusi nelle antologie a tema e riproposti in questa raccolta in occasione dell’imminente debutto in tv che li vedrà protagonisti su Rai1 di una nuova serie con Claudio Gioè diretta da Michele Soavi.
Accompagnata dalla musica della tipica, ininterrotta canzonatura (al lettore, ai personaggi e a se stesso autore), ogni pagina di Gaetano Savatteri è piena di persone e situazioni e di incontri che quanto più strani sono, tanto più appaiono quotidiani nella terra di Sicilia. Solo con molta discrezione la trama gialla vi scivola dentro, quasi per avvertire che lo scopo vero del raccontare è quello di disegnare dei tipi umani nella loro irripetibile originalità, e che se di essi si esalta il lato comico è per le ragioni di una generale tolleranza. E per antidoto – seguendo in chiave di farsa il monito di Sciascia – al veleno della retorica sulla Sicilia, fatta apposta per confondere mafia e antimafia, declamata per contaminare il presente con gli intrecciati affarismi di sempre.
Delitti di diversa caratura, truffe perlopiù stupide, morti tristi: su queste vicende indaga il trio centrale di tutti gli incroci: sono Saverio Lamanna principale protagonista e giornalista disoccupato, freddurista incallito; Peppe Piccionello in camicie hawaiane, con magliette dagli slogan paradossalmente sicilianisti, infradito e mutande; Suleima, cameriera ai tavoli, proveniente da Bassano del Grappa, dalla risposta pronta. Senza mai interrompere, mentre fanno i detective, il loro passo a tre farsesco, forse cercano, nei loro casi come nelle loro vite, quello che conta veramente, quando si strappa il velo comico che nasconde il dramma di ognuno» (dalla scheda sul sito della casa editrice Sellerio).
Dati questi presupposti, non si poteva ‘non approfittare’ nel dar vita a una serie che cavalca ed esalta proprio queste caratteristiche (colte già nel primo episodio visto in anteprima).
Màkari: conferenza stampa
La direttrice di Rai Fiction Maria Pia Ammirati: «Siamo di fronte a un nuovo personaggio a cui non faremo fatica ad affezionarci, il quale ci fornirà molti elementi per poterci fidelizzare. Saverio Lamanna alimenta questa linea gialla che caratterizza ogni puntata, però non siamo di fronte a un poliziotto, è un giornalista indagatore con un particolare fiuto che gli permette di arrivare a sciogliere i casi di cui ci si occuperà di puntata in puntata, quindi una linea gialla che però diventa subito melò e sentimentale.
Per una serie è importantissimo partire da una buona scrittura e questo è stato possibile grazie ai libri di Savatteri. Inoltre sarà protagonista anche la Sicilia, calda e meravigliosa».
Il produttore Carlo Degli Esposti: «Quando ho letto gli scritti di Savatteri non ho avuto dubbi che quel personaggio potesse essere adatto alla tv anche perché sono storie avvincenti e moderne. Abbiamo composto la serie con bravissimi attori, su un paesaggio che è fra i più belli del mondo. Durante la pandemia tutti avremmo sognato di abitare nella casa di Lamanna. Infine ringrazio il regista Michele Soavi che è riuscito a portare avanti la produzione in piena pandemia».
Il regista Michele Soavi: «È stato un salto in un genere nuovo perché ho cercato di coniugare il giallo con la commedia, con punte di melò e noir. La Sicilia è una terra molto aspra, calorica, quasi invadente, dopo un po’ ci si accorge dell’animo pulito, accogliente, sincero, forse perché si trova nella punta in cui si incrociano i mari. Si respira questo benessere. Per me il personaggio interpretato da Claudio Gioè è naufragato come un Don Chisciotte in balìa delle onde; si ritrova naufrago a tornare all’inizio, nella sua terra in cui incontrerà il suo Sancho. Grazie a questo villico, Saverio pian piano riscopre uno dei valori più antichi e importanti, quello dell’amicizia. Il personaggio femminile, affascinante e complicato, l’ho dipinto come una Venere, però della porta accanto. Tra i due si stabilirà una relazione molto interessante e piena di sorprese. Non si possono trascurare il ruolo incarnato dal grande Tuccio Musumeci, il padre del protagonista, il quale anche se il figlio è oltre che quarantenne, continua ad essere molto premuroso e quello di Antonella Attili, la proprietaria del ristorante».
Una chicca, Ignazio Boschetto de “Il Volo”, ha scritto il testo della canzone originale che fa da sigla, interpretata dal gruppo. A lui la parola: «Questa canzone racconta la Sicilia – terra di santi e di stolti – vista dagli occhi di un venticinquenne, che l’ha vissuta attraverso i racconti e le immagini che vivo ogni estate, a San Vito Lo Capo. È un brano attaccato alle tradizioni. Adoro le serie come questa, che abbinano amore e giallo. Per noi è davvero un onore poter raccontare la mia Sicilia attraverso una fiction».
Gli fa eco Gianluca Ginoble: «Sono contento di aver partecipato alla sigla. Un giorno vorrei intraprendere il cammino dell’attore».
Tocca a Pietro Barone concludere l’intervento dei componenti de “Il Volo”: «Sentire la nostra canzone ogni volta negli spot promozionali ci fa emozionare».
L’autore Gaetano Savatteri: «Mi fa piacere che la Sicilia torni ad essere presente nel nostro immaginario collettivo. Spero che questo personaggio sia benaugurante per una ripartenza, per una rinascita, che si possa realizzare il sogno di andare in posti come questi nei prossimi mesi e ricominciare ad abbracciarci. Suleima con il suo intuito femminile da una parte decostruisce le certezze di Lamanna, ma al contempo gli fornisce elementi utilissimi per un’indagine di curiosità sociale e psicologica che lui sviluppa. Una donna spesso ha delle capacità di gran lunga superiori a quelle di un uomo».
