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Doppio sospetto

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VOTO: 6.5

Tra Hitchcock e Sirk

François Truffaut, e gli altri suoi colleghi cinefili de “Les Cahiers du cinéma”, furono i primi a ritenere Alfred Hitchcock un genio cinematografico, e non solamente un semplice artigiano del cinema. Soprattutto, ritenevano che fosse un perfetto modello da seguire per quanto riguarda la costruzione della trama e la messa in scena qualora si volesse realizzare un thriller. Questa riverenza verso “il maestro del brivido” è racchiusa nel noto e imperdibile libro “Le cinéma selon Alfred Hitchcock”, in cui è impressa l’appassionata e meticolosa intervista che Truffaut fece al Maestro intorno a ogni sua pellicola. Molte decadi dopo, l’influenza hitchcockiana che ha fulminato autori cinematografici di successive generazioni e di provenienza geografica differente è stato rimarcato nel documentario Hitchcock/Truffaut di Kent Jones (2015), che basandosi su quel testo cinefilo, intervistava differenti registi che spiegavano la loro passione verso Hitchcock e cosa hanno appreso dalla sua – indiretta – lezione. Gli autori che erano stati intervistati da Kent Jones, però, erano solo una piccola porzione (ad esempio mancava Brian De Palma) tra tutti quelli che avevano attinto (dichiarandosi o no) da quell’influsso, e adesso a questa lista bisogna aggiungerci, con convinzione, anche il regista Olivier Masset-Depasse.

Il regista belga, giunto al suo quarto lungometraggio, si confronta con una storia che rientra molto bene nel genere thriller, quindi inevitabilmente rispolvera quei ritmi e quelle “stasi” create da Sir Alfred Hitchcock. La pellicola è tratta dal romanzo “Derrière la haine” (letteralmente “Dietro l’odio”) della scrittice Barba Abel, e in originale s’intitola Duelles (cioè “Duello”), perché il centro della trama è proprio il rapporto/scontro che si creerà tra le due donne protagoniste. La distribuzione italiana, invece, in modo più “spiccio”, mette in rilievo l’atmosfera thriller, e ha optato per un accattivante titolo perfettamente Hitchcockiano: Doppio sospetto. Eppure è abbastanza riduttivo licenziare Duelles come un semplice thriller, Perché Masset-Depasse, nel comporre questa storia, recupera e mescola anche altre atmosfere cinematografiche. Doppio sospetto è prima di tutto la storia di due donne, amiche intime che condividono una villa bifamiliare, ma caratterialmente opposte (già il colore dei capelli distingue tali differenze). Ambientata negli anni Sessanta, la pellicola narra di due famiglie piccolo-borghesi, per tanto quest’aspetto rievoca certo cinema fitto di “duelli” firmati dal maestro di fiammanti melodrammi Douglas Sirk (sottolineato anche da una fotografia che ricorda i marcati colori del Technicolor utilizzati da quel regista). Masset-Depasse, che ha scritto in solitaria anche la sceneggiatura, sa che citare Hitchcock può essere molto rischioso, perché se non si utilizzano bene quegli elementi la pellicola può essere solo una brutta copia, ma il regista belga, benché lavori molto di manierismo, è riuscito a costruire una funzionale storia compatta, che sa costruire la tensione sia a livello d’intreccio e sia a livello visivo. Escludendo un finale troppo espositivo, dall’inizio al pre-finale Masset-Depasse non esagera con le astuzie visuali ideate da Hitchcock, ma costruisce lentamente la suspense che si crea con il duello psicologico che attuano le due donne.

Roberto Baldassarre

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