Dietro la magia del Canto di Natale
Ci aveva incantato durante l’edizione 2017 del Torino Film Festival e adesso è pronto a farlo in sala, proprio sotto le feste natalizie. È interessante che lo sguardo provenga dal regista indiano Bharat Nalluri che, probabilmente, proprio per la sua posizione, è riuscito a star alla larga da facili nazionalismi.
Dickens – L’uomo che inventò il Natale ha al centro sia il testo più noto dello scrittore britannico – “Il Canto di Natale” per l’appunto – che l’uomo che l’ha creato.
Dietro a tanti successi possono verificarsi anche dei down e questo ci viene mostrato subito nel lungometraggio. «16 mesi dopo e tre fiaschi più tardi» Dickens (Dan Stevens) viene stimolato a dar vita a un’altra opera. Parallelamente lo vediamo indaffarato ad arredare casa (senza risparmiare, basti pensare al marmo di Carrara, sintomo di amore per il bello, ma che lo porta a indebitarsi).
Già dal suo modo di relazionarsi si intuisce come l’autore indossi una maschera e spesso si protegga con l’ironia – non è un caso che il protagonista de “Il Canto di Natale”, Scrooge (Christopher Plummer), appaia come l’incarnazione del cinismo. La maggior parte di noi, da piccoli, ha ascoltato questa favola o magari l’ha conosciuta tramite il “Canto di Natale di Topolino”; questo lungometraggio si presta a più letture a seconda dell’età viste anche le associazioni che si possono realizzare. Ancor più quando ci si immerge nella fase creativa, è impossibile non pensare a due classici pirandelliani: “Sei personaggi in cerca d’autore” e “Questa sera si recita a soggetto” – sintomatica è la battuta «I personaggi non fanno ciò che voglio! Sono io l’autore!». L’ideatore di “David Copperfield” si ritrova in un “a tu per tu” coi personaggi, alle cui spalle ci sono i ricordi e i propri fantasmi del passato, oltre alla fantasia creativa. Parola dopo parola, i personaggi iniziano a vivere sullo schermo così come Dickens riesce a farli esistere sul foglio che prima era bianco. Dal loro versante, però, proprio com’è nell’immaginario sopra citato, gli stessi si ribellano a chi gli ha dato forma, vorrebbero determinare loro come si evolverà questo canto di Natale.
Puntando ora sull’incanto, ora sul realismo, Nalluri fa fare un vero e proprio viaggio nel processo creativo di uno degli scrittori più amati, che ben ha saputo tratteggiare la società del tempo (molto curati risultano i costumi e le ambientazioni dell’epoca vittoriana). Il punto di forza di questo lungometraggio consiste nel saper far sognare al momento giusto, trasmettendo bene come dietro a colui che, a suo tempo, veniva idolatrato come se fosse una rockstar, ci fosse un uomo con errori e impetuosità. Dickens – L’uomo che inventò il Natale ha tutte le carte per essere il film di Natale di quest’anno, anche visivamente, e chissà che non ci siano sviluppi di trasposizioni anche teatrali.
«Penso che Dickens volesse portarci a diventare più generosi, ad aiutarci, ad avere cura l’uno per l’altro – e questo è un messaggio stupendo. Ed è riuscito a cambiare la maniera in cui viviamo il Natale», ha affermato la produttrice Susan Mullen e questo film rispetta e tramanda proprio questo spirito, invogliando anche a (ri)scoprire il grande classico di cui siamo debitori all’autore inglese.
Maria Lucia Tangorra