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Goodnight Mommy

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VOTO: 8,5

Fratello sole madre luna

Soprattutto nel XX secolo, la cultura austriaca si è ritagliata un posto di primaria importanza nel mostrare e decifrare le inquietudini dell’animo umano. Stupisce quindi la presenza davvero esigua dell’Austria nella storia del cinema horror. Se si escludono Le Mani dell’Altro (1924), austriaco però solo di produzione, dato che le stelle Wiene e Veidt erano entrambi tedeschi (anche se il direttore della fotografia Gunther Krampf meriterebbe di stare sullo stesso piano, e non solo per quel film), e i titoli più indirizzabili verso il genere – per quanto del tutto sui generis – di Michael Haneke, rimane poco di memorabile. Forse l’unico altro titolo che è stato capace di ritagliarsi un posto davvero speciale è il cult underground Angst (1983), di Gerald Kargl.

Quando Goodnight Mommy iniziò a far parlare di se, alla Biennale di Venezia 2014, sembrava un oggetto alieno non solo per il suo contenuto, dato che l’unico nome conosciuto era quello del regista Ulrich Seidl, qui produttore. In cabina di regia la moglie Veronika Franz e il nipote Severin Fiala, semi-esordienti dato che l’unico credit rilevante precedente era il documentario del 2012 Kern (la Franz ha anche co-sceneggiato buona parte delle opere di Seidl, ma è indubbio che questo non l’avesse emancipata dall’ombra del marito, quantomeno a livello mediatico). L’attrice protagonista, Susanne Wuest, si era messa in luce una decina di anni fa con Antares (2004), il film che forse fece definitivamente conoscere al mondo il nome di Gotz Spielmann, ma non era poi riuscita a impreziosire la carriera con ulteriori performance capaci di farla uscire dall’anonimato, se non forse con la miniserie Judas Goat (2014). I due gemelli co-protagonisti del film, Elias e Lukas Schwarz, erano esordienti assoluti.

Il titolo originale assume quindi sfumature provocatorie: ich seh ich seh, io vedo io vedo, un film con registi e attori mai visti. Un film che, provocazione ancor più divertita e divertente, dipinge un chirurgico ritratto della sindrome di Capgras (come Wiki ci insegna, “rara malattia psichiatrica. Chi ne è colpito vive nella ferma convinzione che le persone a lui care siano state rimpiazzate da replicanti, alieni o semplicemente da impostori a loro identici”) per poi porre come intero motore iconico che mette in moto il film una delle maschere per eccellenza dell’horror mondiale, quella de Gli Occhi Senza Volto, di Georges Franju.

Ma dal creare il solito, noioso pastiche citazionista la coppia austriaca, pur citando il cinema di Nicolas Roeg come influenza particolarmente importante, ha preso subito le distanze, chiarendo che hanno preferito creare un flusso cinematografico dal quale far emergere implicitamente influenze e omaggi, anziché creare un cut up prevedibile (hanno addirittura dichiarato di non capire i paragoni con Funny Games, giudicato dalla Franz moralista).

Franz e Fiala sono riusciti, in un equilibrio raro, a creare un gioco d’identità e di potere, un’elucubrazione (“elugubrazione”) teatrale incentrata sui simboli, specialmente animali (persino la carta da parati della cameretta dei gemelli, raffigurante formiche, è un dettaglio apparentemente innocuo ma in realtà significativo).

Quello di Goodnight Mommy è un mondo in cui non è il vivo sangue, ma la saprofagia, a regnare. Un mondo – ci perdonino la caccia all’accostamento citazionista – che per qualche verso ricorda quello di Anche i nani hanno cominciato da piccoli, il cult nichilista di Herzog.

Difficilmente saremo colpiti da Capgras: è più probabile che fra qualche anno riconosceremo ancora Goodnight Mommy come uno dei migliori horror degli anni Dieci. Così come l’augurio è quello di risentire a breve parlare sia dei registi che degli interpreti, sorridendo al fatto di averli già visti.

COMMENTO ALL’EDIZIONE BLU RAY MIDNIGHT FACTORY

Ormai i prodotti Midnight Factory sono una garanzia, non solo per la scelta dei titoli ma anche per la qualità dell’offerta. Che anche stavolta non solo gioca lo stesso campionato delle edizioni estere, ma addirittura si trova in testa.

Unico assieme all’edizione tedesca (d’altra parte condividono la stessa radice, quella di Koch Media) a vantare l’aspect ratio originale di 2.39:1, il blu ray Midnight riprende anche il reparto extra teutonico, quando invece nell’edizione USA compare solo l’intervista ai registi. Ma il nostro prodotto stacca lo stesso fratello tedesco perché quest’ultimo, come gli altri, si ferma ad essere un BD-25, mentre il nostro è 50. L’immancabile booklet di Gomarasca e Pulici ribadiscono ulteriormente il primo posto tricolore.

I più incontentabili potrebbero obiettare che lo scorso anno Koch Media aveva proposto per il mercato tedesco un’edizione più accattivante sul lato collezionistico, ma va sottolineato con veemenza che si trattava di un’edizione limitata a sole 200 unità.

Ad oggi l’edizione italiana di Goodnight Mommy è la migliore in circolazione. Dopo anni d’imbarazzanti fanalini di coda, per il nostro mercato è una piccola/grande vittoria.

goodnight-mommy-midnight-factory-blu-rayGoodnight Mommy
Regia Veronika Franz, Severin Fiala
Lingue Italiano 5.1 DTS-HD Master Audio, Tedesco 5.1 DTS-HD Master Audio – Sottotitoli italiani
Durata 96 minuti circa
Making of (8’52”)
Scene tagliate (7’45”)
Intervista ai registi Severin Fiala e Veronika Franz (12’46”)
Casting dei piccoli Elias e Lukas Schwarz (1’45”)
Trailer italiano (2’02”)
Booklet con commento critico di Manlio Gomarasca e Davide Pulici, fondatori di Nocturno

Riccardo Nuziale

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