Un distinto intellettuale
Conobbi Laurent Cantet qualche anno prima che girasse La classe (2008), opera che riportò in Francia la Palma d’Oro dopo molto tempo. Ed immediatamente ebbi l’impressione che il mondo, qualora ci fossero state più persone come lui, sarebbe stato un posto infinitamente migliore.
Dovunque egli sia, dopo aver metabolizzato un minimo la notizia della sua scomparsa avvenuta il 25 aprile 2024 (strana e simbolica data per noi italiani, soprattutto in questo momento) a soli sessantatré anni, ho deciso di scrivergli una sorta di lettera, anche se lui non potrà leggerla mai. Sperando comunque che qualcuno lo faccia.
Caro Laurent, grazie. Per aver tolto quel velo misterioso sullo strano rapporto tra uomo e lavoro. Risorse umane (1999) e A tempo pieno (2001) parlano di complessi rapporti famigliari, di melodrammi implosi con il tuo tipico stile distaccato, in apparenza freddo solamente per lasciare fluire una nitida lettura morale delle varie situazioni. E poi la domanda sovrana: cosa diventa un uomo (ma anche una donna) privato del proprio lavoro? Una “menzogna” per sé stesso? Forse non siamo stati capaci di leggere adeguatamente tali opere, film dell’orrore mascherati. In grado di prevedere un futuro prossimo che da lì a breve sarebbe stato presente.
Ancora un ringraziamento per La classe – Entre les murs. Non saprei se definirlo il tuo capolavoro; comunque un’opera totale, capace di rendere appieno tutte le problematiche della crescita in una società mista di una scuola di periferia. Un lungometraggio prodigioso che pare girato direttamente sul campo, eliminando qualsiasi scoria di finzione. Ti faccio una confidenza: lo vidi almeno tre volte al momento dell’uscita in sala italiana. Ovviamente dopo gli allori cannensi. L’ultima con due bambini di dodici e otto anni, i quali apprezzarono moltissimo. Forse la loro prima esperienza nel cinema “adulto”, vista la complessità delle tematiche poste loro di fronte. Con un epilogo che li commosse profondamente. Al pari di tutti gli spettatori che abbiano avuto il piacere di vivere – e non solo ammirare – questo gioiello.
Sei stato un prezioso intellettuale affatto snob, sempre desideroso di andare ben oltre la superficialità delle cose. Permettimi allora di raccontare un altro episodio personale, avvenuto durante il nostro unico incontro. Eri in Italia per la presentazione di Verso il Sud (2005). Ti feci una domanda sul film, che avevo già visto in anteprima. Ebbene tu mi ringraziasti per quella domanda. Una cosa vista raramente. Poi ci fermammo insieme ad approfondire la questione che avevo sollevato. Che adesso, beffa delle beffe, non ricordo completamente. Però ricordo bene che fu una conversazione molto interessante.
Allora Laurent, mi sa che siamo giunti davvero alla fine. Sappi che io non smetterò mai di ringraziarti anche per le opere della tua seconda metà di carriera, quelle molto a torto definite minori. Foxfire – Ragazze cattive (2012), Ritorno a L’Avana (2014) o il bellissimo L’atelier (2017), quasi una rivisitazione de La classe in età più avanzata. E quindi con altre problematicità.
Sarebbe il caso di lasciarci con una visione di speranza, qualche autore giovane in grado di raccogliere il tuo testimone. In tutta sincerità non so se i tempi che stiamo vivendo lo consentiranno. Restano comunque le tue opere, da vedere e rivedere senza soluzione di continuità. Speriamo che almeno ciò nessuno ce lo possa togliere.
Un abbraccio.
Daniele De Angelis