Due solitudini che si incontrano
Due persone sole, diverse per stili di vita e di pensiero, che si incontrano durante il proprio cammino. La mia ombra è tua, il sesto lungometraggio del regista latinense Eugenio Cappuccio (classe 1961), tratto dall’omonimo romanzo scritto dal pratese Edoardo Nesi, presentato in anteprima alla 68° edizione del Taormina Film Festival, racconta l’incontro tra il ventiquattrenne Emiliano De Vito (Giuseppe Maggio) e Vittorio Vezzosi (Marco Giallini), scrittore burbero e solitario. Il film si può definire una commedia generazionale, in quanto ci mette di fronte due persone di età diverse, che si ritrovano a confrontarsi l’uno con l’altro, mettendosi a nudo davanti alle proprie debolezze e fragilità.
Emiliano De Vito è un neolaureato in Lettere Antiche, disoccupato, che grazie al suo professore (Claudio Bigagli), riceve un’inaspettata proposta di lavoro. Il suo compito è quello di fare da assistente factotum a Vittorio Vezzosi, scrittore di un unico romanzo I lupi dentro. L’uomo vive in solitaria, confinato su una villa sui colli toscani. Il giovane dovrà convincere l’uomo a scrivere il sequel del romanzo, ritornato nuovamente nella classica dei libri venduti, grazie a una nota influencer, seguita da milioni di followers.
Eugenio Cappuccio firma anche la sceneggiatura dell’opera insieme a Edoardo Nesi e a Laura Paolucci, concentrandosi sul viaggio che i due protagonisti compiono da Prato a Milano, passando per Bologna, dove il Vezzosi è atteso per un discorso alla Fiera mercato degli anni Ottanta. La fiera sarà un’occasione per poter rivedere Milena (Isabella Ferrari), suo vecchio amore di gioventù, che non ha mai dimenticato. Seppur prendendo debitamente le distanze dai toni nostalgici del romanzo di Nesi, l’opera di Cappuccio sembra mantenere, a tratti, quel ritmo, descrivendo con cruda realtà la generazione dei giovani d’oggi, profondamente disillusi e arrabbiati per la società in cui vivono. Giuseppe Maggio, qui in uno dei suoi ruoli più convincenti, si cala nei panni di un nerd, ancora vergine, che si lancia nell’impresa di convincere uno scrittore burbero e misantropo a scrivere il suo secondo romanzo. La frequentazione con l’uomo lo segnerà profondamente e cambierà il suo modo di pensare.
È un film che ci conquista fin da subito La mia ombra è tua, perché è un road movie che ci introduce in una storia dove sono fortemente presenti il passato e il presente, mostrandoci come due persone diverse in tutto possano riuscire a trarne beneficio attraverso la propria frequentazione. La prova attoriale di Marco Giallini e Giuseppe Maggio è convincente, la chimica tra i due attori è ben evidente fin dalle prime scene insieme, inoltre, non possiamo non notare la capacità da parte di Cappuccio di soffermarsi su ogni minimo dettaglio, raccontando con grande delicatezza una storia dove la letteratura, la musica, il buon vino e il rock and roll riescono a fondersi perfettamente. Ma non solo, viene messa in evidenza l’importanza di scrollarsi di dosso il peso di alcuni eventi del passato per poter guardare avanti al futuro. Non è un caso che proprio verso la fine del film assistiamo a una scena che ha come protagonista La dolce vita di Federico Fellini. Ed è proprio con il regista riminese che Cappuccio ha collaborato in veste di assistente alla regia agli inizi della sua carriera, dopo essersi diplomato in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia.
Giovanna Asia Savino