L’importanza di saper chiedere aiuto
«Questo programma contiene storie reali di persone che hanno dovuto lottare contro la depressione. Queste storie includono suicidio, abuso sessuale e uso di droghe. Includono anche parole di speranza, aiuto e supporto». Queste parole appaiono immediatamente nel cartello in testa al documentario Each and Every Day della regista Alexandra Shiva, la quale, già in suoi precedenti lavori come How To Dance in Ohio del 2015 (dove affronta la difficoltà da parte degli autistici di vivere il senso della comunità e segue un gruppo dei ragazzi che si preparano a partecipare al ballo di primavera) o This Is Home del 2018 (entrambi presentati al Sundance Film Festival) in cui, conscia della realtà e delle regole a cui devono sottostare i rifugiati negli Stati Uniti, sceglie di seguire quattro famiglie mandate a stabilirsi a Baltimora nel 2016. Hanno solo otto mesi per trovare un lavoro, imparare l’inglese e potersi mantenere. Per siriani come Khaldoun – torturato e lasciato fisicamente disabile – e bambini come Mohammad, il quale soffre di DPTS, le necessità vanno ben oltre le lezioni su che abbigliamento indossare sul luogo di lavoro.
Bastano questi due titoli per farci intuire la sensibilità di donna e regista nei confronti degli ‘ultimi’, di chi è ‘meno considerato’ e di temi che appaiono ancora scottanti da trattare. In questo range rientra proprio il tasto della salute e del benessere mentale, ancor più riferito ai più giovani e Each and Every Day . «Prodotto da Sheila Nevins e realizzato in collaborazione con The Jed Foundation, il documentario si concentra su nove giovani dai diversi background razziali, etnici, religiosi e socio-economici che, condividendo le loro storie personali in una conversazione intima e coinvolgente. […] Le storie dei ragazzi, sebbene estremamente forti e dolorose, sono dense di speranza e raccontano un percorso che, grazie alla forza di chiedere aiuto, ha portato i protagonisti alla guarigione e alla rinascita».
Una delle prime immagini di forte impatto consiste nell’osservare/incontrare tramite chat video (uno dei canali di comunicazione, se non il mezzo per eccellenza, durante il covid) questi nove ragazzi (in ordine di apparizione: Emma, Nathan, Pablo, Abraham, Mabri, Gobbie, Saniya, Queen e Hannah), i quali, dialogando con Janis Whitloch (senior advisor della Jed Foundation), riescono, tra fragilità e punti di forza, a ripercorrere i propri momenti connessi a uno stato d’animo/malattia in particolare: la depressione.
La Shiva adotta un linguaggio televisivo (non nell’accezione negativa), che possa tenere incollato in primis la platea di ragazzi – visto anche il canale su cui va in onda – adoperando, ad esempio, la musica durante il collage di foto di queste vite, in cui entra in punta di piedi. Li contestualizza facendoci vedere dove vivono e poi – adoperando soprattutto primi piani e piano medio quando vuole stare un po’ distante quasi per rispetto – li lascia parlare di ferite e cicatrici. «Avevo una tristezza oscura che non riuscivo a capire» o ancora «Non riuscire a pensare al futuro» sono solo alcune delle frasi (e abbiamo scelto quelle ‘meno forti’) con cui questi giovanissimi narrano il proprio faccia a faccia con la depressione, causata talvolta dal bullismo, da minacce di molestie sessuali, ma anche da ciò che si ha dentro e non si riesce a decifrare oppure è condizionato dal giudizio sociale. Uno dei punti di forza di questo documentario consiste proprio nel riuscire ad offrire una panoramica realistica e che non vuole edulcorare, anzi, senza puntare il dito contro nessuno, ad esempio ci fa toccare con mano come chi ha origini asiatiche offra (e, a seconda della situazione, subisca) un altro sguardo su come sia vista la salute mentale.
La Whitloch evidenzia, a un tratto, come la loro saggezza che, chissà, forse li ha portati a crescere ancora più in fretta rispetto ad altri coetanei, se la siano guadagnata. Un altro merito di Each and Every Day consiste nel non soffermarsi troppo quando uno o una di loro ha un cedimento emotivo (ben comprensibile), che, anzi, crea maggiore empatia e fa porre allo spettatore di turno delle domande.
Un elemento interessante è che questa operazione si sia voluta realizzare durante il periodo del covid, quando, forse, c’era sì più tempo, ma al contempo i ragazzi erano di nuovo messi a dura prova e avendo superato la prova più dura, hanno imparato a essere di supporto per i coetanei – o almeno lanciano un ‘grido’ nel non avere timore di domandare aiuto.
«Stavo pensando a quanto questo sia catartico parlare con persone che capiscono», ascoltiamo all’inizio da uno di loro. Da pubblico si avverte questa catarsi, però parallelamente è come se si venisse messi spalle al muro nel porsi degli interrogativi perché di salute e benessere mentale si parla ancora troppo poco e il covid-19 – consciamente e non – potrebbe influire ancor più (se non l’ha ancora fatto). «Girando questo film ho visto in prima persona il modo in cui i giovani affrontano le loro sfide di salute mentale, incluso parlare apertamente di suicidio. Mi ispira e mi conforta sapere che i giovani non nascondano questo problema: parlarne salva vite», ha dichiarato Alexandra Shiva.
«Ci vuole forza per ammettere che stai soffrendo» e questo è uno dei ‘mantra’ che dovremmo (r)accogliere da questi ragazzi, protagonisti del doc, che hanno imparato a essere protagonisti delle proprie esistenze – e non smettono di imparare a farlo.
«I am not the things my family did
I am not the voices in my head
I am not the pieces of the brokenness inside
I am light
I am light
I am light, I am light
I am light, I am light
I am light, I am light»
(da “I Am Light” della cantautrice, musicista e polistrumentista statunitense India.Arie).
«La messa in onda del documentario su MTV verrà preceduta dalla maratona di 16 and Recovering, una serie di documentari sui trionfi e le tragedie degli studenti della Recovery High School, un liceo di recupero. La serie – già andata in onda su MTV – ha seguito le loro vite sull’impegnativa strada verso la laurea mentre combattono contro l’abuso di sostanze e problemi di salute mentale. La maratona partirà intorno alle 18. ViacomCBS, attraverso il brand MTV, conferma il proprio impegno nell’ascolto e supporto alle fasce più giovani della popolazione e lo fa affrontando tematiche legate al benessere mentale e indagando la psiche dei ragazzi che, nell’ultimo anno, hanno dichiarato di aver tentato il suicidio o di aver avuto pensieri suicidi. Output di questo viaggio è proprio il documentario Each and Every Day» (dalla nota ufficiale), previsto per le 21:10.
Maria Lucia Tangorra