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Les Salopes or The Naturally Wanton Pleasure of Skin

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VOTO: 7

A fior di pelle

Marie-Claire è una donna realizzata. Dermatologa di fama, insegna all’università di Montreal ed è impegnata in una rivoluzionaria ricerca sui cambiamenti dell’epidermide durante il rapporto sessuale. Ha una famiglia, due figli adolescenti e un marito innamoratissimo di lei. Anche la sessualità di coppia procede a gonfie vele, nonostante il tempo biologico scorra inesorabile. Tuttavia è proprio il sesso a costituire una “minaccia” alla stabilità esistenziale della donna; perché Marie-Claire trova una concreta affermazione della propria personalità solo moltiplicando gli incontri carnali, irresistibilmente attratta da buona parte degli uomini che gravitano attorno alla sua orbita.
Già il titolo racconta molto, di questo Les Salopes or The Naturally Wanton Pleasure of Skin, presentato nella sezione per adulti After Hours della diciottesima edizione delle Giornate del Cinema Quebecchese in Italia. Ed il fatto che il lungometraggio sia scritto e diretto da una donna, Renée Beaulieu, lo rende immediatamente scevro da qualsivoglia giudizio a carattere moralistico. Una mano maschile avrebbe, molto probabilmente, lasciato trapelare un atteggiamento critico nei confronti del comportamento della protagonista. Saggiamente la Beaulieu si limita a raccontare la natura del personaggio, lasciando allo spettatore la fondamentale libertà di crearsi un’opinione libera da ipocrisie di sorta. Definire quindi Les Salopes or The Naturally Wanton Pleasure of Skin un film femminista o, peggio, cavalcante la moda imperante del #metoo inteso come unica e possibile forma di riscatto femminile, sarebbe inequivocabilmente una forzatura. La sceneggiatrice e regista canadese si limita a mettere in scena una donna a tutto tondo, tutt’altro che istintiva nel modo d’agire. Consapevole però come il sesso sia per lei l’unica possibilità di comunicazione con il resto dell’universo, un modo per affermare la propria personalità e, nel contempo, continuare a vivere un’esistenza appagante anche con la cosiddetta mezza età alle porte. Ovviamente si tratterà di un percorso disseminato di difficoltà; poiché gli altrui dilemmi morali non tarderanno ad arrivare. Il marito scoprirà i ripetuti tradimenti – con uomini conosciuti casualmente, colleghi universitari e studenti del corso – e ripenserà il loro rapporto. Mentre anche la figlia quattordicenne, per la quale non sarà certo estraneo l’imprinting materno, si troverà alle prese con serie problematiche legate alla sfera della sessualità. Ecco, se un problema emerge dalla visione di Les Salopes or The Naturally Wanton Pleasure of Skin, è quello di una certa bulimia narrativa, una tendenza a reiterare discorsi che sarebbero già ben chiari pur restando solamente accennati e lasciati all’interpretazione spettatoriale. Poco aggiunge, tanto per fare un altro esempio, la figura di Mathilde, amica di lunga data di Marie-Claire e per molti versi suo contraltare. Una donna in cerca compulsiva dell’uomo perfetto, allo scopo di crearsi una famiglia, avere dei figli e sentirsi così pienamente realizzata come Marie-Claire. Senza però considerare i molteplici modi in cui le apparenze possono ingannare.
Eppure, nonostante i difetti, rimane impressa l’assoluta sincerità di fondo condotta con orgoglio dal lungometraggio di Renée Beaulieu. Una coerenza implicita che dissipa senza esitazioni anche la tentazione di un finale moralistico, intravisto quando Marie-Claire rinuncia, lasciando chiudere le porte dell’ascensore e specchiandosi in esse, al programmato incontro occasionale. Approdando invece ad un ben differente epilogo, con la donna in grado di ribadire al coniuge quella che continua ad essere la sua autentica natura, unica ed inscalfibile. Spetterà agli altri, famiglia e conoscenti, decidere se accettarla così com’è. Una filosofia di fondo assolutamente condivisibile che trova nella pregevole interpretazione di Brigitte Poupart un perfetto catalizzatore sia a livello umano che erotico. Un volto femminile ed un corpo androgino capaci di seminare ulteriori, benefici, dubbi in chi guarda. Per un’opera che non fornisce facili risposte ma incalza lo spettatore, in particolare quello appartenente alla parrocchia maschile, con domande di assoluto rilievo.

Daniele De Angelis

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