Orrori quotidiani in Siria
Guardando questo documentario, tornano alla mente i famosi versi della poesia “Soldati” di Giuseppe Ungaretti: si sta/come d’autunno/sugli alberi/le foglie. In For Sama (Tittolo italiano Alla mia piccola Sama), presentato al festival #Cineuropa33, i protagonisti non sono degli umili soldati inviati dagli scellerati superiori a fare la guerra, ma gente comune siriana che deve sopravvivere dentro un’esistenza forgiata dalla precarietà di stare sotto il continuo pericolo delle bombe che possono cadere e distruggere tutto. Quelli che riescono a sopravvivere, molte volte miracolosamente, sebbene straziati dal dolore (perdita di familiari o dei pochi beni posseduti) devono continuare a vivere per aiutare gli altri. In questa landa urbana, già distrutta dai passati governi nefasti, e che continuamente segue bersagliata da quelli che si sono autoproclamati (o auto-glorificati) come “salvatori” del popolo siriano, questi soldati (sinonimo di combattenti) comuni si sono armati di ferrea volontà per non perdere quello che gli resta, e mantenere un’allegria (da leggere come sinonimo di speranza) da naufraghi.
For Sama, diretto da Waad Al-Khateab e Edward Watts, è il resoconto filmato di quanto accadde in Siria, precisamente nella città di Aleppo, dal 2012 al 2016. L’autrice, quasi sempre armata di videocamera, ci porta dentro l’orrore, e questa vicinanza dell’obiettivo con quanto accade è quasi tangibile per gli spettatori. Il documentario diviene, quindi, un hic et nunc video che mette al corrente gli spettatori (lontani) su com’è la vita quotidiana dell’autrice, della sua famiglia e di tutto il popolo siriano. Tutto quello che vediamo (macerie, lacrime, grida, rumori delle bombe, feriti, morti e sangue… tanto sangue) sono le realtà con cui i cittadini devono convivere, stringendo i denti e rimboccandosi le mani. Osservando la città di Aleppo distrutta, ritornano alla mente le sequenze iniziali di Germania anno zero (1948) di Roberto Rossellini, in cui si vedevano infiniti cumuli di macerie della città di Berlino. E guardando tutto quest’orrore, in particolar modo i bambini morti e gli ospedali colpiti dalle bombe, si riflette su quanto propina certa propaganda, intorno a bombe intelligenti e missioni di pace atte a salvare i popoli dai cattivi. Ciclicamente Hollywood ricrea cinematograficamente queste tragedie, per trasmettere emozioni e far riflettere sulle brutture del mondo, ma per quanto realismo s’inietta nella finzione, tutto è fasullo e ipocrita negli intenti, e con For Sama si capisce cosa significa vivere dentro una guerra (non voluta). Fortunatamente, il documentario, che come recita il titolo è un omaggio alla piccola primogenita dell’autrice, nata e vissuta sotto le bombe, mostra anche che, in questo paese straziato da una sanguinosa guerra, possono esserci anche dei momenti felici. Giustappunto la nascita di Sama (e poi della secondogenita), il marito di Waad Al-Khateab che non perde il suo sorriso di speranza, anche se come medico ogni giorno deve affrontare la cruda realtà. Oppure anche dei bambini sorridenti e innocenti che giocano dentro i rottami di un autobus, come se fosse una normale un’attrazione da Luna Park.
Roberto Baldassarre