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Frammenti dal passato – Reminiscence

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VOTO: 6.5

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Se sei la co-creatrice e produttrice esecutiva di una serie di successo come Westworld – Dove tutto è concesso, se condividi il lavoro e la vita di tutti i giorni con un marito come Jonathan Nolan e tuo cognato risponde al nome di Christopher Nolan, è molto probabile per non dire inevitabile che il tuo debutto dietro la macchina da presa si vada a iscrivere di default nel genere fantascientifico. In tal senso, il destino di Lisa Joy, nel momento in cui ha deciso di esordire alla regia, era già stato scritto. Il risultato è Frammenti dal passato – Reminiscence, distribuito nelle sale italiane a partire dal 26 agosto da Warner Bros. Pictures.
La Joy scrive e dirige un film che rimette in circolo, tanto nel racconto quanto nella sua trasposizione, degli ingredienti che per lei e i suoi illustri compagni di viaggio sono diventati la materia prima attraverso la quale costruire storie per il piccolo e grande schermo. La pellicola infatti, si sviluppa narrativamente e drammaturgicamente su e intorno agli elementi del tempo, dello spazio, della memoria e dei ricordi, che gli abituali frequentatori di casa Joy-Nolan sono sempre all’ordine del giorno. In Frammenti dal passato – Reminiscence i suddetti ingredienti rappresentano la portata principale, composta da una ricetta che accoglie tra gli altri anche un’abbondante dose di melodramma e thriller. Il tutto per dare forma e sostanza a un tipo di fantascienza in cui l’elemento futuristico si mescola con una visione retrò-vintage che segue per look la linea di Blade Runner, Strange Days e Inception.
Le lancette dell’orologio vorticosamente ci portano non troppo in là, mostrandoci quelle che potrebbero essere le conseguenze delle azioni scellerate compiute da una Società ormai alla deriva. Siamo nel 2030, in una Miami per la gran parte sommersa dall’acqua a causa del riscaldamento globale e delle guerre. Qui cerca di sopravvivere Nicolas Bannister, un veterano ora investigatore privato della mente, che riesce a scavare nel mondo oscuro e affascinante del passato dei suoi clienti, aiutandoli ad accedere ai ricordi perduti. Vivendo ai margini della costa sommersa di una città ormai allo sbando e cloaca infetta di corruzione e violenza, la sua esistenza cambia per sempre quando incontra una nuova cliente, Mae, che lo contatta per una semplice questione: lo smarrimento di un mazzo di chiavi. Ma presto tutto si trasforma in una pericolosa ossessione. Mentre Bannister lotta per indagare sulla scomparsa della donna della quale si è follemente innamorato, scopre una cospirazione e alla fine dovrà rispondere alla domanda: fino a che punto ci si può spingere per tenere strette le persone che amiamo?
In questo “magma incandescenze” di influenze e fonti inesauribili di ispirazione, prende forma e sostanza una storia che palleggia costantemente tra passato e presente, usando il viaggio nella memoria come passepartout per intrecciare in maniera fatale la componente sci-fi con quella mistery. Nel mezzo una vicenda sentimentale immancabilmente travagliata e allergica all’happy-ending, con un uomo disposto a tutto pur di riavere la sua amata, come nel mito di Orfeo ed Euridice più volte chiamato in ballo dal protagonista interpretato con presenza e intensità da un convincente Hugh Jackman. È lui una delle note positive, insieme al resto di un assortito cast (tra cui Rebecca Ferguson e Thandie Newton), di un film in generale assai derivativo nel concepimento, che mette moltissima carne al fuoco nelle quasi due ore di timeline a disposizione. Tra un tour e l’altro negli intricati meandri della mente umana, alla ricerca delle tante verità sepolte da riportare a galla nel senso letterale del termine, i momenti di stallo purtroppo non mancano. Nell’economia globale del racconto questi passaggi a vuoto generano qualche black-out e digressione di troppo, che rallentano il flusso emotivo e il coinvolgimento del fruitore nei confronti del racconto. Il ché probabilmente avrà spinto la sceneggiatrice e regista statunitense a piazzare qua e là delle scene d’azione (la sparatoria nel club di New Orleans e l’inseguimento sui tetti con corpo a corpo nella palazzina diroccata della scuola d’arte) per riportare in quota il film. Scene che da questo punto di vista contribuiscono alla causa, dando alla pari degli efficaci VFX, delle iniezioni di adrenalina e qualità alla confezione.
Frammenti dal passato – Reminiscence è uno di quegli esordi ambiziosi per disponibilità finanziarie e potenziale tecnico, oltre che artistico, dal quale era legittimo attendersi di più. Di quel più però sullo schermo è arrivato solamente una quota parte sufficiente a intrattenere lo spettatore con un fanta-thriller comunque di buona fattura nonostante le fasi altalenanti che ne caratterizzano la scrittura.

Francesco Del Grosso

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