Da Hong Kong all’Islanda, passando per il cuore
Tra le proposte più eccentriche, singolari, di questo 24° Far East Film Festival, vi è stata senz’altro la proiezione di Finding Bliss: Fire and Ice – The Directors’Cut, preceduta da alcuni esercizi mentali compiuti dal pubblico e dagli organizzatori della kermesse friulana, sotto una guida d’eccezione: l’adorabile (sin dalla coloratissima e un po’ circense tenuta) “creative director” della piccola spedizione hongkonghese, il comico Jim Chim. Costui si è presentato sul palco assieme a Kim Chan (co-regista del film assieme a Dee Lam), al produttore Conroy Chan e alla mitica Josie Ho, artista poliedrica che del Far East è una veterana. Ebbene, l’istrionico e carismatico mattatore, esponente tra l’altro della scuola di insegnamento teatrale Philippe Gaulier, ne ha lasciato intuire il metodo coinvolgendo prima la direttrice del festival Sabrina Baracetti e poi tutti gli spettatori in uno stimolante e a prima vista bizzarro giochino, anticipato ogni volta dalla divertente formula (quasi magica) “italiano farafinno cacatinno”. Queste buffe parole, come si vedrà, introducono un esercizio volto a mettere in discussione, con la massima semplicità ma in modo finanche arguto, le nostre relazioni con gli altri al pari di quei condizionamenti sovrastrutturali dei quali può essere talvolta utile liberarsi, sia che si voglia intraprendere un percorso creativo, sia che ci si voglia muovere con meno zavorra in direzione della gioia, della felicità.
Si, perché la ricerca della felicità è uno dei temi portanti del film stesso, documentario sui generis e resoconto di una straordinaria esperienza di vita. Difatti, condivisa col pubblico di Udine questa prassi curiosa ma al contempo rivelatrice, partono sullo schermo le immagini di Finding Bliss: Fire and Ice – The Directors’Cut. Ci raccontano queste del viaggio intrapreso qualche tempo fa da un gruppo di artisti di Hong Kong, tra i quali per l’appunto Josie Ho e la sua band, alla volta dell’Islanda, paese dove sotto la guida del già menzionato Jim Chim avrà luogo l’intenso, divertente, liberatorio workshop cui hanno poi partecipato non soltanto gli ospiti asiatici, ma anche interpreti teatrali del posto.
Ciò che ne esce fuori, in modo altrettanto arioso e libero, è quindi l’incontro tra due culture e due stili di vita indubbiamente distanti, ma desiderosi di conoscersi. Da un lato l’eterogeneo gruppetto di attori, musicisti, rapper, coreografi venuti da Hong Kong: una realtà ricca di fascino ma che negli ultimi anni è andata incontro a problematiche economiche e politiche sempre più asfissianti, stressanti, tali talvolta da stritolare negli spiriti più sensibili la naturalezza e la gioia di vivere. In controcampo la quotidianità più rilassata e armonica della piccola nazione nordica, un’isola dal paesaggio incredibile e dalla densità demografica enormemente più bassa, dove però non mancano fermenti culturali vivissimi: ne è un esempio l’assai sfiziosa sequenza in cui la comitiva si reca in un negozio di dischi, a caccia dei tanti gioielli della scena pop e rock islandese, dagli Sugarcubes (uno dei primi gruppi ad avere Björk come cantante) ai Sólstafir.
Insomma, nel mettere insieme un confronto culturale pressoché inedito e dai risvolti curiosi, quel bel cammino intrapreso tutti insieme alla ricerca dell’ispirazione più autentica, come pure di una catarsi personale, e tante altre cose ancora, Finding Bliss: Fire and Ice – The Directors’Cut ha rappresentato per il festival una boccata d’aria fresca, pulita. Simile a quella che circola negli splendidi paesaggi artici, inquadrati di tanto in tanto con meraviglia dalla macchina da presa.
Stefano Coccia