La musica ci salverà?
Non stupisce che l’attrice, musicista e regista Margherita Vicario abbia fatto della musica – la sua più grande passione – la grande protagonista di Gloria!, il suo lungometraggio d’esordio dietro la macchina da presa, presentato in anteprima mondiale in concorso alla 74° edizione del Festival di Berlino. Già, perché, di fatto, è (quasi) sempre buona prassi parlare di qualcosa su cui si è ferratissimi e con cui ci si sente particolarmente in sintonia, al fine di poter realizzare un’opera robusta e ben strutturata. Il fatto che, a volte, nonostante ciò, non ci si riesca ad allontanare da determinati canoni, però, è un discorso a sé che andremo ad approfondire a breve. Ma prima, appunto, vediamo nello specifico di cosa tratta il presente Gloria!.
Ci troviamo, dunque, vicino Venezia, all’interno del Collegio di Sant’Ignazio, ai primi dell’Ottocento. Qui vivono tante ragazze orfane che, sotto la guida del prelato che dirige l’istituto, si dedicano quasi tutto il giorno alla musica. Insieme a loro vive anche Teresa (impersonata da Galatea Bellugi), una giovane ragazza muta che lavora come governante e di cui praticamente nessuno sa nulla. Un giorno, improvvisamente, una notizia inaspettata: il Papa sta per far visita al collegio e, per l’occasione, bisogna preparare una nuova composizione al fine di organizzare per lui un piccolo concerto. Nelle cantine dell’edificio, giunge nel frattempo una nuova, misteriosa invenzione, che tanto ricorda il clavicembalo. Teresa, totalmente affascinata da essa, scoprirà sorprendentemente di avere un particolare talento.
Gloria!, dunque, è un sentito omaggio alla musica, ma anche a tutte quelle compositrici di cui, con il passare dei secoli, ci si è per sempre dimenticati. Da circa cinquant’anni è stato inventato il pianoforte, ma ancora nessuno è a conoscenza della sua esistenza. Soltanto l’animo puro e il talento nascosto di chi viene praticamente ignorato da tutti, però, può trovare un nuovo modo di godere al massimo di tale arte e di tale invenzione.
Con tali premesse, dunque, non si può non riconoscere a Gloria! una chiara genuinità d’intenti e una forte, fortissima passione da cui ha preso vita la storia stessa. Allo stesso modo, giocando proprio con la musica, con il ritmo e con tutte le potenzialità che gli stessi offrono quando si parla di messa in scena, la macchina da presa di Margherita Vicario si muove agile e dinamica, dando spesso vita a un riuscito mix tra immagini e musiche.
Eppure, nonostante ciò, purtroppo Gloria! non sempre convince. Soprattutto se si pensa alla sua collocazione all’interno del concorso berlinese e non – come sarebbe stato più opportuno – in una sezione collaterale. Questo primo lungometraggio di Margherita Vicario, infatti, malgrado le buone intenzioni, malgrado le interessanti idee di base, non riesce – ahimé! – a discostarsi da determinati canoni che da ormai tanti, troppi anni sembrano fare da protagonisti all’interno delle produzioni cinematografiche nazionali. Il risultato finale è, di conseguenza, un film che per stile e messa in scena ricorda più che altro una fiction televisiva, un film che non ama troppo i rischi, che tratta argomenti sì scomodi (vedi anche, giusto per fare un esempio, la figura del prelato stesso e le sue relazioni segrete) ma che non osa mai, che non si sporca mai le mani e che, anche – e soprattutto – per quanto riguarda ogni possibile risvolto, va a parare esattamente dove ci si aspetta che vada a parare. Peccato. A quanto pare, per quanto riguarda il cinema nostrano di grande distribuzione, ultimamente raramente si riesce a trovare qualcosa che faccia realmente la differenza. Ma in un concorso come quello della Berlinale ci si aspetta indubbiamente molto di più.
Marina Pavido