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Il regista nudo

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VOTO: 8.5

Ascesa di un salaryman

La sessualità e i giapponesi. Un tema assai complesso e di difficile comprensione per un occidentale. Facciamo oggettivamente fatica a comprendere il rapporto dei giapponesi con il sesso e alcune loro abitudini e tendenze possono risultare, per noi, borderline. Questo sfaccettato tema viene affrontato nella serie televisiva Il regista nudo (Zenra kantoku) di Masaharu Take basata sul libro biografico omonimo di Nobuhiro Motohashi.
Ad essere messa in scena è la vita del regista ed imprenditore pornografico giapponese Toru Muranishi, il quale negli anni Ottanta rivoluzionò l’industria pornografica giapponese. Attraverso la romanzesca e romanzata vicenda del protagonista, narrata con lo schema piuttosto frequente al cinema della storia del self-made man che si fa strada verso il successo, la serie ci parla del Giappone, dei giapponesi e del sesso.
Non dunque solo una storia sul porno ed uno dei suoi protagonisti più grandi, ma l’ambiziosa ricostruzione di un periodo storico importante e foriero di cambiamenti per la società giapponese, con il passaggio dall’era Showa all’era Heisei, ed un tentativo di analisi del popolo giapponese.
La regia è elegante e intelligente. Cambia taglio e stile per assecondare e significare al meglio le situazioni. A seconda della necessità il taglio è da commedia, azione, noir.
A questa si somma una ricostruzione storica che appare accurata nel ricreare abitudini ed ambienti del Giappone anni Ottanta. Rievocazione che aiuta non solo a comprendere il mondo nel quale Muranishi si muove ma anche a mettere in risalto una larvata ipocrisia della società e del potere, i quali seguendo l’idea di ricomporre tutto all’ordine al proprio interno finiscono per spezzare spietatamente chiunque non si adegui, almeno superficialmente, alle leggi vigenti, scritte e non.
In questo clima contraddittorio e conformista Muranishi avvia una vera e propria rivoluzione sessuale. Come tutte le rivoluzioni vivrà di momenti esaltanti e rovinose battute d’arresto, come l’incontro traumatico, in tutti i sensi, con l’America e la sua pornografia.
Muranishi si fa portatore di un’idea di sessualità solare, positiva e ludica, che si discosta completamente dalla concezione che se ne aveva all’epoca.
Questa rivoluzione la serie ce la mostra mettendo in scena i set e le pratiche del cinema porno giapponese dell’epoca. Alla rappresentazione stereotipata, fittizia, patinata del porno corrivo, Muranishi sostituisce la sua visione, più realistica, sensuale e liberatoria attuando un vero e proprio salto quantico nell’industria ed arrivando ad anticipare alcune tendenze del futuro, come l’hentai.
Opera non perfetta ma affascinante, forse anche per le sue imperfezioni che la rendono carnascialesca come i video di Muranishi, la serie ci propone una storia poco conosciuta in Occidente ma assai importante per il Giappone. Infine, di tutto l’ottimo cast vorremmo citare non uno dei protagonisti principali ma uno degli attori collaterali, Jun Kunimura (Furuya). La capacità di questo attore di passare da un registro all’altro semplicemente con un minimo movimento del volto rende la sua performance degna della massima attenzione.

Luca Bovio

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