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Lo sport nazionale

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VOTO: 7

La trascendenza del controllo

Lo sport nazionale? A domanda retorica, risposta altrettanto retorica: il calcio. Fortunatamente però l’ironia sottesa al titolo – per l’appunto Lo sport nazionale – del riuscito cortometraggio diretto da Andrea Belcastro va ben oltre questa semplice associazione. Calcio sì, ma anche la possibilità di scommettere sulle partite di campionato. Con alte percentuali di perdere la somma di denaro messa in palio, trattandosi come ovvio di gioco prevalentemente d’azzardo aperto a fattori imponderabili.
In realtà il corto di Andrea Belcastro, sostenuto da un ritmo accattivante che nulla ha da invidiare in termini di linguaggio alle migliori commedie statunitensi di fine e nuovo millennio, non si limita affatto a mettere in guardia dalle insidie della cosiddetta ludopatia. Guarda avanti. Fornendo un ritratto solo in apparenza “simpatico” di quello spaccato di gioventù italica pronta a qualsiasi sotterfugio pur di sfuggire alla maturità ed alla annessa assunzione di responsabilità. Lo testimonia la paradigmatica figura del protagonista Alessio (interpretato dall’ottimo Alessandro Cosentini), il quale, a seguito di continue scommesse perse per un nonnulla, decide di puntare al bersaglio grosso di una partita sulla carta dal risultato scontato. E per questo millanterà con i genitori una richiesta di soldi per intraprendere una nuova attività e farsi così dare in prestito un’ingente cifra utile alla “famosa” puntata sicura.
Lasciamo agli spettatori del corto la sorpresa di quale partita (realmente giocata) si tratti – ovviamente tra le più incredibili degli ultimi anni, come esito finale – per ribadire come il corto di Andrea Belcastro appartenga ad una dimensione superiore rispetto alla maggioranza degli altri lavori sulla breve distanza. In poco più di diciassette minuti di durata il regista concentra voli pindarici, presunzione, inganno e sogni infranti. Quasi la parabola esistenziale completa di un qualsiasi giovane contemporaneo. Confezionando poi nel finale, dopo un inevitabile ritorno con i piedi piantati in terra dal sapore vagamente moralistico, un’altra beffa se possibile ancora più dolorosa della precedente, con il migliore amico del protagonista a pubblicare un romanzo incentrato proprio sulle vicissitudini di Alessio. Sotto mentite spoglie.
Durante la visione de Lo sport nazionale si sorride spesso, anche per merito di un cast ottimo ed in parte (tra gli altri Marzio Honorato e Daniela Giordano, nomi ben conosciuti per la loro bravura) ed un montaggio – sempre curato dal regista – effervescente, perfettamente in grado di dettare il ritmo alla narrazione. Eppure il sorriso si stempera in un ben delineato fondo d’amarezza, nel comprendere quanto le due dimensioni, futuro vagheggiato e realtà effettiva, siano distanti per i giovani d’oggi. I quali, non essendo spesso nella condizione di crearsi una solida posizione, fanno ricorso a scorciatoie capaci di condurre solamente ad ulteriori problemi, talvolta guai anche grossi. Il corto di Andrea Belcastro sceglie la chiave dell’ironia, come specificato in apertura di questo articolo; eppure la cronaca è piena di storie reali che hanno avuto una fine molto diversa, precipitando verso il dramma più assoluto.
Ed al tirar delle somme è proprio questo il pregio maggiore che può vantate Lo sport nazionale: quello di divertire e, allo stesso tempo, generare una riflessione affatto di poco conto su una gioventù contemporanea in buona parte abbandonata a se stessa.

Daniele De Angelis

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