Un talento da coltivare
C’è un pizzico d’Italia in The Kindergarten Teacher ed è da quello che vogliamo partire per inoltrarci nell’analisi critica della pellicola in questione, distribuita nelle sale nostrane da Officine Ubu a partire dal 13 dicembre con il titolo Lontano da qui. A firmarla è, infatti, la cineasta e sceneggiatrice Sara Colangelo, qui alla prese con la sua seconda prova sulla lunga distanza dopo Little Accidents, anch’essa realizzata oltreoceano ad una distanza siderale dal suo paese d’origine. Insomma, l’ennesimo cervello in fuga da rimpiangere per una cinematografia, quella tricolore, alla quale il suo contributo artistico avrebbe fatto – e non poco – comodo alla causa visti i risultati ottenuti con un film meritevole di attenzioni che si è già tolto qualche bella soddisfazione nel circuito festivaliero internazionale, a cominciare dalla vittoria del premio per la miglior regia alla scorsa edizione del Sundance Film Festival. E non è un caso che l’opera seconda di Colangelo si sia aggiudicata proprio il suddetto riconoscimento, poiché è nel lavoro dietro la macchina da presa e nella direzioni degli attori che si possono rintracciare le cose migliori.
La cineasta ha diretto con mano ferma e sicura, con un approccio all’insegna dell’essenziale e del minimalismo, senza incertezze e con grande attenzione tanto la componente tecnica quanto quella recitativa. Di conseguenza, in ciò che è approdato sul grande schermo non poteva che spiccare la componente attoriale, fattore che a conti fatti rappresenta il vero motore portante di un’opera dove spicca la performance di una sempre all’altezza Maggie Gyllenhaal, alle prese con un personaggio scivoloso e complesso da gestire. La bravura dell’attrice newyorchese le ha permesso di impreziosire ulteriormente una figura ricchissima di sfumature, donando a lei e alla pellicola una grandissima umanità mista a delicatezza, anche quando il rischio di scivolare nella retorica e in emozioni artificiali era piuttosto elevato. La Gyllenhaal si cala corpo e voce nei panni di Lisa Spinelli, una maestra d’asilo di Staten Island, che frequenta un corso serale di poesia, sua grande passione, ma che a poco a poco la sta allontanando dai figli e dal marito. Un giorno Lisa rimane incantata dal talento innato di un allievo di cinque anni, Jimmy, capace di comporre con disinvoltura le poesie che lei ha sempre sognato di scrivere. Fermamente convinta di trovarsi al cospetto di un Mozart della letteratura, Lisa decide di coltivare il talento del bambino, trascurato dalla famiglia, e di proteggerlo dall’indifferenza della società, spingendosi però oltre i limiti della sua professione.
Alcuni di voi avranno riconosciuto nel plot e in gran parte delle dinamiche di Lontano da qui qualcosa di molto familiare; ed, infatti, il film altro non è che il remake a stelle e strisce del pluri-decorato Haganenet dell’israeliano Nadav Lapid. Salvo migliorie qua e là nella scrittura, soprattutto sul versante della scorrevolezza del racconto, il nuovo adattamento di una storia che per quanto concerne narrazione e drammaturgia aveva già nella matrice non pochi riferimenti e analogie con precedenti prodotti alle diverse latitudini, non brilla certo per originalità. Del resto, il tema dell’insegnante che scova un incredibile talento e si batte contro tutto e tutti per farlo germogliare non è nuovo sul piccolo quanto sul grande schermo. Le emozioni tuttavia non mancano, con più di un momento capace di catturare il cuore dello spettatore. Ed è lì che si trovano le altre pietre preziose di un’opera intensa e toccante.
Francesco Del Grosso