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L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat

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VOTO: 7

L’esca perfetta

Ci sono guerre che si combattono sul campo di battaglia, in prima linea o dietro le linee nemiche, che lasciano dietro di sé macerie, dolore e il sangue delle vittime innocenti. La Storia ci ha mostrato i suoi effetti devastanti nel corso dei secoli e ce lo sta mostrando anche oggi con il conflitto in Ucraina. Ma ce ne sono altrettanti che si consumano nell’ombra o nelle stanze del potere, che usano strumenti differenti dai proiettili, dai missili o dalle bombe, ma che possono essere ugualmente letali. Le chiamano “guerre invisibili” e hanno come arma di distruzione di massa lo spionaggio e il controspionaggio. Si tratta di guerre portate avanti a colpi di depistaggi, contromisure, manovre di intelligence top secret, spesso risultate determinanti ai fini delle vittorie finali o di importanti conquiste strategiche. È il caso dell’Operazione Mincemeat, un piano condotto nella primavera del 1943 dai servizi segreti britannici allo scopo di far credere all’esercito nazista che sarebbero avvenuti degli sbarchi alleati in Grecia e Sardegna, e che la Sicilia sarebbe stata utilizzata come diversivo per distrarre le forze dell’asse dai veri obiettivi principali. Ideatore del piano fu Ewen Montagu, il quale prese ispirazione da un racconto di Ian Fleming, suo collega nel servizio segreto navale britannico.
A questa operazione, passata alle cronache come l’inganno più spettacolare nella storia dello spionaggio, tra quelle chiave per la chiusura delle ostilità della Seconda Guerra Mondiale, il cinema e la televisione hanno dedicato due film per il grande e piccolo schermo: L’uomo che non è mai esistito di Ronald Neame (1956) e il tv-movie Operation Mincemeat di Russell England (2010). Ma come recita un antico detto: “non c’è due senza tre”. A queste due opere, infatti, adesso se ne va ad aggiungere una terza dal titolo L’arma dell’inganno – Operazione Mincemeat, presentata al 13° Bif&st prima dell’uscita nelle sale con Warner Bros. il 12 maggio.
A dirigere la pellicola John Madden che, con un period-drama in chiave bellica dalla confezione e dalla messa in scena molto curate, ricostruisce gli highlights pirotecnici che hanno permesso di cambiare il corso degli eventi e salvare decine di migliaia di vite grazie all’operazione in questione, pensata, messa in piedi e guidata da due ufficiali dell’intelligence britannica per spezzare la presa mortale di Hitler sull’Europa. I loro nomi sono Ewen Montagu (Colin Firth) e Charles Cholmondeley (Matthew Macfadyen), che escogitano una strategia molto rischiosa, mettendo in circolazione false informazioni sullo sbarco delle truppe. Questa strategia della disinformazione ruota intorno a uno degli agenti segreti meno sospettabile tra tutti, perché già morto. Come un cadavere possa salvare il mondo, diventando un eroe postumo, lasciamo che sia la visione a rivelarlo. Una cosa però è certa: la realtà a volte può essere più potente dell’immaginazione. La storia al centro della pellicola di Madden lo dimostra ampiamente, con la vicenda raccontata che assume delle pieghe alle quali si fa molta fatica a credere, eppure è tutto vero. Al netto di passaggi che possono essere stati più o meno romanzati per andare incontro alle esigenze di una narrazione cinematografica, di una parentesi sentimentale dalle tinte melò che chiama in causa il classico triangolo amoroso, innestata nella timeline per smorzare il mood spy e war ma che risulta un surplus meramente accessorio, Operazione Mincemeat riesce con accelerate di ritmo, qualche colpo di scena ben assestato, uno stile in cui trovano spazio soluzioni visive di pregio e delle convincenti interpretazioni (a cominciare da quella di Firth) a coinvolgere e intrattenere lo spettatore, senza farlo mai annoiare.

Francesco Del Grosso

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