Gli amici del giaguaro
La commedia italiana contemporanea – quella che coltiva una qualche ambizione che non sia semplicemente raggranellare quanti più euro possibile al botteghino – continua nel suo momento di stasi. Ne è testimonianza questo anomalo Cristian e Palletta contro tutti, lungometraggio che segna l’esordio alla regia dell’attore-sceneggiatore-scrittore Antonio Manzini. Parliamo di anomalia perché il film risulta abbastanza difficile – ed è di certo un pregio, sfortunatamente tra i pochi che la pellicola possa vantare – da incasellare. Molto commedia, un po’ noir malinconico, in buona parte road movie esistenziale con i due personaggi principali alla ricerca della “botta di fortuna” in grado di cambiare per sempre le loro vite umili e sfigate. Premesse intriganti, almeno sulla carta. Al contrario è proprio il classico lavoro preparatorio “a tavolino” (leggasi soggetto e sceneggiatura, opera dello stesso Manzini) a latitare in maniera piuttosto evidente in un film dagli spunti narrativi davvero troppo esili per sostenerne l’intera durata. Dispiace perché lo spirito surreale, effervescente e ribaldo che potenzialmente avrebbe potuto permeare l’opera prima di Manzini lasciava presagire un possibile esito differente. Del resto anche gli attori si dimostrano in parte, con Libero De Rienzo/Cristian ormai confinato dai tempi di Santa Maradona (2001) in ruoli – nell’ambito della commedia, ovviamente – da gradevole “grillo parlante” in rotta con il sistema, mentre Pietro Sermonti/Palletta gli fa da degna spalla, contraltare tutto fisico al personaggio più cerebrale interpretato da De Rienzo. Le location sono splendide, angoli di Puglia poco frequentati che donano alla spettatore un sapore di terra tuttora inesplorata e la confezione tecnica del film è assolutamente inappuntabile, in primis la fotografia di Antonello Emidi e il montaggio curato da Marco Spoletini. Ciò non è però affatto sufficiente.
Purtroppo, come si faceva cenno poc’anzi, il sorriso scatta assai di rado anche a causa di una descrizione abbastanza sommaria delle caratteristiche dei personaggi, per giunta coinvolti in situazioni narrative che oscillano tra lo scontato e il puro trash, con tanto di assurda ricerca di urina di giaguaro e copula coatta tra Cristian/De Rienzo e signora di una certa età tendente all’obesità. Dialoghi poco brillanti, completano l’opera di rendere Cristian e Palletta contro tutti insapore come un cibo da troppo tempo surgelato. Risulta poi del tutto assente l’elemento sociale che avrebbe potuto e dovuto trasformare Cristian e Palletta in due mine vaganti “riparatrici” nei confronti di una società ormai votata al crimine come unica fonte di guadagno immediato possibile. Invece l’insieme sembra quasi una dichiarazione preventiva di scuse all’insegna del “vorrei ma non posso”, dimostrando in tutto e per tutto una sconfortante inadeguatezza, pur ampiamente prevedibile, sia alla nobiltà passata del genere di appartenenza che soprattutto ad uno sguardo più o meno attento su contesti sociali così critici da invogliare, appunto, l’imbocco di scorciatoie ben poco legali da parte della gente comune. Del piccolo apologo morale che Cristian e Palletta contro tutti (ma tutti chi?) avrebbe potuto essere non è rimasta perciò traccia alcuna. E l’ora e mezza di durata del film pare implacabilmente raddoppiarsi.
Comunque sia, se il problema principale del nostro cinema medio in generale resta sempre quello di trovare sceneggiatori all’altezza, con Cristian e Palletta contro tutti si compie un ulteriore passo indietro, denotando una mancanza di idee di base che mai avrebbe giustificato la realizzazione di un filmetto del tutto incapace di appagare la voglia di cinema dello spettatore non occasionale.
Sarà per la prossima volta, forse…
Daniele De Angelis