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Ma Ma – Tutto andrà bene

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VOTO: 5

Gioie e dolori 

Quale prova può essere più dura, per una donna, di quella di dover affrontare una grave malattia, badando – allo stesso tempo – al suo bambino ed affrontando la recente separazione dal marito? Si tratta, ovviamente, di una situazione più che delicata, difficile da mettere in scena, soprattutto per quanto riguarda le mille emozioni ed i mille pensieri che passano per la mente della protagonista. E Julio Medem è sempre stato molto bravo a leggere nell’animo delle donne. È stato così con Lucia y el sexo ed è così per Ma Ma, il suo ultimo lungometraggio, prodotto ed interpretato da Penelope Cruz.
Magda è una giovane donna, non ancora quarantenne. Un giorno le viene diagnosticato un tumore al seno destro, fortunatamente curabile. Durante una partita di calcio in cui gioca suo figlio, la donna conosce Arturo, un talent scout del Real Madrid, il quale, a sua volta, da subito nota le grandi capacità del ragazzo. Arturo, però, si troverà ben presto ad affrontare un grave lutto, dal momento che sua figlia è stata investita da una macchina e sua moglie è in coma. Entrambi impegnati a combattere due dure battaglie, Magda ed Arturo legheranno fin da subito e tra i due nascerà presto l’amore. Tutto sembra andare per il meglio, in seguito anche alla guarigione di Magda – finché non verrà diagnosticato un altro tumore – questa volta al seno sinistro – che, ad un primo esame, sembra incurabile. L’inaspettata gravidanza della donna, però, darà a tutti una nuova forza per affrontare la vita.
Interessante il percorso interiore della protagonista, il quale si divide in due fasi ben distinte (come d’altronde suggerisce anche il titolo: Ma Ma). La prima Magda (Ma) prende coscienza di sé e di ciò che la fa star bene. La seconda Magda, invece, capisce cosa sia realmente importante nella vita – ossia la felicità dei propri cari e la possibilità di trascorrere più tempo possibile insieme a loro. In questa seconda fase, inoltre, la donna riceverà un dono speciale che, a sua volta, donerà alla sua famiglia, quasi come se la sua stessa vita avesse modo di continuare nel corpo della sua creatura.
Non ha paura Medem ad osare con la macchina da presa. Una fotografia fredda e quasi ipnotica allo stesso tempo – che dà l’idea che i personaggi stessi siano quasi sommersi in acqua (nel grembo materno) – e movimenti di macchina liberi da ogni convenzione che, tramite ribaltamenti della macchina da presa stessa e scavalcamenti di campo, rappresentano appieno lo stato d’animo della protagonista sono le vere, grandi peculiarità di questo suo ultimo lavoro, dal quale si evince che l’autore non ha paura di calcare la mano ed i suoi frequenti virtuosismi registici non risultano mai eccessivi o gratuiti.
Il vero problema del lungometraggio, però, è l’indugiare costante ed esagerato sull’aspetto melodrammatico della vicenda. Ciò avviene sia attraverso i dialoghi, sia attraverso precisi momenti. Si pensi – ad esempio – alla scena in cui, dopo essersi svegliata dal primo intervento, la protagonista sogna che Arturo vada a trovarla, regalandole un seno nuovo o a quando (con un risultato decisamente pacchiano) viene mostrato il cuore della protagonista che batte. Tutto questo, purtroppo, fa sì che il film assuma dei toni eccessivamente strappalacrime, addirittura stucchevoli. Ed è un peccato. Soprattutto perché – sia dal punto di vista dell’indagine introspettiva che dal punto di vista prettamente registico – le basi ci sono tutte.
Dopo la visione di Ma Ma – Tutto andrà bene, inoltre, viene immediatamente di pensare ad Haut les coeurs!, della recentemente scomparsa Solveig Anspach, la quale, in questo suo lavoro autobiografico, ha raccontato una storia per certi versi molto simile a quella messa in scena da Medem: una donna che scopre di essere malata e, allo stesso tempo, si trova ad affrontare una gravidanza. Ovviamente, nel lungometraggio della Anspach, sono stati evitati manierismi di ogni genere ed il risultato finale è di gran lunga migliore.
Che dire? Medem può rivelarsi – a seconda dei casi – una brutta o una piacevole sorpresa. Non ci resta che aspettare i suoi prossimi lavori, che certamente saranno diretti da una mano esperta, ma – si spera – saranno anche privi di imbarazzanti cadute di stile.

Marina Pavido

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