La difesa non è sempre il migliore attacco
Nonostante l’omonimia con il film scritto e diretto nel 2013 da Neill Blomkamp, l’Elysium del quale ci apprestiamo a parlare non è quello del cineasta sudafricano, bensì quello che porta la firma di Jae-woong Kwon. Per i motivi piuttosto banali che vi andremo ad elencare da qui a poco, il margine di errore in questo caso è ridotto ai minimi termini, per cui solo una clamorosa svista, frutto di una catena a ripetizione di distrazioni inanellate una dopo l’altra da parte del fruitore di turno, potrebbe portarlo a confonderli e a procedere all’acquisto del prodotto audiovisivo sbagliato.
A scanso di equivoci, però, sgomberiamo comunque qualsiasi dubbio a riguardo. Cominciamo con il dire che, a parte il titolo e l’ambientazione post-atomica che fa da sfondo a entrambe le storie, null’altro lega le due pellicole, se non l’appartenenza alla famiglia allargata della fantascienza. Ciononostante si tratta di opere già a prima vista completamente diverse e a confermarcelo i rispettivi identikit: da una parte quella di Blomkamp è uno Sci-Fi con attori in carne e ossa made in USA di produzione recente, mentre dall’altra è l’animazione il linguaggio con il quale prendono forma e sostanza le immagini di provenienza orientale che risalgono a una decina esatta di anni prima. Era, infatti, il 2003 quando il lungometraggio di Jae-woong Kwon, l’unico in carriera, si aggiudicava una nomination come miglior film al Fantasporto e faceva la sua prima apparizione pubblica in Italia nel cartellone del Future Film Festival. Ora, a tredici anni di distanza, ha trovato spazio nel mercato home video nostrano grazie a Mustang Entertainment, che lo offre nella versione Dvd con il solo trailer a comporre il comparto extra. Per il resto, la nitidezza delle immagini e la buona qualità del suono ne consentono una più che adeguata fruizione casalinga.
I suddetti elementi permettono allo spettatore di godere seduti comodamente sul divano di casa del vero punto di forza di Elysium, ossia la componente spettacolare che non è data dal tipo di animazione utilizzata, bensì dallo spettacolo portato sullo schermo attraverso le pregevoli e adrenaliniche scene d’azione presenti sulla timeline. Non è, infatti, il disegno computerizzato tridimensionale a rubare l’occhio di colui che guarda, perché tra le diverse tecniche a disposizione del cinema animato è quella che meno riesce a lasciare il segno. Pur se di impatto, salvo rare eccezioni, appare sempre glaciale e spigolosa, incapace di staccarsi dalle linee e dai pixel che lo compongono. Ma è una questione di gusti e i gusti in quanto tali non si discutono. C’è da dire che dal 2003 ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, con la grafica 3D che nel frattempo ha fatto passi da gigante raggiungendo standard decisamente molto più elevati di quelli a disposizione e messi in mostra dal regista sudcoreano e dalla sua equipe ai tempi della produzione di Elysium. Fatto sta che la resa non brilla. A brillare sono invece i combattimenti che si susseguono sullo schermo, in grado di tenere in piedi le sorti dell’opera, a cominciare da quelli nel deserto e nella città non meglio identificata rasa al suolo, che vede impegnate le due fazioni robotiche rivali. I duelli a colpi di spada, le evoluzioni e soprattutto la presenza di un pilota umano o alieno all’interno del robot stesso, non può che riportare alla mente Pacific Rim, ma anche a tutta quella serie di anime transitata per la gioia dei più piccoli nel tubo catodico nei decenni passati, a cominciare dalla celeberrima saga di Goldrake.
A Elysium e al suo autore, però, hanno sempre interessato un altro bacino di utenza, che non è quello esclusivamente adolescenziale. Sin dalla prima sequenza ambientata al Polo Sud nella grotta sotterranea è, infatti, fin troppo chiaro che è a un pubblico young adult che il regista intende rivolgersi. Lo sterminio ad opera di una misteriosa forza aliena di un’intera squadra di esploratori inviata sul posto per scoprire cosa si cela nel sottosuolo è, in tal senso, una vera e propria lettera d’intenti. Debole quanto frammentata e confusa è la restante parte del racconto, nonostante l’architettura preveda un’evoluzione narrativa e delle one lines piuttosto comuni al genere. Siamo nell’anno 2113, in un disorientante e glaciale scenario post-atomico, dove un giovane coraggioso si trova a dover lottare contro un terribile e misterioso nemico sbarcato dall’astronave Elysium. Nulla di più semplice drammaturgicamente parlando, anche per quanto concerne il tema del racconto di formazione, eppure Jae-woong Kwon ce la mette tutta per ingarbugliare la trama. Decisamente più abile quando, al contrario, dalle parole decide di passare ai fatti, mettendo da parte il ruolo di narratore per calarsi in quello di disegnatore di sequenze d’azione. Gli sviluppi e il successivo epilogo lo lasciamo alla visione, ma sappiate che sarete voi a dovere tenere saldamente le fila del discorso per non perdere la bussola. Davvero un grosso limite questo.
Francesco Del Grosso
Elysium
Regia: Jae-woong Kwon
Corea del Sud, 2003 Durata: 86′
Lingue: Italiano Dolby Digital 2.0, Inglese Dolby Digital 2.0 Sottotitoli: Italiano per non udenti
Formato: 16/9 1.85:1
Estra: Trailer
Distribuzione: Mustang Entertainment