Cambiamenti climatici vs. giustizia svizzera: una partita a tennis
Può capitare che anche qualora il primo set se lo sia aggiudicato qualche pubblico ministero ancorato a vecchi schemi, il secondo sia appannaggio di un team di avvocati della difesa maggiormente sensibili alle proteste per il clima, per cui la partita debba poi protrarsi fino al quinto set, pardon, di fronte alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Per decidersi infine addirittura al tie-break.
Scusateci per le metafore tennistiche, ma non abbiamo cominciato noi: l’interessante e a tratti avvincente documentario di Stéphane Goël (cui si devono anche Citoyen Nobel, De la cuisine au parlement – Edizione 2021 e Insulaire, altre opere di notevole impatto, dalle implicazioni socio-politiche parimenti valide) comincia proprio con la testimonianza audiovisiva di una particolarissima forma di protesta, portata avanti dai giovani attivisti svizzeri. Alcuni di loro tempo fa si erano introdotti vestendo abiti sportivi dentro una sede di Credit Suisse, dove avevano anche simulato una partita di tennis, per additare all’opinione pubblica sia le attività di un gruppo bancario molto poco sensibile nei fatti alla minaccia del cambiamento climatico (visti i cospicui investimenti attuati nelle risorse energetiche più inquinanti ), sia l’atteggiamento ambiguo di campioni come Roger Federer, il quale con eccessiva disinvoltura aveva accettato Credit Suisse tra i propri sponsor. Ammirevoli la passione, la creatività e il “situazionismo” di fondo dei ragazzi. Ma ben presto sarebbero arrivate conseguenze legali, per via del loro gesto per niente conforme alle regole…
Presentato in anteprima per l’Italia martedì 28 marzo presso Palazzo Trevisan degli Ulivi, sede del Consolato di Svizzera a Venezia, État de nécessité è ulteriore dimostrazione di come la rassegna Cinema Svizzero a Venezia (qui nel formato Spring Edition) tenga in grande considerazione quei lavori d’impronta documentaria, che possono vantare importanti temi politici e sociali quale nucleo.
Il nuovo documentario di Stéphane Goël, pur restando alquanto lineare nell’esposizione dei fatti, rivela infatti una certa freschezza allorché la controversa questione delle proteste per i mutamenti climatici scivola su un doppio binario: da un lato il così colorito versante dell’energia giovanile riversata nelle manifestazioni, nella loro ideazione e attuazione, dall’altro le tante sottigliezze, lo studio accurato dei singoli casi e le tattiche portate intelligentemente in tribunale da quei team di avvocati, che “pro bono” hanno preso a cuore la stessa causa per cui si battono quei ragazzi. Molto stimolante, ad esempio, il confronto generazionale colto durante la preparazione dei processi tra i giovanissimi impegnati in quelle azioni, talvolta persino ingenui nell’argomentare le proprie scelte, e i più maturi legali che si sono raggruppati per difenderne l’operato di fronte a una corte. Cinema d’impegno civile intessuto di tematiche care all’ala progressista della società svizzera, insomma, che all’occorrenza sa prendere appunti dal florido filone del legal movie d’oltreoceano.
Stefano Coccia