Come “ammazzare” il tempo
Tra i poteri della Settima Arte c’è anche quello di rendere immortale nell’immaginario comune un dato personaggio, consegnandolo di fatto all’eternità. Ma dietro quella maschera non bisogna dimenticare che c’è colui che è stato chiamato a interpretarlo, la cui natura è purtroppo tutt’altro che immortale. Ciò non impedisce però alle due parti di diventare un connubio imprescindibile. È il caso dell’archeologo e avventuriero statunitense Indiana Jones e di colui che ne ha vestito i panni sin dalla prima apparizione sul grande schermo nel 1981, ossia Harrison Ford. Ad oggi viene difficile per non dire impossibile provare a pensare all’uno senza l’altro, motivo per cui non abbiamo nessuna intenzione di farlo, a maggior ragione adesso che il caro vecchio Indy è finalmente tornato in azione a distanza di quindici anni da Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo. Tanti ne sono trascorsi da quella che sembrava – e per fortuna non è stata – la sua ultima volta, che aveva lasciato presagire un possibile passaggio di testimone con il giovane Mutt Williams interpretato per l’occasione da Shia LaBeouf. Ipotesi, questa, per fortuna scongiurata dalla visione del quinto capitolo della saga dal titolo Indiana Jones e il quadrante del destino, in uscita nelle sale nostrane a partire dal 28 giugno 2023 dopo le presentazioni in pompa magna ai festival di Cannes e Taormina.
Il tempo però passa per tutti, anche per l’attore statunitense che anagraficamente parlando dimostra più anni del personaggio che è stato chiamato a incarnare nuovamente nel nuovo episodio del franchise voluto dalla premiata ditta Lucas-Spielberg, con quest’ultimo che ha lasciato al collega James Mangold il compito di firmare la regia. Del resto tutti sono utili, ma nessuno è indispensabile, anche se in certi momenti del film l’assenza dello Spielberg touch si è sentita eccome, non tanto tecnicamente, piuttosto nella capacità del regista premio Oscar di combinare l’azione e lo humour, che è sempre stata una componente fondamentale nella ricetta originale. Si è deciso dunque di non tirare i remi in barca, con l’ultraottantenne Ford che a dispetto dell’età ha accettato comunque di tornare a inforcare lo storico cappello, maneggiare l’inseparabile frusta e combattere contro nemici di vecchia data come i nazisti che vogliono mettere le mani su un preziosissimo e potente reperto storico, la Macchina di Anticitera.
Così dopo avere recuperato tra gli altri la Croce di Coronado, l’Arca dell’alleanza, il Santo Graal e il Teschio di cristallo di Akator, ora è la volta del più antico congegno meccanico dell’umanità in grado di aprire varchi spazi-temporali per viaggiare nel passato e nel futuro, che Cicerone attribuì al genio di Archimede, che a sua volta decise per non farlo finire nelle mani sbagliate di separarlo in due parti. E sono queste gli oggetti del contendere in Indiana Jones e il quadrante del destino, che vede il protagonista affiancato dalla figlioccia Helena Shaw (Phoebe Waller-Bridge) nella loro ricerca dell’Anticitera, che è finito nelle mire di Jürgen Voller (Mads Mikkelsen), un ex nazista coinvolto dalla NASA nel programma di allunaggio. Il tutto si consuma dunque sullo sfondo della corsa allo spazio, in pieno 1969, ma non prima di un pirotecnico salto nel passato con le lancette dell’orologio che tornano al 1944 per uno spettacolare incipit a bordo di un treno in corsa pieno zeppo di nazi e di reperti storici da loro trafugati. Qui la CGI ridona a Indy la giovinezza perduta con un bel po’ di anni in meno sulle spalle e la voglia di menare le mani dei bei tempi andati. Poi il racconto fa nuovamente un balzo in avanti di venticinque anni per consegnarci un professor Jones sulla soglia del pensionamento, alcolizzato e sfatto, per di più disamorato dalla vita per la perdita dell’unico figlio e la rovina del suo matrimonio con Marion, ignora però che l’avventura stia di nuovo per bussare alla sua porta. Del resto, il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Prenderà così il via il solito viaggio a tappe in giro per il mondo, che porterà Indy, la sua allegra combriccola e i cattivoni di turno tra New York, Tangeri e la Sicilia, per la precisione Siracusa. Qui si consumerà la resa dei conti e scopriremo chi riuscirà a mettere le mani sull’Anticitera, ma non prima di avere assistito agli immancabili inseguimenti accompagnati dalle indimenticabili note di John Williams, divenuti un marchio di fabbrica della saga, stavolta tra le vie della Grande Mela durante i festeggiamenti per l’allunaggio, i mercati affollati di Tangeri e le rovine del parco archeoligico siracusano. Insomma, ciò che attende il celebre archeologo in Indiana Jones e il quadrante del destino è un menù piuttosto classico, fatto di pietanze alle quali i precedenti capitoli ci avevano già abituati. Eppure non ci stancheremo mai di riassaporarlo tutte le volte che se ne presenta l’occasione, anche se la ricetta ormai la conosciamo a memoria. Ma l’attesa, specialmente quando è lunga, rende tutto più gustoso.
Francesco Del Grosso