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Il ritorno di Casanova

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VOTO: 5.5

Si può accettare il viale del tramonto?

«Ora i miei incantesimi si sono tutti spenti,
la forza che possiedo è solo mia, ed è poca»

Sul grande schermo sono le prime parole che leggiamo, nello specifico le pronuncia Prospero ne “La Tempesta” di Shakespeare proprio nell’epilogo. La scelta di Gabriele Salvatores di inserirle all’inizio de Il ritorno di Casanova ci anticipa un punto cardine che viene affrontato: la crisi creativa – e non solo.
Leo Bernardi (interpretato da Toni Servillo che si dimostra ancora una volta credibile) è un affermato e acclamato regista alla fine della sua carriera. Questa fase immaginiamo che non sia semplice da accettare e spesso è stata rappresentata dalla Settima Arte. Per la sua ultima opera, ha scelto di raccontare il Casanova di Arthur Schnitzler, in cui scopre pian piano delle affinità. Quello dell’autore austriaco porta sul volto e sul corpo i segni dell’età (incarnato da Fabrizio Bentivoglio) e così teme di non poter più essere ‘oggetto’ di attrazione per le donne. In più, provenendo dal carcere dei Piombi, non ha neanche più una dote economica, desidera rientrare nella sua Venezia. Durante il viaggio di ritorno, incontra Olivo (Alessandro Besentini), il quale calorosamente lo invita presso la sua tenuta a Mantova, dove lo accoglie la moglie Amalia (Sara Bertelà), che ne è stata amante. In quel contesto, come se fosse un uomo ancora ‘a caccia’ di conquiste, vedendo la giovane Marcolina (Bianca Panconi), intraprende una sfida con se stesso: sedurla.
Il piano del film girato da Bernardi, si intreccia coi suoi giorni, diviso tra i ricordi malinconici (pieni di momenti di gioia) e, forse, rimpianti mentre pensa al periodo delle riprese. Anche in lui qualcosa si è smosso e, al contempo, con lo sguardo di chi si sta lasciando andare, sembra essersi rotto. Fondamentale per la chiusura del lungometraggio si rivela la figura del montatore e amico Gianni (Natalino Balasso), pronto a fare le nottate anche da solo, così come a tentare di scuoterlo da quel torpore in cui il regista si sta (rin)chiudendo.
Emergono interrogativi stringenti ed esistenziali: È più importante il Cinema o la Vita? Continuare a recitare il proprio personaggio o lasciarsi andare alle sorprese che la Vita ti propone? E non va dimenticato, nel bianco e nero del presente in cui si muove Bernardi, la questione del futuro che avanza declinato anche in altri termini, quindi non solo del tempo che passa. «Due anni fa ho comprato una casa domotica», ha raccontato in conferenza stampa il regista di Tutto chiede salvezza, continuando: «Ci ho messo due mesi a capire come funzionasse. Il film discute anche il tema della tecnologia che prende il potere. Ne ho parlato già in Nirvana, ma tanta fantascienza americana indipendente anni Settanta, da Philip K. Dick in poi, lo aveva già fatto. Se diamo troppo spazio alla tecnologia prima o poi ci sostituirà. L’intelligenza artificiale, infatti, propone delle opere d’arte che sono schifezze dal punto di vista artistico. Perché il pc è fondamentale, ma ci vuole un uomo dietro che le muova. L’anima e le emozioni non apparterranno mai alla tecnologia».
Purtroppo nonostante le buone intenzioni di Salvatores e tutto l’impegno degli interpreti, l’intreccio tra scene del film su Casanova e le giornate (nel presente ed evocate) del regista non funziona come dovrebbe. Probabilmente dedicarsi a una personale rilettura del testo teatrale, concentrandosi solo su quella, avrebbe aiutato nel non mettere troppa carne al fuoco. Un merito va sicuramente riconosciuto a Salvatores: il filo che continua a mantenere con l’Elfo (che contribuì a fondare), coinvolgendo nel ruolo del Marchese Celsi Elio De Capitani, come voce narrante del film su Casanova l’inconfondibile voce di Ferdinando Bruni e – dalla fucina della compagnia dei giovani talenti con cui l’Elfo Puccini ha realizzato diversi progetti – Angelo Di Genio nel ruolo del Tenente Lorenzi e Marco Bonadei in quello di Lorenzo Marino, il giovane regista preso in considerazione dalla critica che fa scattare nel regista in declino gelosia e competizione. Questa attenzione Salvatores l’aveva dimostrata anche in Comedians (nel cast dei protagonisti, tra gli altri, Bonadei, Vincenzo Zampa e ancora Walter Leonardi, che ritroviamo anche in quest’ultimo lavoro nella parte del tecnico domotica) così come una speciale connessione col teatro, andando ad attingere sia come risorse umane che come riflessioni e testi.
Una donna fondamentale sul piano della presa di coscienza di sé per Leo Bernardi è Silvia (la brava Sara Serraiocco) – chissà che non ci sia un rimando di leopardiana memoria – ma non vogliamo aggiungere troppo per lasciare un’area di mistero.
Dopo l’anteprima come film d’apertura al Bif&st 2023, il film è in sala dal 30 marzo distribuito da 01 Distribution.

Maria Lucia Tangorra

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