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Il domani tra di noi

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VOTO: 4.5

Nel bel mezzo del nulla

Un uomo. Una donna. Un volo cancellato. La fretta di raggiungere New York. Una soluzione improvvisata che sembrerebbe accontentare entrambi. E poi, improvvisamente, la catastrofe. Come faranno l’uomo e la donna a salvarsi, se dispersi tra le montagne innevate, lontano da ogni forma di civiltà e con i telefoni che non prendono? Fin da subito, dopo solo qualche minuto necessario a far ambientare lo spettatore all’interno del contesto, ci si trova catapultati, insieme ai due protagonisti – una giovane donna alla vigilia delle nozze ed un affermato neurochirurgo in procinto di compiere una delicata operazione su di un bambino – in mezzo ad una distesa di neve, all’interno di un piccolo aereo distrutto e con un bel cane (appartenuto al pilota deceduto durante l’impatto) a tenere compagnia ai due. Con tali premesse, di certo ognuno è portato ad aspettarsi un crescendo di tensione ed adrenalina per tutta la durata del film. E, di fatto, Il domani tra di noi (è questo il titolo del lungometraggio a cui ci riferiamo), diretto dal cineasta palestinese, ma olandese e statunitense di adozione Hany Abu-Hassad, almeno durante i primi minuti immediatamente successivi all’impatto, sembra funzionare eccome. Se non altro perché la situazione dei due protagonisti ci appare decisamente senza speranza alcuna. I principali problemi, quando si ha a che fare con lungometraggi del genere, però, stanno proprio nello script. Non tutti riescono a far sì che il prodotto regga durante tutta la sua durata. È accaduto, giusto per fare un esempio, nel 2010 con Frozen di Adam Green (a cui viene inevitabilmente da pensare, data anche l’ambientazione), ma non è detto che chiunque riesca nell’intento. Come fare, dunque, per far sì che il prodotto, data la sua natura, non subisca mai un attimo di stanca e riesca a tenere incollato allo schermo lo spettatore? Cosa ci si può inventare affinché si arrivi a creare il tanto auspicato crescendo emotivo necessario? E qui casca l’asino. Malgrado le buone intenzioni iniziali, malgrado la situazione di partenza potenzialmente accattivante, questo lungometraggio di Hany Abu-Assad proprio non riesce a decollare, ma, al contrario, altro non fa che arrancare fino alla fine, trovando, di quando in quando, qualche poco convincente trovata che permetta alla vicenda di andare avanti. Una tra tutte, la prevedibilissima storia d’amore tra i due, nata all’interno di una baita abbandonata, ma con il successivo allontanamento di lui e l’abbandono di lei, perché, troppo debole per andare avanti, non avrebbe fatto altro che rallentare il suo compagno in cerca di aiuto.
Il momento peggiore, tuttavia, sembra arrivare proprio dopo il salvataggio dei due protagonisti (perdonerete lo spoiler) ed il loro successivo incontro in un bar: con un banalissimo montaggio alternato vediamo prima l’uomo, poi la donna, in primissimi piani, andare ognuno per la propria strada, fino al momento in cui entrambi, contemporaneamente, decidono di tornare indietro di corsa e coronare il loro sogno d’amore.
Fatta eccezione per i pericolosi manierismi presenti e per qualche maldestra trovata all’interno dello script, però, se c’è una cosa che convince fino in fondo è proprio il paesaggio: immense distese di neve ed altezze vertiginose sono molto più che un valore aggiunto per un film che, purtroppo, non riesce a salvarsi neanche grazie alle interpretazioni dei bravi Idris Elba e Kate Winslet nel ruolo dei protagonisti. In poche parole, proprio la location rappresenta, forse, l’unico punto di forza di Il domani tra di noi, il quale, a sua volta, nonostante le buone intenzioni iniziali e, soprattutto, il coraggio di osare, non è certo ciò che si definisce un lungometraggio riuscito. Peccato.

Marina Pavido

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