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Il cacciatore e la regina di ghiaccio

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VOTO: 6

C’era una volta la “fabula”

In tempi remoti la cara, vecchia fiaba veniva tramandata oralmente di generazione in generazione e magari arricchita – o comunque modificata – di nuovi aspetti e particolari a seconda degli usi e costumi locali. Non stupisce che ora, ai tempi del millennio 2.0, la favola si riproduca in senso solamente visivo, poggiando narrativamente su stereotipi ormai ampiamente collaudati e semmai sconfinando in generi più consoni ai gusti della platea contemporanea.
Il cacciatore e la regina di ghiaccio dell’esordiente transalpino Cedric Nicolas-Troyan prende quindi – si suppone non troppo volontariamente – alla lettera lo strutturalismo decantato dal celebre linguista russo Vladimir Propp nel suo fondamentale testo “Morfologia della fiaba”, riciclandone gli elementi portanti ma dando vita ad un racconto che è più d’avventura e azione che fiabesco nel senso letterale del termine. Fedele allo spirito del proprio tempo (cioè il nostro), il regista francese per l’occasione trapiantato a Hollywood fa assumere alla storia una dimensione atemporale, dedicando la massima attenzione all’affabulazione “decentrata” sul puro aspetto formale. Ecco allora fastose scenografie interne e meravigliose ambientazioni naturali a far da cornice ad un cast che più glamour diventa difficile anche immaginarselo: Chris Hemsworth, Jessica Chastain, Charlize Theron e Emily Blunt. Tutti a profondere il massimo “impegno” – vedere alla voce fascinazione esteriore – nella caratterizzazione in verità piuttosto scontata dei loro personaggi. Nella sua prevedibilità di contenuto Il cacciatore e la regina di ghiaccio – la nuova formula escogitata vuole che si tratti di una sorta di prequel e sequel assieme, progettando esplicitamente una saga futura partita nel 2012 con la variazione sul tema Biancaneve e il cacciatore di Rupert Sanders, sempre con Hemsworth e Theron – poggia su dualità di elementare decifrazione come amore/odio e bellezza esteriore/interiore. Chris Hemsworth e Jessica Chastain sono i belli e combattivi innamorati, mentre più interessanti risultano in definitiva i personaggi delle due sorelle interpretate da Charlize Theron ed Emily Blunt. Due esemplari di umana malvagità – la seconda almeno fino ad un certo punto del film – rese tali dai serissimi travagli esistenziali trascorsi, quasi a fornire una spiegazione al lato oscuro tipico, appunto, di ogni favola che si rispetti. Sfortunatamente gli approfondimenti psicologici si fermano qui in sede di sceneggiatura, facendo poi molto affidamento sugli sguardi magnetici delle due splendide attrici.
Il limite più evidente de Il cacciatore e la regina di ghiaccio è in fondo racchiuso in tale contraddizione: il fatto che, nel contenitore, sia presente tutto ma senza che appaia in realtà nulla in concreto. Quasi un raffinato gioco di prestigio cinematografico, a voler rimanere in tema. Streghe di bellezza abbagliante, avventurieri/e di gran cuore, lo specchio magico fonte di Potere e corruzione morale (forse avrebbe dovuto essere lui, oggetto del desiderio da molti concupito, l’unico, vero protagonista…), creature di bassa statura ma dall’acume sviluppato. Chi si recherà in sala con la predisposizione d’animo di godersi un livello basico di intrattenimento il cui senso di déjà vu può anche non risultare alla fine del tutto spiacevole, troverà modo di divertirsi. Tutti gli altri, tra quelli in cerca di altre chiavi di lettura all’interno di una favola adulta e consapevole, rimpiangeranno il classico Walt Disney dei tempi migliori. Perché Il cacciatore e la regina di ghiaccio, nel suo trionfo finale della banalità dell’amore eterno sulla sete di potere di un Male ben più stimolante e la promessa di successivi capitoli, si muove su altri, decisamente differenti, livelli sensoriali. Un ibrido film-videogioco in continuo divenire che cerca disperatamente di trovare un suo cuore pulsante nelle antiche letture morali delle favole di tempo che fu. Trovandolo o meno? Ai singoli spettatori la, tutto sommato poco ardua, sentenza…

Daniele De Angelis

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