Alta tecnica
E’ un vero e proprio festival di colori, tecnologia e innovazione la nuova serie creata da Tim Miller e prodotta dal regista David Fincher. Love, Death & Robots è stata rilasciata da Netflix il 15 marzo 2019 ed è una delle serie destinate a far parlare di sé. Uno dei motivi, sta nella struttura della serie stessa; infatti è composta da diciotto episodi. Ogni singolo episodio però, è in realtà un cortometraggio animato che ha un tema differente, per ogni segmento, che varia tra lo sci-fi, l’amore, il futuro, l’azione, il dramma e tanti altri. Il bello della serie, è che ogni cortometraggio ha uno stile di animazione differente e alcuni hanno delle immagini curate veramente bene nei minimi particolari. Il cinema di animazione si sta espandendo a vista d’occhio, basti notare il successo avuto da Spiderman – Un nuovo universo (che però non ci ha particolarmente colpito). La tecnologia d’animazione ha raggiunto livelli non immaginabili e la serie si occupa proprio di dimostrare quali sono questi limiti a cui si sono spinti. Un progetto ambiziosissimo che ha visto una transizione temporale, tra la creazione e la messa in onda, di oltre un decennio. Tim Miller ha infatti dichiarato di aver avviato la produzione della serie nel lontano 2008. Accecato dal fascino del progetto, anche il noto regista statunitense David Fincher (già attivo su Netflix con Mindhunter) è entrato nel progetto in veste di produttore e finanziatore. I diciotto cortometraggi che compongono la prima stagione, hanno una durata variabile che oscilla tra i 7 minuti e i 18 minuti; si tratta di una serie spendibile in pochi giorni. In alcuni frangenti, i contenuti della serie sono piuttosto forti e contengono immagini erotiche o violente; per questo motivo la serie è stata proibita ai minori di diciotto anni.
Love, Death & Robots, si candida ad essere uno dei prodotti più innovativi lanciati dalla piattaforma streaming. Eccetto in un unico episodio, nel quale figurano i due attori Mary Elizabeth Winstead e Topher Grace, i restanti episodi non usufruiscono di attori né carne e ossa, né in motion capture. C’è solo un folto gruppo di doppiatori che si è occupato di dare ogni singola voce ad ogni singolo personaggio presente all’interno dei cortometraggi. Come sopracitato, i temi trattati nella serie sono tantissimi, e il modo in cui essi vengono raccontati e mostrati all’interno dei corti, risulta intelligente e ben predisposto. Non c’è molta filosofia in quest’opera, ma non mancano i colpi di scena che attireranno il pubblico concedendogli una piacevole visione. Un’altra cosa interessante riguardo ai corti, è che sono lavori prodotti da diversi studi di animazioni sparsi in tutto il mondo e non soltanto da studi di animazione e animatori americani o giapponesi. Love, Death & Robots, concede di verificare i progressi nell’animazione anche a paesi come il Canada, il Messico, la Russia, la Francia e anche un pizzico d’Italia. Uno degli animatori, nonché regista di uno degli episodi, è il connazionale fumettista e animatore Gabriele Pennacchioli. Vedere questa serie significa verificare lo stato dei progressi nel settore dell’animazione.
Per il momento non sembrano esserci notizie su un’eventuale seconda stagione, ma sul fatto che la serie susciterà ammirazione e curiosità possiamo metterci la mano sul fuoco. Un prodotto ben confezionato il cui successo non sta nella qualità del singolo episodio (come superficialmente potrebbe sembrare) ma nell’intero risultato finale.
Stefano Berardo