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Ciao amore, vado a combattere

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VOTO: 7

Nessuno può mettere Chantal in un angolo

Proiettato alla Garbatella durante l’ultimo giorno di Visioni Fuori Raccordo 2016, Goodbye Darling, I’m Off to Fight (nella versione italiana, traduzione letterale, Ciao amore, vado a combattere) ha dimostrato di essere realmente un documentario avvincente, ben costruito, dal passo spigliato e sicuro, così come le positive referenze provenienti da altri festival (tra cui il Biografilm) avevano lasciato intendere. Il regista Simone Manetti, al primo impegno cinematografico di tale portata, non soltanto ha saputo scovare una storia meritevolissima di essere raccontata, ma ha saputo starle dietro per tutto il tempo necessario a far emergere i tratti biografici e ambientali di maggior interesse. In fondo il suo film è un piccolo biopic. Ne è protagonista Chantal Ughi, donna giovane e coraggiosa che ha saputo rimettersi in discussione più di una volta, durante gli anni, sfidando le difficoltà della vita col piglio di chi non si arrende mai.

Proveniente da un ambiente famigliare a dir poco difficile, Chantal si è inizialmente appoggiata alla non comune bellezza, a quel volto affascinante e magnetico, per lanciarsi con esiti assai soddisfacenti nella carriera di attrice e modella, rivelando però strada facendo diversi altri talenti e una invidiabile capacità di voltare pagina, dopo le delusioni che la vita può talvolta arrecare. La carriera artistica aveva portato del resto la ragazza fino a New York, dove le cose parevano mettersi per il meglio, sia sentimentalmente che sul lavoro. Ma la pesante rottura con un amore troppo possessivo porterà Chantal a tagliare bruscamente i ponti con quella realtà. Sarà così che lei, valorizzando un altro dei propri variegati interessi, finirà addirittura in Thailandia, paese dove potersi poi applicare alla propria passione per la Thai Boxe con una dedizione tale, da consentirle ben presto di sfidare con discrete chance di successo le più acclamate campionesse locali.
Ritmato dalle musiche giuste, strutturato in modo da assorbire tanto gli stilemi del film sportivo che le problematiche relative a un background emotivo e famigliare complesso, Goodbye Darling, I’m Off to Fight ci restituisce un ritratto a tutto tondo della protagonista. Nel seguirla durante le sue attività o sul filo sottile della memoria, dei ricordi, Simone Manetti ha evidenziato la pazienza giusta per far emergere con naturalezza i risvolti più interessanti del suo carattere. E tutto ciò, dettaglio non trascurabile, riuscendo anche a far emergere dallo sfondo quei personaggi, quegli ambienti, quegli incontri e quelle dinamiche sociali con cui Chantal, vivendo e lottando da professionista in Thailandia, ha dovuto bene o male rapportarsi.

Stefano Coccia

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