…Ed ecco che tutto torna, all’infinito
Cosa può far sì che un milanese snob e benestante ed un romano verace ed alla buona possano venirsi incontro e diventare, in qualche modo, amici? Sicuramente una “forzata” vacanza insieme, oltre ad una serie di imprevisti ed avventure aiuteranno sicuramente i due a trovare, seppur con grande fatica, un punto di incontro. Il tutto ci viene raccontato nel dettaglio da La coppia dei campioni, ultima commedia diretta da Giulio Base, che vede come protagonisti Massimo Boldi e Max Tortora.
Siamo a Milano: il signor Fumagalli (Boldi) – dirigente in una multinazionale – vince alla lotteria aziendale un viaggio a Praga, durante il quale dovrà assistere alla finale di Champions e farsi una foto – con il logo dell’azienda – vicino alla Coppa dei Campioni, pena il licenziamento. Stessa sorte è toccata a Zotta (Tortora), magazziniere presso la medesima multinazionale. Fin da subito, i due faranno fatica a sopportarsi a vicenda, ma con il passare dei giorni riusciranno ad apprezzare l’uno le qualità dell’altro, tutto come da copione prestabilito. Tutto secondo i canoni della maggior parte delle commedie italiane contemporanee di grande distribuzione.
Il lavoro di Base, tuttavia, ha dimostrato di avere – questo è da riconoscere – qualche punto a suo favore: innanzitutto la coppia Boldi/Tortora risulta qui affiatata al punto giusto e, a tratti, riesce anche a strappare qualche sorriso genuino. In secondo luogo, bisogna ammettere l’onestà con cui il film è stato realizzato: non è presente alcun tentativo di portare avanti a tutti i costi una verità universale, non c’è una furbizia di fondo come in numerosi altri lungometraggi, non c’è il desiderio di creare un prodotto che sappia, in qualche modo, distinguersi nella massa. Il suo unico scopo è quello di intrattenere il pubblico per un’ora e mezza, strappando, di quando in quando, qualche seppur forzata risata.
Detto questo, però, ci troviamo comunque davanti ad un lavoro dalla dubbia riuscita. Quello che ci si presenta è una serie di stereotipi e di pseudo gag viste e riviste, talmente scontate da aver stancato anche lo spettatore maggiormente appassionato del genere. Basti pensare, ad esempio, alla scena in cui, in autogrill, i due uomini lanciano per sbaglio una saliera contro un energumeno seduto al tavolo a fianco. La stessa identica scenetta è stata girata una ventina di anni fa dai fratelli Farrelly all’interno del lungometraggio Scemo & più Scemo. Ed è proprio la sensazione déjà vu, di avere davanti agli occhi una sorta di collage di spezzoni presi a caso da lavori precedenti, che fa da attrice principale durante tutta la visione.
In questo mare di commedie tutte uguali tra loro, però, non manca un certo tocco del tutto personale, tipico della filmografia di Giulio Base: una sorta di buonismo inserito a tutti i costi all’interno del film, ma decisamente poco in linea con ciò che si sta raccontando e, a tratti, addirittura eccessivamente finto e macchinoso. Esemplare, a questo proposito, la scena in cui il figlio di Zotta vuole regalare al padre i suoi risparmi (70 euro), per permettergli di risolvere i suoi problemi economici.
Eppure, a quanto pare, qualcuno uscirà divertito dalla sala, in seguito alla visione di La coppia dei campioni. Evidentemente questo genere di commedie continua ad avere il suo nutrito numero di seguaci, altrimenti non si spiegherebbe l’esigenza di produrre una sostanziosa quantità di lavori del genere ogni anno. Però, alla fine, il destino di questi lungometraggi sembra uguale per tutti: il confondersi – già pochi giorni dopo la loro permanenza in sala – con numerosi altri film di stampo simile, rischiando, così, di finire ben presto nel dimenticatoio collettivo.
Marina Pavido