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Ghostbusters: Minaccia Glaciale

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VOTO: 6.5

Tornano finalmente gli Acchiappafantasmi, ma la nuova avventura è confusionaria

Sono passati pochi anni dai fatti narrati nel precedente Ghostbusters: Legacy e la famiglia Spengler si è trasferita completamente a New York, rilevando la storica ex caserma dei vigili del fuoco e diventando a tutti gli effetti la nuova squadra Acchiappafantasmi. Callie, la figlia dell’ormai defunto Egon (Carrie Coon), ha infatti portato con sé la propria turblenta prole, Trevor (Finn Wolfhard), desideroso di avere un ruolo sempre più importante e operativo, e la geniale Phoebe (la brava Mckenna Grace). Non solo: con loro c’è anche Gary Grooberson (Paul Rudd), ex insegnante di fisica dei ragazzi durante il soggiorno in Oklahoma, ora compagno di Callie e generosamente alla ricerca di un proprio ruolo paterno, un riconoscimento che ancora tarda ad arrivare da parte di Trevor e Phoebe. Le cose non vanno esattamente per il meglio, perché il quartier generale cade a pezzi e perché il sindaco della Grande Mela non vede l’ora di farli chiudere, visti i danni prodotti dalla loro attività di disinfestatori dell’etere : non sveliamo chi sia costui, è una piccola sorpresa, ma possiamo fornire come indizio il fatto che si tratti di una vecchia conoscenza e che detesti i Ghostbusters da moltissimo tempo.
Nel frattempo la mente degli originali cacciatori di spettri, Ray Stantz (Dan Aykroyd), gestisce come già sappiamo un negozio di curiosità e bizzarri ninnoli soprannaturali, aiutato dal giovane youtuber Podcast (Logan Kim), conosciuto nel capitolo precedente. Grazie a questa sua sua attività, egli fornisce segretamente gli oggetti che scopre posseduti all’azienda dell’ex collega Winston Zeddemore (Ernie Hudson) il quale, aiutato dalla fidata Janine Melnitz (Annie Potts), è ormai un ricco filantropo che si occupa della ricerca in campo paranormale e dello sviluppo di nuove armi per combattere i fantasmi. Uno di questi inquietanti manufatti, una misteriosa sfera di metallo, è appartenuta per secoli alla famiglia dello spiantato Nadeem (Kumail Nanjiani), che insieme ad altre cianfrusaglie la vende sciaguratamente a Ray per una cifra ridicola. L’artefatto è stato custodito dalla defunta nonna dello sprovveduto piazzista quale ultima discendente di una setta orientale e, scopriamo presto, incaricata di proteggere ciò che in realtà è la prigione terrena di Garraka, un’antica, malvagia divinità.
Questa minaccia, che naturalmente non tarda a farsi molto seria, si aggiunge ad una serie di problemi. Phoebe infatti è ancora minorenne e, pertanto, le viene vietato di lavorare con i Ghostbusters, creando una spaccatura fra lei e la sua famiglia e portando la ragazza a fare un’insolita amicizia con Melody, lo spettro di una sua coetanea (Emily Alyn Lind), tormentata anima che vaga per New York dopo essere morta in un incendio appiccato da lei stessa. Non va meglio ai ricercatori di Winston, fra cui spiccano lo stizzoso Lars (James Acaster) e Lucky Domingo (Celeste O’Connor), quest’ultima interesse amoroso di Trevor, vista anch’essa nel film precedente, che si è trasferita dall’Oklahoma proprio per uno stage lavorativo come cacciatrice di fantasmi: nell’avanzato laboratorio, infatti, le ricerche compiute con le migliori intenzioni cominciano ad avere sviluppi poco piacevoli. Infine il famoso macchinario per lo stoccaggio degli spiriti, quello in cui vengono svuotate le trappole e che ormai, essendo in uso fin dal 1984, è al limite della capienza, tanto che sembra stia per cedere.
Tutte queste sfortunate coincidenze, concorrono affinché una torrida estate newyorkese si trasformi rapidamente in una apocalisse di ghiaccio, mentre gli unici in grado di fermare Garraka si ritrovano disorganizzati e senza più le risorse necessarie ad opporre resistenza. Il gelo sta per ghermire il mondo, i fantasmi invadono le strade… e chi chiamerai?
Gil Kenan, già co-sceneggiatore dell’altro sequel Ghostbusters Legacy (2021), sostituisce Jason Reitman dietro la macchina da presa in questa nuova avventura ectoplasmica, titolata appunto Ghostbusters: Minaccia Glaciale, confezionando un film con molte potenzialità, che sa essere divertente, ma non privo di numerosi problemi che rischiano di fiaccarne l’esito finale. Come si è già intuito leggendo l’elaborata premessa, uno degli intralci narrativi principali è la tanta carne al fuoco (scusate il paradosso, visto che si tratta di un titolo “ghiacciato”), con un cast estremamente ampio, variegato e comprensibilmente difficile da gestire. Sembrano esserci tante idee che, per qualche motivo, sono state inserite tutte nella trama, senza tralasciarne neanche una che, magari, poteva invece essere buona per qualche altro sequel: avere troppe storie e personaggi da seguire, troppi nodi da sciogliere, significa anche non avere un’idea precisa del pubblico a