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Il segreto di una famiglia

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VOTO: 7

Legami indissolubili

La Storia del Cinema è disseminata di opere in cui la famiglia viene scandagliata in ogni sua piega, eppure c’è sempre qualche sfumatura da far emergere e uno sguardo autoriale che può dire la sua. Questo avviene in La Quietud (nella titolazione italiana Il segreto di una famiglia) di Pablo Trapero, in cui emerge, ancora una volta, una forte voce, che in questo caso, sceglie di mettersi a servizio del mondo femminile.
Le sonorità argentine si fanno sentire sin dai titoli di testa, che ci presentano Mia (un’intensa Martina Gusman) in viaggio verso casa per prendere suo padre e accompagnarlo per rilasciare una testimonianza. Nell’ufficio, con la porta socchiusa, posto sottopressione, avviene il fatto scatenante: l’uomo subisce un ictus. Questo evento fungerà indirettamente da vaso di pandora, divenendo il motivo per cui Eugenia (la versatile Bérénice Bejo), dopo lunghi anni di assenza, ritorna a La Quietud, la tenuta di famiglia vicino a Buenos Aires, dove ritrova la madre e la sorella. Sin dai primi momenti tra le due si intuisce un’infanzia che ha lasciato il segno e una non scontata sintonia sul piano fisico (emblematica la scena della masturbazione in coppia). «Voglio tornare a quell’epoca in cui eravamo piccole, la luce, l’odore della campagna», ascoltiamo a un tratto e sembra di provare con la donna il sentimento della nostalgia. Ma cosa si cela dietro il non detto è qualcosa che, in parte, resterà tale, ma in larga misura emergerà e in tutta la sua dirompenza con un climax che arriva nel momento più giusto all’interno della dimensione narrativa. La reazione di compostezza e di dignità potrebbe spiazzare la platea di turno, ma è proprio questo uno dei punti a favore dell’ultimo lavoro del regista de El Clan (insignito del Leone d’Argento per la miglior regia nel 2015). Tra le due a stabilire i pesi e contrappesi è un’altra donna, la madre Esmeralda (un’impeccabile Graciela Borges), la quale vuole essere una prima donna ed è portatrice di un mondo in cui ci sarebbe tanto da scavare.
Un altro elemento che caratterizza il legame indissolubile tra le due sorelle è la loro incredibile somiglianza fisica, ben evidenziata dalla macchina da presa puntando sui dettagli ed esaltando le performance attoriali. La rivalità è dietro l’angolo, ma non è declinata in maniera banale, bensì ogni tassello nutre un doppiofondo da svelare durante la visione. «La Quietud invita gli spettatori a condividere le peculiarità dei protagonisti, la loro storia e il loro ambiente, e a immergersi nei labirinti emotivi di questi disperati e magnifici personaggi. Si tratta della ricostruzione del passato nel tempo presente», ha dichiarato il cineasta e, come ben si sa, per costruire il futuro bisogna per forza di cose fare i conti con l’irrisolto, da ciò che si è compiuto durante la dittatura militare a quello che è più intimo e custodito segretamente.
Dopo esser stato presentato Fuori Concorso alla 75esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il lungometraggio arriverà nei nostri cinema grazie a Bim Distribuzione.

Maria Lucia Tangorra

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