Il modo migliore di andare in meta
A pochi giorni dal Grande Slam dell’Irlanda nel 6 Nazioni anche l’Irish Film Festa 2018 ha dimostrato di essere all’altezza, andando metaforicamente in meta con un film che, tra l’altro, si avvale proprio della passione per la palla ovale quale cornice di un vivace, elettrizzante racconto di formazione. In realtà Handsome Devil di questo magnifico sport propone non soltanto gli aspetti più esaltanti, ma anche le zone d’ombra, ovvero le possibili rifrazioni di un universo maschile dove conformismo e atteggiamenti da macho possono ugualmente fare capolino, mettendo in difficoltà i soggetti meno omologati. Ed è questo tourbillon di emozioni ad aggiungere sapore alla scoppiettante commedia sportiva, ambientata in un istituto maschile le cui dinamiche interne sono descritte con piglio da insolito teen movie, focalizzato sugli studenti protagonisti come anche su alcune notevoli figure di insegnanti.
Vi è infatti, al centro della trama, la precaria amicizia tra il sedicenne Ned, che potremmo anche ribattezzare “nerd” visti i rischi che la sua avversione allo sport in un college popolato da fanatici rugbisti può comportare, ed il nuovo arrivato Conor, che di questa disciplina sportiva è invece un campioncino in erba, pur nascondendo a sua volta attitudini che potrebbero risultare parimenti pericolose, in contesti simili. Un po’ come si era visto con esiti decisamente più drammatici con i due sergenti di Platoon, ciò che ha luogo di fronte agli sguardi curiosi dei due giovani e a quello vigile del Preside (un sornione Michael McElhatton, al solito molto in parte) è anche lo scontro di personalità tra un professore d’inglese sensibile, visibilmente fuori dagli schemi, ed il più tronfio allenatore della squadra d rugby, assai rispettato e temuto dai suoi ragazzi. Uno scontro che in qualche misura è anche confronto attoriale tra il più atletico Moe Dunford, che anche qui non sfigura, ed un Andrew Scott che tramite autentici pezzi di bravura e una mimica facciale travolgente stravince l’incontro (se così vogliamo chiamarlo), esattamente come il suo personaggio domina l’altro sul versante etico, pedagogico.
Tentando una sintesi, il regista John Butler conferma innanzitutto la sua predisposizione a gestire al meglio un cast al maschile, concepito per far emergere le note caratteriali, i turbamenti, le piccole ossessioni e gli atteggiamenti più buffi di determinati personaggi; un qualcosa, questo, che avevamo già percepito nel precedente The Stag – Se sopravvivo mi sposo (2013), sorta di picaresco buddy movie focalizzato su un addio al celibato.
Nella fattispecie Handsome Devil viene a definirsi come spigliata commedia adolescenziale in cui gli stilemi del film sportivo (vitali, godibili, anche le riprese degli allenamenti e delle partite) e quelli relativi all’ambientazione scolastica, laddove i protagonisti arrivano a conoscere meglio se stessi al termine di esperienze simili a riti di passaggio, si mescolano briosamente tra loro, dando vita a un intrattenimento piacevole cui non difetta peraltro una visione sentita e apprezzabile della crescita personale. Il tutto irrobustito, poi, da una vibrante colonna sonora concepita all’insegna dell’amarcord e della scoperta del rock, con The Undertones e il loro cavallo di battaglia Perfect Cousin a sancire la riuscita di una delle scene in classe più emblematiche e divertenti.
Stefano Coccia