cui ci si vuol rivolgere. Nonostante infatti Kenan abbia già diretto il film horror Poltergeist (2015), debole remake di uno splendido classico, qui la componente orrorifica si vede pochino, puntando forse su degli spettatori molto più giovani di quelli per i quali erano stati pensati i film precedenti, soprattutto il primo. Rispetto all’umorismo salace degli anni Ottanta, alle allusioni sessuali, alla tensione per qualche reale, spettrale pericolo, qui si vira indubbiamente su battute e situazioni più in linea con i film della Marvel (che ormai segnano il passo, come ben sappiamo). Tale diversa impostazione non è di per sé un difetto, anche se certamente non può non lasciare perplessi i fan più adulti, purché la storia risulti robusta. Come dicevamo, però, si ha spesso l’impressione di una trama dispersiva: ci sono i vecchi Ghostbusters, ci sono tutti i protagonisti di Legacy e poi si sono voluti inserire anche altri nuovi personaggi. Il risultato è che nessuno di questi riesce a spiccare realmente con il suo arco narrativo, ognuna delle vicende è raccontata solo in parte. Perché inserire anche Podcast e Lucky Domingo, se poi praticamente fanno solo le comparse? Perché sprecare l’interessante trama familiare, lasciando poche battute a Callie e sperperando le figure di Gary e quella di Trevor (quest’ultimo a fare da semplice comprimario)? Le interazioni tra gli originali Acchiappafantasmi sono una buona intuizione, in particolare quando ognuno di loro deve fare i conti con un mondo che è cambiato e con l’età che purtroppo avanza inesorabile. Tuttavia anche questo spunto, utile a mettere in scena un vero e proprio “passaggio del testimone” (che nemmeno stavolta si verifica), viene esplorato solo parzialmente. Resta poco chiaro perfino il reale ruolo di Winston, compresa la sua insolita attività di ricerca di altissimo livello che, per motivi che non vengono spiegati, rimane stranamente aliena da qualsiasi intromissione militare o governativa e addirittura non viene neanche comunicata alla nuova squadra. Per quel che riguarda Phoebe, la sua debole storiella da “teen drama” e l’ambigua amicizia con Melody, oltre ai suoi capricci, stravolgono un po’ la brillante caratterizzazione del precedente episodio. Qui, quella che sembrava una ragazza molto intelligente e curiosa, erede del singolare carattere del nonno, diventa un improbabile genio capace solo a quindici anni di gestire scienza e tecnologia per le quali ci vorrebbe una laurea. Non dimentichiamoci infatti che, seppur stralunati, i Ghostbusters degli anni Ottanta erano comunque scienziati adulti, degli studiosi, mentre Phoebe, pur essendo a malapena al liceo, manipola immediatamente macchinari avanzatissimi ed elabora soluzioni tecniche senza lo straccio di un laboratorio. Eppure nella sceneggiatura, almeno stando ai credits, continua ad esserci lo zampino di Jason Reitman, figlio del vulcanico Ivan (a cui è dedicato questo capitolo, essendo egli scomparso pochi anni or sono), regista del primo inarrivabile film del 1984 e del suo seguito del 1989, meno apprezzato all’epoca dalla critica. Nonostante gli innegabili problemi, miracolosamente Minaccia glaciale riesce a divertire. Forse, proprio per questo, rimane il rammarico nel vedere come si tratti di un progetto senza dubbio portato avanti da chi ha a cuore quel che ora è diventato un ennesimo “franchising”, ma che può essere gestito molto meglio. Pare, stando alle indiscrezioni che da mesi circolano in rete, che la produzione abbia insistito per inserire alcuni passaggi: forse è dipeso da questo lo slittamento continuo della data di uscita e la necessità di fare nuove riprese lo scorso inverno. Come sembra anche siano non poche le scene tagliate per ridurre la durata complessiva, che già così sfiora le due ore. Non si tratta insomma di un pessimo film, anzi le idee buone ci sono (soprattutto per il nuovo avversario), ma certo nella sua resa impallidisce di fronte ai vecchi fasti e, con i suoi toni più infantili, è un passo indietro rispetto anche ai temi più orrorifici e inquietanti che si erano visti in Legacy. D’altra parte, almeno per quel che ci riguarda, i fantasmi dovrebbero continuare a rimanere spaventosi e temibili quando si parla di Ghostbusters: si veda a tal proposito l’inserimento dei piccoli omini Marshmallow, che in Legacy avevano il maligno senso dell’umorismo dei Gremlins, mentre qui risultano simpatici e ingenui gnometti. Una pellicola quindi che per voler accontentare tutti, rischia di far sorridere tanti spettatori ma di non essere né carne e né pesce. Se riuscirà ad incassare abbastanza potrebbe essere che in futuro si faccia un altro tentativo, noi lo speriamo, purché stavolta si punti su una sceneggiatura più coerente e focalizzata su un numero più ristretto di personaggi perché, in fin dei conti, è difficile detestare gli Acchiappafantasmi anche quando sono a mezzo servizio.

Massimo Brigandì

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