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Le regard de Charles

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VOTO: 8

Il mondo negli occhi di Aznavour

Marc Di Domenico porta a termine il lavoro iniziato con Charles Aznavour e regala al mondo lampi di vita del grande interprete franco-armeno (il cui nome completo è Chahnourh Varinagh Aznavourian) la cui voce roca ed intensa risuona ancora nel cuore di chi lo ha amato. Il risultato è lo splendido Le regard de Charles (Lo sguardo di Charles / Aznavour by Charles), presentato nella sezione Art&Sound del 32° Trieste Film Festival.

Nel 1948 Édith Piaf, sua Pigmalione, regalò a Charles Aznavour la prima cinepresa, con la quale Charles ha collezionato ore di girato; parte di quelle immagini, accompagnate da una voce narrante che interpreta gli scritti dello stesso cantante, danno ora vita ad un diario unico e straordinario del viaggio nella vita di Aznavour.
Gli amori, i successi, i film (tra cui Charles stesso ricorda Tirate sul pianista di François Truffaut), ma soprattutto il suo sguardo sul mondo; lo sguardo di chi, nato da una famiglia di immigrati (i genitori, sopravvissuti al genocidio armeno, si erano trasferiti a Parigi negli anni Trenta) in una Francia cosmopolita e pregna di possibilità, è diventato cittadino del mondo.
Dal primo matrimonio con la francese Micheline, da cui Charles ebbe la figlia Seda, un amore acerbo, presto naufragato per amore della musica e le lunghe assenze, attraverso quello con Evelyn “faccia di volpe”, come il cantante stesso la definiva, che portò con sé in America per presentarla alla sua amica Piaf, fino all’amore della sua vita, la svedese Ulla, che condivise il suo sguardo sul mondo seguendolo e filmandolo in un reciproco scambio di punti di vista sulla finestra dell’universo.

Altro spunto interessante del film, l’incontro sul set con Lino Ventura, che ricordiamo con Aznavour in Un Taxi per Tobruk, in cui Charles ritrovava se stesso ed il suo vissuto: entrambi figli di immigrati, cresciuti vendendo giornali, hanno riscattato se stessi e rivendicato orgogliosamente le loro origini. Se Ventura non divenne mai cittadino francese, privilegiando il suo essere italiano, Aznavour è stato sempre l’uomo dalle due identità in un’unica anima; due patrie, la Francia in cui era nato, che lo ha accolto e lo ha reso Aznavour, e l’Armenia dei suoi genitori e dei suoi antenati, il cui passato ritroviamo nello sguardo dolente e nella melodia struggente delle sue canzoni, che parlano d’amore e di come l’Amore riesca a muovere le corde più profonde dell’anima.
Il ritratto dell’uomo che emerge da Le regard di Charles è, in fondo, quello in cui Aznavour stesso si riconosce nella sua celebre canzone L’istrione: «Perdonatemi se con nessuno di voi / non ho niente in comune: / io sono un istrione a cui la scena dà / la giusta dimensione.»

Michela Aloisi

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