Il mio tesoro
«Per molti sono solo uno che vende le pezze, ma pure in una pezza ci può stare un po’ di poesia»
È racchiuso in questa manciata di parole che aprono e chiudono la timeline, il cuore pulsante di Il principe delle pezze, il documentario che Alessandro Di Ronza ha realizzato sul “pezzaro” Catello Russo, un piccolo rivenditore di abiti usati che sogna di diventare un costumista. Queste “pezze” partono ogni giorno dal suo magazzino di Ercolano e giungono nelle più prestigiose sartorie del mondo per vestire i migliori attori del cinema italiano e internazionale. In questi splendidi atelier, Piero Tosi, Gabriella Pescucci, Colleen Atwood e Claudia Cardinale, ci parleranno degli inizi delle proprie carriere e dei film a cui sono più legati. Allo stesso tempo seguendo le azioni, le paure e i desideri del protagonista, scopriremo quanto un “pezzaro” e un premio Oscar per il costume possano condividere, se ad unirli è la stessa passione per l’abito che ha reso unico e riconosciuto in tutto il mondo il cinema italiano.
La lettura della sinossi dell’opera del regista partenopeo, presentata nella competizione nazionale della quinta edizione di Visioni dal Mondo, restituisce appieno la doppia anima di un’opera che vuole essere al contempo un ritratto fuori dagli schemi di un inguaribile e romantico sognatore e un capitolo altrettanto fuori dagli schemi dell’inesauribile storia della Settima Arte battente bandiera tricolore. Queste due anime, sulla carta e nei fatti distanti anni luce, qui coesistono e si mescolano senza soluzione di continuità in una catena di causa ed effetto che parte dal basso e finisce con il toccare incredibili vette. E l’ascensore che collega il sotto al sopra è il sogno di un uomo che dalla sua bottega dei tesori di Ercolano da diverse stagioni alimenta i sogni altrui.
Di Ronza cuce due documentari in uno, li fonde senza che il primo prenda mai il sopravvento sull’altro, ottenendo un equilibrio che si regge sul tono favolistico. Per farlo lascia che la finzione penetri nel reale e viceversa, ottenendo una sospensione tra verità e artificio che non mostra segni di cedimento. Palleggiando insistentemente tra l’uno e l’altro, l’autore cattura l’essenza di Catello pedinandolo nel quotidiano per mostrare sullo schermo come i suoi desideri, i sogni e le piccole conquiste di ieri e di oggi hanno preso forma.
Francesco Del Grosso