Uscita di scena
Nell’epidemia che ha colpito la commedia nostrana nei mesi a cavallo tra il 2018 e il 2019, segnati dall’uscita nelle sale di una serie di pellicole da consegnare quanto prima agli archivi della dimenticanza, un film come Domani è un altro giorno rappresenta una piccola ma vitale boccata d’ossigeno. Peccato solo che l’opera seconda di Simone Spada, fresco della candidatura ai David Donatello come migliore esordiente con Hotel Gagarin, non sia come il precedente tutta farina del suo sacco, ma il remake del pluridecorato Truman di Cesc Gay.
Con la pellicola del cineasta torinese, distribuita da Medusa a partire dal 28 febbraio, si va dunque ad attingere nuovamente oltre confine per sopperire alla pigrizia e alla mancanza d’ispirazione delle nostre penne, preferendo l’import di storie e personaggi al frutto originale di una creazione made in Italy. Non è, infatti, la prima volta che accade e sicuramente non sarà nemmeno l’ultima. Riavvolgendo il nastro tornano alla mente È già ieri di Giulio Manfredonia (da Ricomincio da capo di Harold Ramis), L’uomo perfetto di Luca Lucini (da Cha – cha – chà di Antonio del Real), Un fidanzato per mia moglie di Davide Marengo (da Un novio para mi mujer di Juan Taratuto), Stai lontana da me di Alessio Maria Federici (da La Chance de ma vie di Nicolas Cuche), Ma che bella sorpresa di Alessandro Genovesi (da A Mulher Invisível di Claudio Torres), Belli di papà di Guido Chiesa (da Nosotros los nobles di Gary Alazraki), Una famiglia perfetta di Paolo Genovese (da Familia di Fernando León de Aranoa), Un paese quasi perfetto di Massimo Gaudioso (da Un village presque parfait di Stéphane Meunier a sua volta remake del canadese La grande seduzione di Jean-François Pouliot e del quale esiste anche un rifacimento britannico con Brendan Gleeson, The Great Seduction), Il nome del figlio di Francesca Archibugi (da Cena tra amici diretto dagli stessi autori dell’omonima pièce, Alexandre de La Patellière e Matthieu Delaporte), I babysitter di Giovanni Bognetti (Babysitting di Nicolas Benamou e Philippe Lacheau), Poveri ma ricchi di Fausto Brizzi (da Les Tuche di Olivier Baroux), Cose dell’altro mondo di Francesco Patierno (liberamente ispirato dal film A Day Without a Mexican di Sergio Arau) e ovviamente Benvenuti al Sud e Sono tornato, entrambi di Luca Miniero (rispettivamente da Giù al Nord di Dany Boon e Lui è tornato di David Wnendt, a sua volta basato sull’omonimo bestseller di Timur Vermes). E alla suddetta lista se ne aggiungerebbero altri (vedi il recente Il testimone invisibile di Stefano Mordini da Contratiempo di Oriol Paulo), ma abbiamo preferito restringere il campo alla commedia, perché è proprio lì che tale modus operandi, per chiare ed evidenti esigenze di mercato, ha trovato terreno fertile. E come se non bastasse battezzando il risultato con un titolo evocativo che richiama in causa l’omonima canzone affidata a Ornella Vanoni e scritta da Giorgio Calabrese e Jerry Chesnut, a sua volta cover del brano inglese della cantante statunitense Tammy Wynette, “The wonders you perform”. Le stesse parole e note che ovviamente ritroveremo nella pregevolissima colonna sonora del film di Spada, che porta la firma di Valerio Filardo e la cui interpretazione ha come veicolo la voce inconfondibile di Noemi.
Detto questo, Domani è un altro giorno appare ad oggi uno dei rifacimenti da pellicole straniere più riusciti tra i tanti realizzati in Italia, capace addirittura di tenere testa e superare la matrice spagnola. Merito in primis del duo Ciarrapico-Vendruscolo che nel lavoro di riscrittura hanno saputo prendere il meglio dal plot originale, aggiungendo, cambiando e sottraendo qua e là il necessario per adattare il tutto al Bel Paese. Con le piccole modifiche del caso e un terzetto di interpreti davvero efficace (Valerio Mastandrea, Marco Giallini e Anna Ferzetti al posto di Ricardo Darín, Javier Cámara e Dolores Fonzi), il film conquista per il suo equilibrato dosaggio tra commedia e dramma che si cedono continuamente il testimone nel susseguirsi del racconto e delle one lines dei personaggi. La storia e ciò che la anima e la alimenta, a cominciare dai temi portanti (l’amicizia, il dramma della malattia, il coraggio nell’affrontarla e l’amore per gli animali), restano pressoché invariati, per cui non serve rinfrescare la memoria anche perché di anni da Truman e dalla sua uscita in Italia ne sono trascorsi poco meno di quattro. Messi in parallelo si nota un calco più o meno fedele di gran parte delle scene chiave e di alcuni dialoghi, con lo humour dal retrogusto nero che nella versione italiana viene mitigato dalla spontaneità della recitazione di Giallini e Mastandrea che contribuisce e non poco alla riuscita dei momenti più comici (vedi la scelta della bara e quella del viaggio in aereo verso Barcellona), ma anche a quelli più toccanti (la cena a tre a casa di Giuliano e il finale). Ne viene fuori un film dolceamaro che riesce senza escamotage, facile ironia e luoghi comuni a strappare sorrisi e anche a commuovere.
Francesco Del Grosso