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L’amore bugiardo – Gone Girl

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VOTO: 8

Cronache da un matrimonio

Nick e Amy sono una coppia sposata: la mattina del loro quinto anniversario, Amy scompare nel nulla. E’ da qui che prende le mosse L’amore bugiardo – Gone Girl, l’ultimo progetto firmato da David Fincher, un thriller livido e mutevole che trasferisce sul grande schermo L’amore bugiardo, romanzo di Gillian Flynn (qui nel ruolo di sceneggiatrice): il film è un viaggio nell’incubo e nella menzogna, un’impalcatura di suspense che lavora su precisissimi incastri narrativi che trasformano l’incedere del racconto in un vero e proprio gorgo che avvolge e trascina.
Algido e tesissimo, Gone Girl è intriso di contemporaneità, ancorato alle contraddizioni e alle ambiguità della società attuale, della quale racconta le degenerazioni e la cupezza. Il ruolo dei mezzi di comunicazione di massa, la manipolazione dell’opinione pubblica, la forsennata corsa alla creazione di un’ “immagine” plasmata sulla base delle aspettative degli altri e la conseguente sovrapposizione e potenziale discrepanza fra l’“io privato” e quello “sociale”: sono questi i pilastri attorno ai quali viene costruita la struttura del film, che alla danza macabra fra vita e morte affianca quindi quella fra la realtà e la menzogna, fra la dimensione dei fatti e quella del racconto.
Hitchcockiano nelle suggestioni ma non per questo poco personale (anzi, la firma del regista è riconoscibile sin dalle primissime immagini che accompagnano i titoli di testa), Gone Girl è un manifesto cinico – e sottilmente ironico – dell’illusorietà che accompagna la vita in comunità, poco importa se si tratti della più ristretta unità familiare, della cerchia di concittadini o del più ampio bacino di collettività. Fincher si dimostra abilissimo nel gestire con meticolosa attenzione il complicato intreccio di piani su cui si articola la narrazione, asciugando al massimo ogni orpello, scongiurando il rischio di ipertrofia e allo stesso concedendo una briglia lenta alla storia, che si srotola lentamente giocandosi con il giusto tempismo le carte dei suoi continui colpi di scena.
Un progetto complesso ma ben articolato, forte anche dell’ottima sinergia fra i diversi comparti della troupe, basti pensare alla splendida fotografia esangue di Jeff Cronenweth (alla sua quarta collaborazione con Fincher) che trasforma la placida provincia del Missouri in una landa spettrale, o alla colonna sonora curata da Trent Reznor e Atticus Ross (già autori delle musiche per The Social Network e Millennium: Uomini che odiano le donne), che si inserisce chirurgicamente come efficacissima punteggiatura di inquietudine.
A fare la differenza sono anche i due attori protagonisti, un Ben Affleck mirabile nell’equilibrare il suo personaggio – lungamente al centro di una serie di enigmi e contraddizioni – , ma soprattutto una granitica Rosamund Pike, capace di restituire credibilità e tridimensionalità alla sua Amy, vero e proprio cardine dell’azione e di tutti i suoi contraccolpi, autentico punto di riferimento nell’impalcatura femminile della storia: e in effetti anche in questo caso Fincher riserva al ruolo delle donne un particolare riguardo, scegliendo stavolta di farsi letteralmente travolgere dal mistero, dal non-detto, dal celato (non a caso Nick, nella sequenza di apertura, dichiara che vorrebbe aprire la testa della moglie per scoprire cosa contenga).
Tra narcisismo, deliri di onnipotenza e crudeltà L’amore bugiardo – Gone Girl racconta la coppia e la degenerazione della vita coniugale, il disagio, la follia e la vendetta senza lanciarsi in pamphlet para-sociologici, ma descrivendone con lucida spietatezza le micidiali e imprevedibili traiettorie: beffardo e affascinante.

Priscilla Caporro

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