Uno degli sceneggiatori Francesco Bruni (insieme a Salvatore De Mola, Leonardo Marini – già occupatisi de Il commissario Montalbano – e la new entry nella squadra Attilio Caselli): «Superata l’incertezza di tornare a fare dei gialli ambientati in Sicilia, ci ha stimolato un po’ anche la curiosità di vedere Michele Soavi impegnato nei toni di commedia. Ci ha conquistato la pagina di Gaetano Savatteri, in particolare l’humor che, per certi versi, ha anche poco di italiano. È una serie che dà molto più spazio alla commedia rispetto a Montalbano e dove i personaggi secondari, interpretati da bravissimi attori, hanno fatto rendere la pagina al meglio».
Le domande dei giornalisti
D: Spesso ha interpretato commissari o un agente sotto copertura…
Claudio Gioè: «Mentre per gli altri personaggi davo vita a un investigatore per lavoro, in questo caso si tratta di un’indagine culturale e su sé stessi. È un fustigatore dei luoghi comuni relativi alla Sicilia. Savatteri ha raccontato una Sicilia contemporanea che cerca di affrancarsi dai cliché – questione principale del Mezzogiorno d’Italia che cerca una propria identità e un proprio futuro, senza il quale quello del Paese non credo sia possibile. Savatteri riesce a trovare anche i colpevoli che fanno un po’ rallentare questo progresso. L’indagine è un po’ una scusa per guardare alla Sicilia e mettersi allo specchio. Questa serie pone una nuova luce sulla Sicilia e Lamanna è un po’ un traghettatore in questo senso. Questo personaggio è veramente un invito a nozze per qualsiasi attore se teniamo conto delle tante sfaccettature: ironico, divertente, pieno di sfaccettature, con un aspetto sentimentale, drammatico. Insomma per me è stato una favola interpretarlo, avvertendolo molto in sintonia con le mie corde. In più, con me ha in comune il fatto di essere palermitano, di aver vissuto a Roma e di essere tornato – da poco – in Sicilia».
D: Per Ester Pantano: si tratta di una donna diversa da quelle a cui hai dato vita fino ad oggi…
Ester Pantano: «Effettivamente è così: Suleima è una giovane donna che tiene testa agli uomini con tanta ironia. Non è una ‘femme fatale’ che usa il proprio corpo per primeggiare, c’è molta testa e molto dialogo. Mi sono ritrovata nell’affrontare il rapporto con l’altro sesso allo stesso modo di come lo affronto anche io, non con avvenenza e basta, ma anche con reciproco scambio e molto gioco che mi ha aiutato a divertirmi in questo lavoro».
D: Per Domenico Centamore: chi è Peppe Piccionello? Ce ne parli vista l’importanza anche del rapporto con Lamanna…
Domenico Centamore: «L’ho amato da subito, rappresenta la sicilianità, il rapporto del siciliano con l’amicizia, la parentela, esemplifica il modo di vivere siciliano in tutto. Infatti si scontra sempre con Saverio, un siciliano scappato dalla Sicilia per poi tornarci e, quindi, non apprezza tutto della sua regione d’origine. Piccionello invece ci crede fino in fondo. Ci tengo, però, a specificare che nella sua sicilianità è anche moderno e libero – basti pensare al suo modo di vestire. In Sicilia essere liberi è una bella vittoria».
D: Tuccio Musumeci ci racconta di questo padre?
Tuccio Musumeci: «È un padre rimasto vedovo e solo; quando Saverio si ripresenta riversa su di lui tutto il bene che ha. Rinuncia a tutto per lui. Forse è stato un po’ – camorriuso -, come diciamo noi in Sicilia, cioè assillante, ma lo ha amato e ama tanto».
D: Quanto è stato difficile girare con le restrizioni dovute al covid?
M. Soavi: «Tanto, eravamo in pieno lockdown. Sul set si sono verificati anche due falsi positivi. Il lavoro più complesso è stato gestire le comparse e i generici, che venivano sempre tamponati, ma non potevamo averli in un numero eccessivamente elevato. A volte siamo stati ‘costretti’ ad usare alcuni effetti visuali per aumentare il numero».
D: Per C. Gioè: qui sei un giornalista, in passato hai dato vita a Mario Francese: che tipo di responsabilità senti nei confronti delle persone che hanno bisogno di avere voce e cercano di farlo con atti dimostrativi (pensiamo a ciò che accade nel primo episodio, ma che non vi riveliamo, nda)?
C. Gioè: «Il nostro grosso gap di questo Paese è la mancanza di intellettuali che sappiano raccontare, anche attraverso la letteratura e la corona, l’Italia contemporanea, le difficoltà e lo sradicamento socio-culturale che sta avvenendo ormai da trenta/quarant’anni. Questa è una grave mancanza che la letteratura di genere, oggi, cerca in qualche modo di arginare attraverso una ‘maschera’ del noir e del giallo, in questo caso, si vuole porre l’accento anche sulle drammatiche vicende della nostra attualità economica e sociale. In questo senso la serie Màkari, a differenza di altre ambientate in luoghi inventati, fa i conti con le difficoltà che il Mezzogiorno e la Sicilia si trovano ad affrontare adesso ed è anche questo un valore aggiunto di questo progetto: lo sguardo sulla Sicilia contemporanea e, di riflesso, come metafora pure sul nostro Paese».
La serie è composta da quattro puntate, le prime due sono in programmazione lunedì 15 e martedì 16 marzo 2021, h 21.25 in prima visione su Rai1.
Maria Lucia Tangorra