Sfumature sostanziali
L’opera seconda di Thomas Kruithof è stata scelta come apertura della sezione Orizzonti della 78esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Si può affermare che, coerentemente col suo esordio, La meccanica delle ombre, il regista francese continua ad avere a cuore la realtà stringente, trattando questioni come il lavoro (nel primo film) e in questo lungometraggio le sfaccettature del potere, ma anche le condizioni in cui può arrivare a vivere la gente in periferia, costretta a ingoiare compromessi che sembra che rendano l’esistenza vivibile, invece è solo sopravvivenza. Ad accomunarli è il rapporto tra l’individuo e il sistema che riesce a tratteggiare bene sia sul piano della scrittura che della messa in scena, certo forte del cast di cui si è circondato.
Clémence (una Isabelle Huppert perfettamente in parte anche sul piano della recitazione corporea), impavida sindaca di una città vicino a Parigi, sta completando l’ultimo mandato della sua carriera politica o almeno queste sono le intenzioni dichiarate. L’incipit è una sua camminata di profilo, in ombra rispetto alle vetrate che la circondano: impossibile non leggere in questa ‘presentazione’ sia ciò che c’è alla base delle intenzioni del plot sia un’immagine già molto simbolica e parlante.
D’istinto il titolo ci suggerisce una forte connessione con la politica e, per il disincanto sviluppato nei confronti della situazione italiana ed europea, sorge quasi spontaneo pensare immediatamente a quando una promessa – in particolare fatta in campagna elettorale – viene disattesa.
Clémence, insieme al suo fedele braccio destro Yazid (Reda Kateb) – capo di gabinetto – , ha combattuto a lungo per questa città – di cui non si fa il nome, anche per accentuare l’aspetto universale della condizione – afflitta da povertà, disoccupazione e padroni di topaie privi di scrupoli. Quando alla sindaca viene offerta l’ipotesi di diventare ministro, la sua ambizione mista al terrore di restare da sola («Il vuoto mi spaventa», asserisce con uno sguardo di smarrimento) prende il sopravvento, facendo vacillare la devozione e l’impegno nei confronti dei suoi cittadini. C’è un elemento che ci sentiamo di evidenziare: non ci viene rivelato a che partito appartenga Clémence e questo non è da poco, in quanto è come se il regista voglia farci riflettere come tutto possa andare al di là delle ideologie e si concentri sull’essere umano.
«Ho cominciato a pensare a questa storia alcuni anni fa, dopo le elezioni francesi (quelle del 2017, nda). Volevo fare un film che mettesse in discussione la possibilità del coraggio politico. Fortunatamente, dopo che ho iniziato a scrivere la sceneggiatura insieme a Jean-Baptiste Delafon (sceneggiatore della celebre serie politica di Canal+ Baron Noir, nda), qualcosa di più sfumato e meno teorico ha cominciato rapidamente a emergere… Le promesse sono la moneta della politica. Che si concretizzino in un posto di lavoro, un sussidio, un’alleanza, le promesse sono ciò che i protagonisti si scambiano in tutto il film». Lo sguardo di Kruithof è molto lucido sulla situazione in cui sono alcuni cittadini, che dovrebbero avere i medesimi diritti di quelli parigini, ma la cruda verità è che non è così. La sceneggiatura scandaglia contraddizioni e debolezze umane – «Non è una falsa promessa né una bugia vera e propria», Yazid.
Uno dei nodi centrali de Les Promesses (per l’uscita italiana La promessa – Il prezzo del potere) consiste nel mostrarci e, al contempo, rilanciarci fino a che punto delle persone possano sopportare soprusi e circostanze che arrivano a ledere la dignità umana (una casa, guadagnata con sacrifici, dovrebbe essere il minimo) e decide di mostrarci dei residenti attivi, che vogliono difendere con le unghie e coi denti i propri interessi. Parallelamente ci si interroga sull’ambizione ed è interessante che questo avvenga ponendo al centro una donna rispetto a una specifica situazione, che potremmo rintracciare in ogni Paese; così come sull’azione politica (non vi riveliamo molto sull’approccio di Yazid ma vi suggeriamo che si tratta di un’altra pedina importante nel ritratto di Kruithof da tenere sott’occhio).
Il lungometraggio verrà distribuito nelle nostre sale da Notorious Pictures.
Maria Lucia Tangorra