Il cuore di Roma batte per la Roma
‘Essere o non essere, questo è il dilemma’, si chiedeva l’Amleto shakespeariano; per il tifoso romanista la risposta è chiarissima: il gol di Turone È buono. Anzi, era, considerato che fu annullato dall’arbitro Bergamo su indicazione del guardalinee Sancini per fuorigioco. Quarant’anni dopo quel fatidico 10 maggio 1981, i registi Francesco Micciché e Lorenzo Rossi Espagnet mettono nero su bianco (anzi, immagine su immagine) e girano il documentario amletico per eccellenza: Er gol de Turone era bono, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma ed ora nelle sale come evento speciale.
Il gol annullato di Maurizio “Ramon” Turone durante Juventus-Roma, terzultima giornata del campionato e partita decisiva per lo scudetto non è stato discusso sul campo da gioco ma nelle ore immediatamente successive, quando le immagini della moviola hanno mostrato l’azione al rallentatore e i tifosi romanisti in trasferta erano sulla via del ritorno; da allora, ‘il gol era buono o il gol non era buono’ è diventato uno dei misteri irrisolti del calcio che fu. Sullo schermo, oltre a immagini registrate della partita, moviola, Telebeam, Micciché e Rossi Espagnet portano una nutrita schiera di ospiti, ex calciatori, esponenti del mondo dello spettacolo, giornalisti sportivi, in un fittizio scontro juventini-romanisti che vede i primi gongolare e negare la validità di quel gol decisivo ed i secondi con il cuore ferito per quell’ingiusta decisione arbitrale (prima di una lunga serie, se guardiamo agli anni successivi) che costò molto probabilmente alla Roma uno scudetto meritato.
E’ il 10 maggio 1981, si gioca Juventus-Roma al Comunale di Torino. Al 72° Bruno Conti mette una palla in mezzo all’area juventina, Pruzzo la spizza per Turone che in volo infila Zoff. Gol! La Roma vince 1-0, e presumibilmente il suo secondo scudetto Ma no. Non andrà così. L’arbitro Paolo Bergamo annulla il gol su segnalazione del guardalinee Giuliano Sancini per fuorigioco. Ma c’era davvero?
Il calcio di quegli anni è diverso da oggi, i calciatori si fermavano a parlare con i tifosi, imprenditori come Dino Viola gestivano le squadre come affari di famiglia, i tifosi partivano in trasferta in auto per lunghi ‘viaggi della speranza’; il cuore pulito del calcio, di cui la serie A è il fiore all’occhiello, e quello puro dei tifosi si toccano virtualmente ed intimamente, quello dei romanisti oltre misura. E non esiste il Var nel 1981; gli arbitri confidano nella propria esperienza e si fidano dei propri collaboratori; come dirà ancora oggi Bergamo, lui non aveva la giusta visuale ma se Sancini ha alzato la bandierina del fuorigioco, il fuorigioco c’era e il gol andava annullato.
Un fuorigioco controverso ed inesistente, ma la partita è stata giocata e nulla può cambiarne l’esito; un risultato che lascia ancora oggi l’amaro in bocca a chi c’era quel giorno, al Comunale di Torino o davanti alla tv, e a chi non c’era, perché ancora non nato, ma di questa partita ha sentito discutere i padri o i nonni. Sul grande schermo, Enrico Vanzina, Paolo Calabresi, Roberto Pruzzo, Paulo Roberto Falcão, Giorgio Martino e lo stesso Maurizio “Ramon” Turone (che rivede l’azione per la prima volta dopo tutti questi anni) soffrono, si arrabbiano, discutono; perché chi ama la Roma la ama dal profondo ‘nella buona e nella cattiva sorte’ e quell’ingiusta decisione pesa come un macigno nel cuore di ogni tifoso. Come dice Vanzina, quel giorno “eravamo lì in ventimila, e la verità sta nel cuore di quei ventimila”. Non c’è moviola, Telebeam o Var che tenga o che possa cambiare questa realtà. Ma il proprio fuorigioco lo commenta chiaramente, in un’esplosione troppo a lungo contenuta, il protagonista di quel gol che è entrato nella storia, Maurizio “Ramon” Turone: “Venivo da dietro, mortacci tua”.
Michela Aloisi