Un compleanno da celebrare
Senza dover necessariamente ricorrere alle provocazioni, talvolta gratuite, formali e di contenuto alla Festen (1998) di Thomas Vinterberg, ecco che Cédric Kahn regala al suo pubblico un’altra lucida analisi della famiglia borghese. Argomento quest’ultimo, spesso affrontato con spiccata vis polemica attraverso drammi e/o commedie,, che parrebbe stare molto a cuore a certa cinematografia transalpina. Premessa necessaria per sottolineare come il limite principale di questo Fête de Famille risieda proprio nella non certo trascendentale originalità narrativa, con una trama che vede figli, mogli, compagne e nipoti riuniti sotto il medesimo tetto – una grande magione di campagna che rivelerà ben presto le ambiguità dell’acquisto – allo scopo di festeggiare il compleanno della matriarca Andréa, interpretata dalla inossidabile Catherine Deneuve. Inutile sottolineare come l’atmosfera, inizialmente festosa, subirà un brusco cambiamento con l’arrivo della figlia border-line Claire (Emmanuelle Bercot), di ritorno dopo una lunga permanenza negli Stati Uniti.
In Fête de Famille Cédric Kahn – anche attore, come da un po’ di tempo a questa parte gli capita – tende inizialmente a dissimulare. Ad occultare le pesanti problematiche interne al nucleo famigliare tanto da far sembrare il film un’innocua commedia sulle difficoltà ben conosciute anche nella realtà di tutti i giorni, nel tenere unite famiglie numerose. L’ipocrisia nella finzione diventa preponderante e il documentario che sta provando a girare Romain (Vincent Macaigne) sull’evento serve solo ad aumentare le distanze tra i vari personaggi, nonché a marcare un ulteriore scarto simbolico tra l’apparenza e lo stato effettivo delle cose. Perché Fête de Famille, lo si comprende subito, è un lungometraggio incentrato sui protagonisti stessi. Sui rispettivi rapporti e sulle loro interazioni che si evolveranno in corso d’opera. La modalità di scrittura – la sceneggiatura è sempre opera dello stesso Kahn – risulta precisa e ben delineata, non risparmiando stilettate distribuite “democraticamente” un po’ a tutti. E scavando in maniera indefessa vengono alla luce tutte le bassezze assortite, tra razzismo, dipendenze e manie varie, di cui ogni membro è in qualche modo afflitto. Del resto il Kahn regista ci ha abituato, nel corso della propria filmografia, a ritratti fuori dall’ordinario inseriti in contesti apparentemente tranquilli quando non banali. Basta tornare con la memoria a Roberto Succo (2001) e a Luci della notte (2004), per comprendere appieno come la marginalità possa degenerare in situazioni poi difficilmente controllabile. E proprio questo accade in un prefinale quasi parossistico per la crudeltà psicologica, e non solo, esibita; coronato in seguito da un epilogo perfettamente riuscito nella sua zuccherosità manifesta, come a voler ribadire una volta di più il concetto che è sempre molto più semplice nascondere la polvere sotto i classici tappeti casalinghi piuttosto che risolvere le problematiche, peraltro molto serie, a viso aperto.
Fête de Famille, presentato nella Selezione Ufficiale della quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma, sarà prossimamente distribuito in Italia dalla BIM. Un’occasione per specchiarsi, senza edulcorazioni di sorta, in uno dei mali endemici della società odierna: il mancato senso di appartenenza ad una comunità. Istanza che parte, secondo Kahn, proprio dalla ormai vetusta e perciò seppellita pseudo-sacralità dell’istituzione famigliare.
Daniele De Angelis