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La jeune fille sans mains

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VOTO: 7

L’impervio percorso verso la luce

Alla 15esima edizione di Imaginaria – International Animated Film Festival è stato presentato il primo lungometraggio d’animazione di Sébastien Laudenbach, La jeune fille sans mains, capace in soli settantatré minuti di coinvolgere empaticamente lo spettatore, indipendentemente dall’età che si possiede. Tratta da un racconto dei fratelli Grimm, al centro della storia troviamo una ragazza venduta da suo padre (un mugnaio) a causa del periodo difficile attraversato dal villaggio. Cosa si è disposti a fare o a dare pur di avere ricchezza? Apparentemente un albero di melo, ma non è ciò che intendeva lo sconosciuto (il diavolo) garantendo: «Ti farò ricco se mi prometti di darmi quello che sta dietro il tuo mulino». Già da questi presupposti si intuisce la natura da fiaba del plot (qualora non si fosse a conoscenza della fonte ispiratrice), toccando sin da subito la purezza della nostra protagonista, la quale, riesce a fuggire, ma al caro prezzo della perdita delle mani. Laudenbach ricorre a un’animazione che ricorda la tecnica dell’acquerello, in cui il tripudio di colori è assicurato e i confini dei corpi talvolta sfumati e il disegno che improvvisamente si dissolve conferiscono al tutto un lirismo e una poeticità ancora più accentuati. A enfatizzare questi elementi ci pensa la colonna sonora strumentale di Olivier Mellano, che con la prevalenza del suono della chitarra accompagna il cammino dell’eroina prendendo ciascun spettatore per mano o evidenzia il silenzio che anticipa l’arrivo del Male.
Proprio come accade nel mondo delle fiabe e delle favole, la ragazza incontra lungo il proprio percorso non solo il diavolo, conoscendo paura e disincanto, ma anche “aiutanti” buoni, dalla dea delle acque al principe, passando per un giardiniere. Tutti noi sappiamo come andrà a finire qualcosa che comincia con “c’era una volta”; la morale è dietro l’angolo, ma il regista riesce a condurre la platea di turno verso quella tappa obbligata senza (s)cadere in facili moralismi e stando lontano dalla retorica. Post visione ci si porta con sé una purezza d’animo che è propria di certi film d’animazione e di alcune storie sempre più rare, che soffiano sul cuore di coloro che guardano al di là dello schermo, ricordandoci quanto sia importante e unica la ricchezza interiore. Il messaggio arriva ancora più forte e chiaro per la grazia dei movimenti con cui si animano i segni su fondi di carta disegnati a mano dal regista.
Visto il percorso festivaliero da Cannes 2016 al Future Film Festival di Bologna (per citarne due) fino ad arrivare a Imaginaria, ci si augura che quest’opera possa trovare un’opportunità distributiva così da incantare una più ampia fascia di pubblico.

Maria Lucia Tangorra

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