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Into the Woods

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VOTO: 7

Il bosco delle disillusioni

Raperonzolo, Cappuccetto Rosso, i fagioli magici, Cenerentola e chi più ne ha più ne metta nel nuovo film di Rob Marshall, Into the Woods. Un musical che coinvolge i protagonisti nel bosco, dove ognuno cerca qualcosa, qualcuno, in un continuo roteare invano, tra speranza e smarrimento.  Volutamente, il film si perde insieme ai personaggi. Di tanto in tanto il regista abbandona lo spettatore nel bosco, il sentiero della narrazione si offusca e non si scorge lieto fine perché la vita assimila bene e male, stringendo insieme i poli sino all’ultimo respiro.
Il film, tra meravigliosi costumi e interpreti del calibro di Meryl Streep e Johnny Depp, non è una favola rassicurante: i sogni si sgretolano nella quotidiana fatalità e nel grigio tepore della vita. Può sembrare che il film abbia una trama inconcludente, eppure ad attenta analisi emergono molteplici riflessioni non convenzionali, e per questo stimolanti. Il bosco, raccoglie come un gomitolo gli intrecci fiabeschi e i personaggi, errando per quei sentieri, perdono loro stessi. Da lungi si affaccia il ricordo dei cavalieri ariosteschi, che vagando per il bosco smarriscono il senno. I coraggiosi eroi dell’Orlando Furioso, vanno per la foresta cercando qualcosa o qualcuno, ma il fato vuole che essi rimangano sempre insoddisfatti perché la ricerca si rivela ogni volta inconcludente. Ecco dunque, il bosco è metafora della vita, che agli affanni dell’uomo spesso restituisce solo il desiderio infranto. Ma perché ognuno resti vivo, la ricerca è fondamentale ed è la molla del proprio movimento, sintomo di vitalità. La morale della favola infrange i sogni Disney e testimonia che chi si accontenta gode, che non sempre è possibile diventare principi o principesse e che l’amore eterno e assoluto è un’incantevole utopia, destinata a vivere tra i libri di fiabe. La realtà è ben diversa, molto più aspra del bosco oscuro, più malvagia delle streghe ossute e arcigne. Gli uomini si affannano per realizzare il sogno bramato, ma come diceva Eraclito: “Per gli umani, che accada loro quel che vogliono non è la cosa migliore”. Il film cuce insieme una fitta rete d’intrecci e le fiabe classiche prendono tutta un’altra piega da quella cui siamo abituati. Dopo il vissero felici e contenti, si apre un nuovo capitolo, che sottolinea come l’eterna beatitudine sia giusto un venticello effimero, che passa per un po’ e poi tace per un tempo indefinito. Ma forse a pensarci bene, “chi si accontenta muore” e lo scopo dell’esistenza è la ricerca eterna; bisogna saper godere di ciò che si ha, ma se l’avventura finisce, termina anche la fiaba. Nel bosco della vita ognuno ha la sua storia e tutte s’intrecciano e s’ingarbugliano. Bisogna vivere con coraggio e senza alcun timore; cadere nel fango, rialzarsi e riprendere il cammino fino all’ultima pagina.

Federica Bello

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