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Dampyr

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VOTO: 6

La memoria del sangue

Chi ben comincia è a metà dell’opera recita un’antico proverbio e nel caso del neonato Bonelli Cinematic Universe, che si inserisce nell’ambito di Bonelli Entertainment, ossia il braccio produttivo della storica casa editrice milanese dedicato allo sviluppo di progetti cinematografici e televisivi basati sui suoi personaggi, il battesimo di fuoco sul grande schermo si è rivelato piuttosto incoraggiante, anche se la strada da percorrere per raggiungere, o quantomeno avvicinarsi, agli standard delle corazzate d’oltreoceano della DC o della Marvel è ancora lunga e tortuosa. Per dare il via ufficialmente a questa nuova avventura, che arriva dopo alcuni falsi e timidissimi tentativi audiovisivi (tra cui il Dylan Dog tutto da dimenticare di Kevin Munroe o il barcollante Tex e il signore degli abissi di Duccio Tessari), si è scelto di puntare su Dampyr, il personaggio creato da Mauro Boselli e Maurizio Colombo per il fumetto pubblicato da Sergio Bonelli Editore a partire dal 2000, la cui trasposizione distribuita da Eagle Pictures arriverà nelle sale italiane in contemporanea con l’anteprima mondiale al Lucca Comics and Games il 28 ottobre.
Girato interamente in lingua inglese, con un budget di oltre 15 milioni di dollari e un cast internazionale, il film non poteva non raccontare la genesi del personaggio e per farlo si è deciso di partire dai primi due albi dei trecento di cui è finora composta la serie. Ambientata durante la guerra dei Balcani, nei primi anni Novanta, la pellicola segue le vicende di Harlan. Perseguitato da orribili incubi, Harlan sbarca il lunario fingendosi un Dampyr (nella mitologia slava, un essere mezzo umano e mezzo vampiro) capace di liberare i villaggi da quelle che i superstiziosi abitanti ritengono ingenuamente terribili maledizioni legate al mondo dei vampiri. Ma quando viene convocato dai soldati attaccati da creature assetate di sangue, Harlan scopre la verità: lui è davvero un Dampyr. Mentre cerca di affrontare un terribile “Maestro della Notte”, Harlan dovrà imparare a gestire i suoi poteri e scoprire le sue origini. Ad accompagnarlo una vampira rinnegata e un soldato in cerca di vendetta.
Dampyr, a cui presta il volto Wade Briggs, cerca di restituire il più fedelmente possibile l’immaginario e le caratteristiche fondante della sua matrice di provenienza, con la presenza nel team di sceneggiatori di Mauro Boselli che agevola il processo di transizione dalle tavole allo schermo. L’esito in tal senso non lo tradisce e soprattutto non lo mette in imbarazzo come accaduto invece con il trattamento cinematografico riservato a Dylan Dog, ma riesce a dargli una seconda esistenza audiovisiva che non fa rimpiangere l’originale. D’interessante da sfruttare c’era il background e il DNA drammaturgico messi a disposizione dal fumetto, che vedono una storia di genere fanta-horror calarsi in un’ambientazione bellica, con la scelta che è caduta sul conflitto nei Balcani. Quest’ultimo per dovere di cronaca non è sfruttato a dovere, rimanendo come cornice epocale e geografica di un film che punta a trovare una collocazione di riguardo nel filone del vampyr-movie, un filone che nei decenni ha visto generare picchi, ma anche tanti clamorosi tonfi come nel caso della saga di Twilight. La guerra, quella vera, resta dunque solo sullo sfondo per aggiungere orrore ad altro orrore, sangue ad altro sangue. Altri sono di fatto i temi centrali che il fumetto prima e la sua trasposizione ora usano con più convinzione per alimentare il racconto. Quei temi sono la sete di potere, la diversità, la paternità e l’eredità umana, che in Dampyr hanno un peso specifico e una consistenza maggiori ai fini narrativi. Si resta però in attesa di ulteriori sviluppi, ossia di sequel, per capire se ci sono margini di crescita maggiori rispetto al loro approfondimento ancora basico e al momento cristallizzato in cui si intravvedono possibilità di scavo ulteriore.
C’è poi la questione altrettanto importante della confezione da affrontare. La regia è stata affidata a Riccardo Chemello, qui alla prima esperienza sulla lunga distanza dopo essersi fatto notare dagli addetti ai lavori per i commercial realizzati per Red Bull, Disney, Armani e Under Armour. Una scelta, quella di mettere nelle mani di un esordiente un progetto tanto importante quanto dispendioso, alquanto rischiosa e coraggiosa, ma che si rivela a conti fatti azzeccata, con il regista di Schio che tecnicamente e visivamente ha portato a casa, con il contributo di maestranze del cinema italiano di assoluto livello, un prodotto che regge l’urto della sala. Merito di un impianto produttivo e post-produttivo che ha messo nelle condizioni il cineasta veneto di realizzare immagini e scene d’impatto. Dal punto di vista della messa in quadro e della sua efficacia, Dampyr supera dunque l’esame, anche se il banco più grande da affrontare e superare non è tanto questo, piuttosto il verdetto dei fan e dei cultori della materia, cruciale per il destino di un’operazione che punta chiaramente alla saga. Senza il loro consenso, anche se il film punta ad allargare a una platea più vasta il bacino di utenza, sarebbe difficile dare continuità al cammino di Harlan & Co. sul grande schermo. Ma questo solo l’affluenza in sala e i dati registrati al box office potranno stabilirlo.

Francesco Del Grosso

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