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I due Papi

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VOTO: 7.5

Fratello contro fratello

Quando nel 2013 Papa Benedetto XVI scelse di dimettersi dal suo pontificato, la Chiesa aveva raggiunto un livello di ostilità da parte dei fedeli fin oltre il livello di guardia. Moltissimi simpatizzanti cristiani si ritrovarono a voltare le spalle ad un papato fin troppo conservatore, poco permissivo e incapace di salvaguardare la Chiesa da coloro che la stavano devastando dall’interno. Fernando Meirelles ha deciso di raccontare la storia che portò alla fine del papato del cardinale Ratzinger e l’inizio della rinascita della Chiesa grazie al papato di Jorge Mario Bergoglio, l’attuale Papa Francesco.
Il film I due Papi, sceneggiato da Anthony McCarten, che ne ha redatto anche un’opera teatrale, vede protagonisti due stimatissimi attori come Anthony Hopkins, nel ruolo del pontefice tedesco, e Jonathan Pryce, nei panni del cardinale argentino. La presenza di due interpreti di tale calibro è già un fattore che consente al film di essere una produzione di alto livello. Il regista brasiliano ha già avuto modo di narrare vicende nelle quali spiccasse una forte presenza teologica, basti pensare a City of God e Blindness – Cecità, due lungometraggi che hanno trovato il favore della critica. La storia inizia con la morte di Papa Giovanni Paolo II e l’elezione del suo successore. Bergoglio è arcivescovo di Buenos Aires, in evidente contrarietà con la linea tenuta dal papato di Ratzinger e deciso a ritirarsi. Il porporato argentino viene però convocato a Roma dal pontefice con il quale si confronta e ne diventa in seguito grande amico e consigliere fino alle dimissioni di quest’ultimo per inadempienze. La sceneggiatura mette subito a confronto i due religiosi con scene da un panorama molto suggestivo nel quale però si evince la tensione e l’astio dell’uno nei confronti dell’altro. Entrambi si accusano reciprocamente sulle idee che dovrebbe tenere la Chiesa cattolica e ne esce una sequenza straordinaria, magistralmente interpretata. In seguito al proseguo della storia, Bergoglio e Ratzinger stringono un legame molto affettivo, confessandosi le loro passioni attuali e raccontando alcune storie del loro passato. In particolare, l’alto prelato argentino è costretto a rivelare le sue vicende durante gli anni della dittatura in Argentina svelando una storia ricca di drammaticità nel corso della quale la sua figura sembra essere ribaltata. Tramite l’utilizzo di flashback e di una versione ringiovanita dell’attuale pontefice, interpretata da Juan Minujìn, lo spettatore viene messo nella posizione di poter giudicare se Bergoglio sia adatto o meno per la soglia papale. Il resto è storia recente. Meirelles costruisce un film di pregevole fattura aiutato dalle capacità recitative di due veterani del cinema, i quali costruiscono un rapporto quasi simbiotico consentendo allo spettatore di innamorarsi dei due personaggi a tal punto da volerli vedere sempre insieme nonostante siano così diversi. La somiglianza tra gli attori e i due prelati è notevole e sembra quasi che entrambi abbiano avuto delle esperienze vicine a entrambi i personaggi reali. Chissà che magari la coppia di protagonisti non abbia avuto modo di visionare la versione di Giovanni Paolo II di Jon Voight o la splendida controparte italiana di Papa Luciani interpretata da Neri Marcorè. Fatto sta che I due Papi è un film – targato Netflix – riuscito ed entusiasmante, capace di raccontare una storia vera che narra la difficoltà di ritrovarsi con un potere più grande del normale non sapendo come gestirlo. In effetti è stato proprio questo l’errore più grande di Josef Ratzinger ed è questa la più grande paura di Jorge Mario Bergoglio. Aggiungiamo a ciò le meravigliose battute recitate in italiano dai due interpreti, i rimandi alla passione calcistica del Santo Padre argentino e alla sua passione per Dancing Queen degli Abba, la scena in cui i due guardano la finale del mondiale di calcio 2014 (Argentina-Germania) nel corso dei titoli di coda e il risultato è un film molto bello, con una storia appassionante (incentrata di più su Bergoglio) e una leggerezza così evidente che non appesantisce mai la visione nemmeno durante le scene più devastanti. Da segnalare anche la presenza dell’attore italiano Libero De Rienzo nel ruolo del segretario di Papa Benedetto XVI.

Stefano Berardo

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