Mistero tra i ghiacci
I ghiacci e la neve dell’Alaska richiamano il regista Jeremy Saulnier e il suo Hold The Dark. Un film derivante dall’omonimo romanzo di William Giraldi. Il film, distribuito da Netflix, è stato presentato all’ultimo Toronto Film Festival, pur non scaldando immensamente il pubblico. Il film è un viaggio tra le nevi dell’Alaska di un naturalista in pensione chiamato da una madre disperata allo scopo di trovarle il figlio scomparso improvvisamente da casa. In seguito si scoprirà una terribile verità dietro la scomparsa del piccolo e la stessa famiglia lascerà intravedere elementi al di fuori della normalità. Russell Core (Jeffrey Wright) inizierà a cercare il bambino creduto rapito da un branco di lupi. Intanto, il padre del bambino, impegnato in guerra in Iraq, farà ritorno a casa dopo esser stato ferito al fronte e si scoprirà essere una persona totalmente priva di empatia disposto ad uccidere senza pietà. Tra colpi di scena, sparatorie e violenti omicidi, il viaggio proseguirà fino ad un finale semplice e non troppo entusiasmante. Jeffrey Wright non è più alla direzione di Westworld, ma sui ghiacci dell’estremo nord e non si adatta perfettamente nel ruolo di Core. L’interpretazione del film non macchierà certo ciò che lo statunitense ha saputo regalarci nel parco di Westworld, ma di sicuro si potrebbe considerare un passo indietro. Aleksandar Skarsgard interpreta Vernon Sloane, il padre del bambino. Andando avanti nel film, ci scontreremo più con uno Skarsgard emulo di Micheal Myers della saga di Halloween. Persino i poliziotti faranno la stessa identica fine di tutti coloro che si sono scontrati con Micheal Myers, senza togliere il fatto che Skarsgard indossi spesso una maschera con il volto di lupo (animale piuttosto presente in quei territori), come Micheal Myers indossa la sua maschera di Halloween. Hold The Dark riprende alcuni spunti da film come Insomnia di Christopher Nolan, o The Grey con Liam Neeson; più quest’ultimo in particolare. Ma nonostante le ambientazioni e una sceneggiatura tutto sommato buona, con diversi colpi di scena e senza spingersi mai nell’esuberanza, il film fa fatica a decollare e mantiene un ritmo lento e poco scorrevole. L’eccessiva durata (2 ore e 5 minuti) è un altro elemento che non giova alla pellicola. Hold The Dark è un miscuglio di generi disomogeneo; c’è il thriller, c’è il giallo, c’è l’horror e c’è il noir. Troppa carne al fuoco mischiata senza una precisa linea da seguire; si parte in un modo, si giunge ad un altro, si finisce ad un altro ancora. Un passo indietro per Netflix che, nell’ultimo periodo, aveva alzato il target dei film prodotti dalla piattaforma. C’è da dire che a breve arriverà la carrellata passata da Venezia, quindi l’allarme in casa Netflix non suona a volume particolarmente alto, anche perché il film non è produzione Netflix, ma ne è solo distribuito in paesi diversi dagli Stati Uniti e Canada, dove il film ha già avuto modo di uscire e raccogliere le prime opinioni del pubblico.
Stefano Berardo