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Io e il Secco

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VOTO: 7.5

(Ri)scoprirsi bambini e maturi

“Bisogna sapersi mettere nei panni di” e questa dovrebbe essere la regola base quando si vuole realizzare un’opera che non sia autoreferenziale, ma non sempre è scontato che avvenga. Nell’opera prima di Gianluca Santoni, Io e il Secco, tutto e tutti sono a servizio di questo ‘principio’, con la volontà precisa di porre al centro la prospettiva di un bambino sulla violenza a cui assiste in famiglia. Denni con la i (interpretato da Francesco Lombardo, che porta con sé tutta la spontaneità e la bellezza di non essere attore professionista) ha dieci anni, osserva e coglie tutto, anche ciò di cui si vedono i segni ma non le azioni (almeno per lo spettatore). L’ometto decide che deve trovare un modo per proteggere sua madre (Barbara Ronchi), dalla violenza perpetrata dal padre (Andrea Sartoretti). Talvolta non c’è bisogno di tante parole (sceneggiatura scritta a quattro mani da Santoni e Michela Straniero), ma ‘bastano’ carezze e bacini che riempiono il cuore e questo è uno dei punti di forza del film: uno stile essenziale, in cui spesso sono i gesti a comunicare (resta impresso, tra gli altri, il cambiamento di sguardo operato dalla Ronchi all’inizio di fronte alla dottoressa e, ciclicamente, in conclusione). Denni è da solo per la missione che ha in mente, si rende conto di non potercela fare e, per una serie di notizie intercettate da una sua amichetta, decide di chiedere aiuto a uno che uccide di mestiere la gente, Il Secco (incarnato con personalità da Andrea Lattanzi). Il ‘problema’ è che non si tratta di un vero criminale come crede il bambino, ma un innocuo sbandato con un disperato bisogno di soldi (e questioni personali da risolvere). Il loro rapporto si sviluppa pian piano, con il ragazzo più grande che si avvicina al bambino (sensibile, sveglio e maturo più di quanto potrebbe esserlo un adulto). Lo spettatore partecipa al loro scoprirsi reciprocamente, sorridendo, commuovendosi quando la dura realtà è più forte di qualsiasi bugia, omissione o maschera. «Con loro ho voluto recuperare la grande capacità del cinema italiano di raccontare il dramma anche attraverso l’ironia, ma con uno sguardo attuale e personale», ha raccontato Santoni aggiungendo «Ho voluto raccontare la rabbia di chi è imprigionato in certe condizioni, e la tenerezza, che nonostante tutto sopravvive. Per dar vita al Secco ho pensato ad Andrea Lattanzi perché è un attore capace di accedere sia toni seri che leggeri, avvicinando il personaggio a se stesso per viverlo quasi senza alcun filtro. Il piccolo Francesco che interpreta Denni è stato invece il frutto di una lunga ricerca. Quello che mi ha convinto è stata la potenza del suo sguardo capace di essere adulto e bambino, dolce e arrabbiato. L’amicizia nata tra Andrea e Francesco è stata determinante per raccontare il calore e l’empatia. Portando lo spettatore ad altezza di bambino, abbiamo trattato il tema della violenza senza fare sconti, ma evitando uno sguardo morboso o retorico. In questo film la violenza domestica non viene mai mostrata, eppure la sua presenza è chiara per noi spettatori, come lo è per il piccolo protagonista. E proprio come lui vorremmo fare qualcosa per fermarla, ma ci sentiamo piccoli e deboli. Guardare il mondo con gli occhi di Denni per me vuol dire non banalizzare, ma riconoscere ai bambini una complessità di pensiero. Assieme a lui scopriamo come la violenza possa essere la più terribile delle eredità, ma evitarla è possibile e necessario» (dalle note di regia).
Io e il Secco è un buddy movie ad altezza bambino, in cui si è trovato il giusto equilibrio tra fantasia e la cruda verità. Dopo essere stato presentato in anteprima assoluta ad Alice nella Città 2023 (Menzione speciale The Hollywood Reporter Roma Uno sguardo sul Futuro per la regia), in seguito al Bellaria Film Festival 2024 (Premio Casa Rossa Migliore Interpretazione a Barbara Ronchi) e al Riviera International Film Festival 2024 (dove ha vinto due riconoscimenti come Miglior Sceneggiatura e l’Audience Casa della Salute Award), il lungometraggio è nei nostri cinema con Europictures.
Consiglio: restate per tutti i titoli di coda, non solo per osservare quanta gente lavora e contribuisce alla realizzazione di un film, ma anche per ascoltare interamente la personale versione dei Santi Francesi di “Sere Nere” (prodotta da Dade, il quale ha curato le musiche) di Tiziano Ferro.

Maria Lucia Tangorra

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