Ebbene sì, è successo di nuovo
Cosa può mai accadere quando un giovane impiegato che sogna di diventare un affermato procuratore sportivo viene assunto all’ultimo minuto come babysitter dal proprio capo? Cosa succede se, come se tutto ciò non bastasse, gli amici del suddetto impiegato decidessero di fare una festa proprio a casa del capo stesso? Questo è ciò che accade ne I Babysitter, opera prima di Giovanni Bognetti, prodotta dalla Colorado Film ed ispirata al film Babysitting, diretto da Philippe Lacheau e Nicolas Bernamou.
Il timido ed insicuro Andrea – con una grande passione per lo sport – lavora presso il celebre procuratore sportivo Gianni Porini. Sperando di riuscire a fare finalmente un salto decisivo nella sua carriera, il giovane presenta un interessante progetto al capo, ma quest’ultimo si limita ad ingaggiarlo come babysitter per suo figlio, il capriccioso e scontroso Remo. L’indomani mattina Gianni e sua moglie vengono svegliati dalla polizia: suo figlio ed il babysitter sono scomparsi. L’ispettore di polizia, inoltre, trova una videocamera con varie registrazioni risalenti alla sera precedente, in cui è stata filmata la festa di compleanno di Andrea, che gli amici hanno voluto organizzare a tutti i costi a casa di Gianni.
Una commedia che racconta i sogni dei giovani di oggi. Una commedia che ci mostra l’importanza di essere genitori e di dedicare del tempo ai propri figli. Una commedia ricca di gag e di equivoci. Una commedia che, però, abbiamo già visto molte, moltissime volte. Soprattutto negli ultimi anni. Ed è proprio questo il problema de I Babysitter: l’essere uguale a centinaia di altri prodotti, sia per stile che per tematiche. I personaggi – tutti fortemente stereotipati – sono anche i protagonisti di molti altri film. Così come le battute – spesso volgari, eccessivamente macchinose da sembrare decisamente poco spontanee ed incollate sulla sceneggiatura col solo intento di creare a tutti i costi un effetto pseudo comico, ma risultanti quasi staccate dal resto della narrazione. Ma è davvero questo che fa ridere gli italiani oggi? A quanto pare, visti i risultati al botteghino, pare proprio che certi éscamotages funzionino con una buona porzione di pubblico.
Forse l’unico elemento innovativo di quest’opera prima di Bognetti sta nell’utilizzare un doppio livello visivo e narrativo, mediante l’introduzione, appunto, di filmati “amatoriali” che, a loro volta, esplicitano quell’effetto metacinematografico che rende il tutto decisamente più interessante. Un po’ come viene fatto in The Blair Witch Project, ma qui riproposto nello stile tematico di Una notte da leoni. Ecco, fatta eccezione per questa scelta – oltre che per le buone prove attoriali di Diego Abatantuono (nel ruolo di Gianni Porini), di Francesco Mandelli, così come di Alberto Farina – purtroppo ne I Babysitter c’è ben poco da salvare.
Ed ecco che torniamo a porci sempre la stessa, triste domanda: che fine ha fatto la commedia all’italiana? A quanto pare, oggi sono la banalità e la volgarità ad avere la meglio. E, a quanto pare, il Cinema, la Settima Arte, viene sempre più spesso considerata un’arte minore, dal momento che – contrariamente, ad esempio, a quanto accade visitando una mostra o un museo – al pubblico viene erroneamente fatto credere di poter “spegnere” il cervello durante la visione di un film. D’accordo, va benissimo il relax, d’altronde ci sono state ottime commedie che, a loro modo, sono entrate di diritto nella storia del cinema e che sono dotate anche di uno spessore non indifferente. Ma questo di certo non è il caso della maggior parte di prodotti di grande distribuzione presenti nelle sale ai giorni nostri. E su questo fenomeno una riflessione va sicuramente fatta.
Marina Pavido