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Macbeth Neo Film Opera

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VOTO: 4

Macbeth in versione 3.0

William Shakespeare, o chi si celava dietro codesto nome/personaggio, è stato uno dei massimi screenwriters; anzi, probabilmente il migliore di tutti. Drammaturgo limpido nel narrare e allo stesso tempo stratificato nei significati, i suoi testi teatrali sono stati delle perfette sceneggiature ante-litteram. Tutta la messinscena, che si attuava sulle disadorne tavole del palcoscenico, veniva descritta e “appariva” al pubblico attraverso i dialoghi dei personaggi. Quindi, attingendo da queste opere vivamente “orali”, ogni rifacimento, teatrale e/o cinematografico, poteva essere ambientato in qualsiasi epoca E, a tutto ciò, bisogna aggiungere un altro aspetto importante, e cioè che le sue “sceneggiature” non sono coperte dai diritti d’autore, quindi ottimo materiale, di certificato successo, totalmente gratuito. Dopotutto, il Bardo fu un autore teatrale molto fecondo, scrivendo principalmente tragedie o commedie. Le sue opere più note sono Romeo e Giulietta, che ha avuto moltissime trasposizioni cinematografiche, e l’Amleto, altro testo sfruttato abbondantemente nel cinema, esplicitamente o come spunto per poi raccontare tutt’altro. Però, tra le diverse pièce che scrisse, una menzione speciale merita anche il Macbeth. Tragedia che gronda violenza e sangue, tra i differenti adattamenti su pellicola, almeno tre film meritano una menzione, e che confermano la plasmabilità di tali scritti. Nel 1948 ci fu il Macbeth low budget di Orson Welles, che accentuava l’aspetto barbaro dei personaggi, con una scenografia povera e aspra, e con un bianco e nero brutale. Akira Kurosawa, nel 1957, ne fece una versione personale, intitolandola Il trono di sangue (in originale Il castello di ragnatela), contaminandola con la mitologia giapponese, ma trattenendo nelle pieghe quella ferocia descritta da Shakespeare. Infine, nel 1972, Roman Polanski ne fece una turgida tragedia realista, ambientando la storia tra le plumbee terre scozzesi. A queste versioni, e alle tante altre non citate, si aggiunge quest’ultima trasposizione, Macbeth Neo Film Opera.

Presentato al 63º Taormina Film Fest, questo Macbeth è l’esordio nel “lungometraggio” (in verità dura meno di un’ora) del poliedrico Daniele Campea, già autore di alcuni videoclips, di cortometraggi e di installazioni video-artistiche. Il giovane autore è uno sperimentatore, e ama contaminare le sue opere con diversi linguaggi artistici. Tale percorso lo ha denominato Neo Film Opera, e il suo Macbeth si modella proprio su questa sua concezione. L’autore Campea, partendo dal sacro testo di Shakespeare, vuole aggiungere e mescolare altre espressioni artistiche connesse con tale tragedia, andando a comporre un sincretismo di teatro, cinema, musica e video arte. Immortalato con un bianco e nero molto contrastato, che rispecchia la scurissima tragedia (come fece già Orson Welles), la vicenda si svolge quasi tutta in spazi chiusi e asfissianti, che rimandano al teatro, e in particolar modo quasi mettendo in scena un nerissimo kammerspiel. Il regista si focalizza sui volti degli attori, gli unici che ricevano un poca di luce, ed esamina i loro paurosi e deliranti dialoghi. La manciata di scene in esterni, invece, sono riservate ai selvaggi ambienti naturali battuti dal vento, che marcano maggiormente i cupi atti che si stanno svolgendo. A queste angosciose scene, Campea vi aggiunge alcuni lacerti dell’opera lirica Macbeth musicata da Giuseppe Verdi, e la mixa con altra musica elettronica, che sottolinea gli aspetti bordeline dei personaggi. Per completare questa nuova (neo) versione, infine, Campea decide di far interpretare il ruolo di Macbeth a una donna, l’attrice Susanna Costaglione, per mettere in rilievo il profondo animo divistico/femminino del mascolino personaggio. Giunti al termine di Macbeth Neo Night Film Opera, video-teatro-operistico, si rimane alquanto delusi. In 50 minuti Daniele Campea ha voluto condensare tutti questi elementi eterogenei, che sulla carta possono affascinare, però a risultato finale fanno sembrare Macbeth Neo Film Opera solamente un’opera velleitaria. Si rimane affascinati dal bianco e nero di Federico Deidda; però si è storditi dalle interpretazioni teatralmente troppo “urlate”, e dalla persistente musica.

Roberto Baldassarre

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