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Il coraggio di Blanche

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VOTO: 7.5

Un’altra guerra dichiarata

Non tragga in inganno il background interamente femminile de Il coraggio di Blanche. Perché l’ultima fatica di Valérie Donzelli tutto è tranne che l’ennesimo, banale, atto d’accusa verso il patriarcato. Piuttosto un racconto per immagini dell’intimità di una coppia dove un rapporto inizialmente tutto rose e fiori scivola gradatamente in una relazione ad altissimo grado di tossicità.
Sembra un giorno felice quando Blanche Renard incontra nuovamente Grégorie Lamoureux (occhio al cognome!). Amore a prima vista, colpo di fulmine, la vita a tinte pastello. Scegliete voi la definizione che più si aggrada. I due diventano in breve una coppia. Si sposano. Si trasferiscono a Metz dalla Normandia, terra d’origine di Blanche. Affiora qualche oscuro segreto da parte di lui. Nonostante tutto l’amore è più forte. Arrivano due figli. Ma anche quel senso di possesso da parte di Grégorie che inizia a soffocare, giorno dopo giorno, l’esistenza di Blanche, di mestiere insegnante. Che può contare solo sulla solidarietà femminile. Delle colleghe e soprattutto della sorella gemella Rose, alla quale è ovviamente legatissima. Sarà sufficiente ad arginare una situazione in progressivo, implacabile, deterioramento?
Le domande, in un’opera di vasto respiro come Il coraggio di Blanche, non possono che accumularsi. Grazie anche ad un montaggio frammentato che fa sembrare l’opera un rebus irrisolvibile. Quanto effettivamente si conosce del proprio partner? Ma soprattutto quante volte un rapporto ormai finito raggiunge il punto in cui deraglia in tragedia? Alla sceneggiatura scritta dalla stessa Donzelli con Audrey Diwan (Leone d’oro da regista a Venezia 2021 per La scelta di Anne) e tratta dal romanzo di Éric Reinhardt “L’Amour et les Forêts” (anche titolo originale del lungometraggio) interessa proprio questo: come uno splendido, in apparenza, ménage di coppia rischia di diventare un altro fatto di cronaca nerissima in ambito borghese. Un dramma le cui varie tappe vengono raccontate senza omissioni o edulcorazioni di sorta, senza peraltro trascurare le possibili colpe femminili come la relazione – invero un po’ troppo idealizzata – tra i boschi di Blanche con un amante occasionale conosciuto online. Per il resto la regia di Valérie Donzelli scorre con mano ferma, ben supportata dalle pregevoli interpretazioni della sempre più brava Virginie Efira (nel doppio ruolo delle gemelle Blanche e Rose), di un ottimo, inquietante Melvil Poupaud nonché di una schiera di attrici impegnate in ruoli di contorno che sono o sono state preziosi punti di riferimento del cinema francese nel corso del tempo. Nomi tipo Romane Bohringer, Virginie Ledoyen e Marie Riviére. Tutte unite, troupe e cast, nel ribadire univocamente come la donna abbia sempre, giuste o sbagliate che siano le decisioni prese, il diritto a scegliere in che modo vivere la propria vita. Senza per questo metterla a rischio.
Al tirare delle somme dalla visione de Il coraggio di Blanche emerge, oltre al nitore delle intenzioni della Donzelli di distaccarsi da qualsiasi tentazione di fare la morale alla componente maschile attraverso un tema così delicato, anche un ammonimento a guardare in profondità ad alcune vicende di coppia, cercando di prevenire conseguenze dalle quali poi risulta impossibile tornare indietro. Impresa non facile, senza dubbio. Eppure capace di appellarsi al senso di responsabilità di chiunque ancora lo abbia. Persino quella cosiddetta classe intellettuale che pare, in materia, aver imboccato la medesima deriva di ogni altra.

Daniele De Angelis

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