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Lies We Tell

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VOTO: 8,5

Gotico irlandese

Giovedì 4 aprile, dopo i saluti dell’Ambasciata d’Irlanda alla Casa del Cinema, l’Irish Film Festa ha calato uno dei quattro assi di giornata sul tavolo, anzi, sullo schermo: Lies We Tell di Lisa Mulcahy. Trattasi di un brillante adattamento cinematografico del romanzo gotico Uncle Silas, opera di quel Joseph Sheridan Le Fanu che in tanti conosciamo per aver battuto il sentiero non così scontato del vampirismo al femminile, con Carmilla, ma di cui andrebbero recuperati evidentemente diversi altri racconti.
Del resto vi è una giovane inquieta anche al centro della traccia narrativa che Lisa Mulcay ha saputo poi interpretare visivamente con uno stile impeccabile, un sostanziale rispetto delle convenzioni di genere e volendo una certa modernità di sguardo, al momento di costruire quei rapporti di forza che appaiono tesi, crudeli, sia che la posizione della donna nella società costituisca il bersaglio sia che si sposti l’accento sulle differenze di classe. Il personaggio in questione è Maud, ragazza irlandese che alla morte del padre, nel 1864, ha ereditato assieme al maniero di famiglia una vera e propria fortuna; fortuna che già alla lettura delle disposizioni testamentarie sembrerebbe alimentare torbidi interessi sia nei tutori della gentildonna che in suo zio Silas, uomo dal passato ingombrante che però il fratello scelse a tempo debito per prendersi cura della solitaria, introspettiva Maud; un azzardo, da parte del defunto, che pare scaturire dall’antico senso di colpa nei confronti di quel consanguineo, allontanato dalla vita pubblica e famigliare per via di uno scandalo le cui reali responsabilità, nel corso della narrazione, diventeranno sempre meno ovvie. Non sbaglia nemmeno, a nostro avviso, chi si è lasciato suggestionare dalla figura di Maud, interpretata con un magnetismo e un’intensità parimenti apprezzabili da Agnes O’Casey, brunetta dallo sguardo assai penetrante e carico di mistero, al punto di riconoscervi alcuni tratti di un’altra fosca eroina del cinema contemporaneo: la comunque impareggiabile Bella Baxter aka Victoria Blessington alias Emma Stone di Povere creature!

Davvero magistrale, in ogni caso, la regia di Lisa Mulcahy, sia nel definire le prossemiche tra i protagonisti che nel valorizzare uno spazio sempre più opprimente, sinistro, claustrofobico, frammentato poi in una miriade di ambienti che sembrano pulsare ognuno di vita propria. Suggestiva e assai indovinata è intanto la scelta quale location dell’Ardgillan Castle, situato nella contea di Dublino. Sia la struttura in sé che il parco circostante sono stati sfruttati ottimamente per costruire atmosfere e generare tensione; una tensione che si taglia con il coltello dall’inizio alla fine, accresciuta peraltro dalla plumbea colonna sonora. Angoli di ripresa che sottendono spesso una minaccia fuori campo. Inquadrature leggermente grandangolari e quindi stranianti. Seguite magari, attraverso un montaggio secco, da totali della stessa stanza che ne esaltano ogni particolare, accompagnando così la trappola in fieri dello spregiudicato zio Silas e l’anelito verso la libertà della povera Maud, che acquisirà col tempo una determinazione tale da trasformare i propri orizzonti etici e caratteriali.
Ecco, la lezione di stile della brava cineasta irlandese non è mai fine a se stessa, ma aiuta a comprendere meglio la natura dei singoli personaggi: tutti ben definiti, tutti estremamente interessanti, anche quelli “minori” come ad esempio i domestici della ricca e malinconica casata. Il che a livello atmosferico, per quanto in Lies We Tell non compaia affatto l’elemento soprannaturale, ci ha suggerito persino qualche collegamento o semplice consonanza con The Others di Alejandro Amenabar, altro piccolo capolavoro parzialmente immerso in una cornice gotica, crepuscolare.

Stefano Coccia

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