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La Gomera

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VOTO: 7.5

Bucarest noir

Una città tentacolare, depravata dalla corruzione, dal vizio, dalla criminalità. In questa città c’è ben poca differenza tra coloro che servono il sistema e coloro che ne vivono al di fuori.
Corneliu Porumboiu, tra i registi di punta del nuovo cinema rumeno e uno dei più solari e sornioni, abbandona i toni della commedia, benché spesso venata di humor nero e amarezza, per addentrarsi nelle tinte fosche del roman noir metropolitano.
Presentato nella sezione Festa Mobile del 37° Torino Film Festival La Gomera ci narra del poliziotto corrotto Cristi (Vlad Ivanov), che finisce invischiato suo malgrado in un tentativo di evasione per mano di un boss della droga, il tutto mentre i colleghi lo sorvegliano sospettando la sua corruzione.. Dimostrandosi vieppiú autore capace di trascendere i generi e non rimanere legato ad un’unica forma narrativa, Porumboiu organizza una narrazione di genere coerente e rispettosa di tutti i topoi senza tuttavia appiccicarli in maniera posticcia ma sapendoli amalgamare con gusto ed eleganza. Il regista non tralascia di lasciare tracce di una sua profonda cinefilia con alcune citazioni di Hitchcock e Argento, le quali appaiono invero piuttosto gratuite.
A parte queste piccole sbavature il film si qualifica come una solida opera di genere capace di evitare comunque di scadere nel cliché trito e ritrito per mantenere l’ossatura, gli elementi principali e caratterizzanti sapendoli adoperare in maniera personale.
Per sua natura il noir si presta a disamine politiche e sociali, il noir nordico ne è solo l’esempio più recente e più noto. Non stupisce quindi di ravvisare nel lavoro di Porumboiu, il quale, insieme agli altri registi del nuovo cinema rumeno, ha spesso inserito nelle sue pellicole riflessioni sui guasti e le storture della società rumena, una rappresentazione se non un’evocazione del grande scandalo sulla corruzione politica del 2018 che arrivò a toccare anche rappresentanti dell’allora governo, provocò forti sommovimenti sociali ed ancora oggi fa avvertire i suoi strascichi.
Un terreno fertilissimo per un autore quale è Porumboiu il quale tuttavia, probabilmente considerata l’enorme portata della cosa, ha preferito abbandonare il tono sornione che aveva spesso adottato in passato per una narrazione più asciutta e rigorosa. C’è ben poco da scherzare, epperò il regista evita la tentazione di salire in cattedra limitandosi a parlare e mostrare; lasciando anche spazio ad una piccola riflessione circa il destino che un individuo, o un popolo, si costruisce da sé fino a giungere alle inevitabili conseguenze. Un finale vagamente consolatorio appare più come una reazione del regista che un vero moto di speranza circa l’ineluttabilità di un destino che vuole i rumeni invischiati nei vizi ereditati dal passato e che sembrano precludere qualsiasi possibilità di cambiamento. Film coerente ancorché non perfetto conferma tuttavia il talento e la personalità di questo autore, capace come pochi di affrontare di petto i problemi del proprio paese.

Luca Bovio

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