Pochade estiva argentina
La Las Vegas citata dal titolo è solo un normale edificio dove si svolge quest’avventura filmica, e s’incontrano casualmente i cinque personaggi della vicenda. Niente strabilianti luci, denaro a fiumi, colorati spettacoli e fortuna, forse di rimando alla famosa città del Nevada rimane solo il gioco – d’azzardo – dei sentimenti, sui cui puntare per la prima volta o per tentare di nuovo. Las Vegas di Juan Villegas, pellicola vista al Festival Cineuropa 32, vuole essere semplicemente una rapida, frizzante e leggera commedia estiva. Sceneggiata dallo stesso regista, la pellicola non va a impelagarsi in situazioni complicate e riflessioni profonde o pseudo-intelletuali, ma con un tocco brioso vuole raccontare qualcosa di quotidiano con poche parole (e immagini).
«Ah, venga il tempo in cui i cuori s’innamorano». È un lacerto dell’opera “Chanson de la plus haute tour” del poeta Arthur Rimbaud (1854-1891), fonte d’ispirazione per Eric Rohmer per la pellicola Il raggio verde (1986), quinto tassello del ciclo “Commedie e proverbi”. Sì, perché guardando Las Vegas torna un poco alla mente un certo Rohmer (1920-2010), che ha incentrato alcune pellicole sull’estate e quello che comporta questa stagione. Lo ha fatto attraverso la pellicola già citata, ma precedente con Pauline alla spiaggia (1983) e poi con Un ragazzo, tre ragazze, che in originale s’intitolava proprio Conte d’été (Racconto d’estate). In tutte e tre queste opere Rohmer ha sempre raccontato (con lui non è corretto dire filmare) storie d’amore e conflitti sentimentali durante questa pausa stagionale. Dopo tutto questo periodo dell’anno ha sempre rappresentato nella vita degli individui un momento di sospensione e di rigenerazione. Una lunga pausa in cui può succedere di tutto, soprattutto a livello di amori. Senza raggiungere le vette dell’autore francese, che erano sempre corroborate da un fitto dialogo in bilico tra semplicità e filosofia, Juan Villegas riesce comunque a raggiungere un vivace tocco, raccontando questi giochi d’amore estivi con pertinenza. Il ristretto gruppetto di personaggi, di numerazione dispari per acuire un’impossibile formazione perfetta di coppie (ad esempio nella scena in discoteca), aiuta la storia a muoversi più leggera e spedita. Da parte dell’autore, però, non c’è nessun tentativo di costruire una storia corale. Le informazioni sui vari personaggi sono poche, giusto per delineare i loro caratteri e il loro passato che li unisce. Se da un lato c’è il passaggio all’età adulta dell’adolescente Pablo, che così riuscirà a inserirsi nella società (ci era stato presentato all’inizio solitario protetto dalla sua musica), dall’altro c’è la regressione degli adulti ad adolescenti (ad esempio i conflitti femminili tra Laura e Candela, o le frecciatine tra gli ex sposi Laura e Martin). Certamente nulla di nuovo, ma Las Vegas ha il piccolo merito di riuscire nel suo intento di dare un veloce buon umore agli spettatori e qualche gustosa risata. Il merito va anche, o soprattutto, agli attori, che sono il fuoco che alimenta questa pochade argentina. Su tutto il cast spicca la loquace e solare Pilar Gamboa, che veste i panni dell’impertinente Laura.
Roberto Baldassarre