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Forever and Ever

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VOTO: 7,5

Questo matrimonio non s’ha da fare

I cortometraggi d’animazione di Michaela Pavlátová stanno accompagnando gli spettatori del 41° Bergamo Film Meeting sin dai primi giorni del festival. In modo assai gustoso, finanche piacevole, per quanto i lavori della regista ceca siano così spesso corredati di quell’umorismo amaro, pungente, disincantato e scobutico, che tocca l’apice quando a divenire oggetto di satira sono i rapporti famigliari e di coppia. Di lei conoscevamo già uno struggente e meraviglioso lungometraggio, My Sunny Maad, eppure è nel formato breve che la sua corrosiva ironia e certe intuizioni estetiche sembrano esprimersi al meglio.
Sarebbe bello poter passare in rassegna le varie ossessioni che ricorrono nei corti visionati finora, esplorare insieme un immaginario tanto ricco e stratificato, ma occorrerebbe sciverci sopra un saggio. Concentriamoci pertanto sul breve, spiazzante e lapidario film che al momento ci ha maggiormente colpito, offrendoci anche più spunti sui quali rimuginare un po’: Forever and Ever (Až na věky), realizzato nel 1998.

Scriveva nei Sillogismi dell’amarezza il non meno caustico Emil Cioran: ”Perché «il carro funebre del Matrimonio» (the Marriage hearse)? Perché non il carro funebre dell’Amore? – Come mi spiace la restrizione di Blake!
Ebbene, in appena un quarto d’ora Michaela Pavlátová ha saputo concentrare una serie di immagini che non sarebbero dispiaciute né a Cioran né tantomeno a Blake, visto che è proprio il rapporto matrimoniale (con le sue ricadute più meschine e tristi) a essere preso beffardamente di mira. Molto interessante è però anche il versante tecnico, stilistico. “Scene da un matrimonio”: alcune riprese “rubate” agli sposi, durante la cerimonia e in vari momenti dell’ancor più classica festa di nozze, fanno da contrappunto alle vere e proprie sequenze di animazione, realizzate ognuna con una tecnica e un approccio differente, ma parimenti orientate a dipingere in modo caricaturale la monotonia e i grigi compromessi della vita coniugale. Alcuni bozzetti risultano più divertenti, altri decisamente malinconici. Ma tra mariti legati al guinzaglio, spose costrette a fare quasi da madri a maritini in pieno deficit d’accudimento e coppie che persino in casa non s’incrociano praticamente mai, restando in balia di uno schermo televisivo, la visione della Pavlátová s’afferma strada facendo con desolata arguzia, sprigionando uno humour dai tratti corrosivi e comunque folgoranti.

Stefano Coccia

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